Maurizio Bologni e Franca Selvatici per “la Repubblica”
jacopo biondi santi
A metà Ottocento Ferruccio Biondi Santi, figlio di Clemente, proprietario terriero sul colle di Montalcino, si trovò a dover difendere le sue vigne dall' attacco della fillossera alla tenuta Il Greppo. Prova e riprova, riuscì a selezionare un clone di Sangiovese resistente e capace di dare vita a vini di straordinaria longevità.
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Con quella formula segreta, il clone BBS11, rimasta fino ad oggi appannaggio esclusivo dell' azienda dai Biondi Santi, Ferruccio produsse la prima bottiglia di vino Brunello e la famiglia costruì una storia imprenditoriale di successo per sé e per l' intero territorio. Ma la parabola degli inventori del Brunello di Montalcino, tra i più apprezzati "rossi" al mondo, negli ultimi dieci anni ha preso una china discendente, anche a causa della crisi economica: investimenti azzardati, debiti, pignoramenti, la vendita della tenuta Il Greppo nel 2016 ai francesi dello champagne.
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Fino ai guai arrivati ora, esattamente 130 dopo che Ferruccio, con la sua invenzione del 1888, aveva inaugurato una lunga stagione gloriosa: la procura di Siena ha sequestrato a Jacopo Biondi Santi, quarta generazione della famiglia, beni e denaro per 4,8 milioni di euro, per evasione di Iva e false fatture.
JACOPO BIONDI SANTI
È una storia leggendaria quella dei Biondi Santi, capaci di custodire e tramandare per quasi un secolo e mezzo il loro segreto. La formula del clone BBS11 fu perfezionata dal figlio di Ferruccio, l' enologo Tancredi: il suo Brunello Biondi Santi annata 1955 è stato il primo e unico vino italiano che in tutto il Novecento è riuscito a scalare la Top Twelve di Wine Spectator. bibbia americana del settore vitivinicolo.
clio biondi santi
Il nipote di Ferruccio, Franco, e poi suo figlio Jacopo, sono stati invece quelli che successivamente hanno portato il Brunello in tutto il mondo. Seguiti nella produzione da decine di aziende vitivinicole che oggi a Montalcino, pur non possedendo la formula BBS11 ma rispettando il rigoroso disciplinare di produzione del Consorzio, trasformano il Sangiovese in purezza (100%) in 10 milioni di bottiglie di gran pregio e prezzo, che valgono 140 milioni di euro e sono esportate in tutto il mondo.
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È un settore, quello della produzione enologica, che preso dall' euforia del business di 15 anni fa, in molti casi ha compiuto passi che con l' arrivo della crisi si sono rivelati fatali. E uno degli imprenditori a pagare un prezzo alto alla congiuntura e agli errori è Jacopo Biondi Santi, padre di Tancredi e Clio, 27 anni, master in finanza e modella, Monnalisa nella pubblicità Segrafredo, da due mesi assessore nella nuova giunta di centro destra del sindaco Luigi De Mossi a Siena, dove la famiglia possiede una casa da favola.
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Il passo ardito di Jacopo Biondi Santi è, all' inizio del Millennio, l' acquisto del Castello di Montepò, una sconfinata e meravigliosa tenuta nel comune grossetano di Scansano dove si produce il Morellino. E il luogo adatto dove sperimentare vini Super Tuscany e fare eccellenza, al costo però di investimenti in strutture e impianti, a cominciare da una stupenda cantina, che alla lunga sono risultati insostenibili.
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Crolla il fatturato delle società di famiglia, Montepò e Jbs oltre a il Greppo di Montalcino. I bilanci delle aziende finiscono in rosso. L' indebitamento con le banche corre, raggiunge i 17 milioni nel 2014 e poi li supera. Le banche non sono tenere. Pignorano prima Montepo' e poi la quota del 34,48% che fa capo Jacopo Biondi Santi (il resto è di mamma e sorella). Alla fine, nel 2016, ai Biondi Santi resta solo una strada: cedere il controllo de Il Greppo ai campioni dello champagne, Epi Group di Christopher Descours, proprietario di Piper-Heidsieck.
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L' ingresso dei vignerons francesi, campioni dello champagne, non risolve però i tormenti di Jacopo Biondi Santi. Ora arriva un altro scossone che nulla ha a che fare con i nuovi proprietari francesi
Il procuratore della repubblica di Siena Salvatore Vitello e il sostituto Niccolò Ludovici contestano a Jacopo Biondi Santi una evasione di Iva legata a un giro di fatture fra le società Montepò srl e Jbs srl. Fatture per operazioni inesistenti, sostiene la procura. In una nota gli avvocati difensori di Biondi Santi dichiarano che le operazioni contestate dalla guardia di finanza, che riguardano l' Iva, «non hanno generato nel complesso la benché minima sottrazione d' imposta: in altri termini - precisano - a seguito delle operazioni contestate il Fisco non ha perso nemmeno un euro».
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I legali ricordano che l' Iva è un tributo di matrice comunitaria, e che in materia la più alta autorità è la Corte di giustizia dell' Unione Europea. E sostengono che la guardia di finanza «non ha tenuto conto dei principi più volte affermati in materia dalla Corte di giustizia Ue, i quali conducono a opposte conclusioni».
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Secondo i difensori, in questa vicenda «sono state commesse, al massimo, solo talune violazioni formali», Ma intanto i fondatori del Brunello sono costretti a bere un altro calice amaro.
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