Brunella Giovara per “la Repubblica”
jessica faoro
Via, via. Dal padre e dalla madre, da una figlia neonata, via dall' assistente sociale che le diceva «Jessica, ti ho trovato un posto per dormire». Ma lei via via, per le strade di Milano, giù nella metro, su a rivedere il cielo, poi giù nella folla che spinge e corre, bisogna ricordarla così Jessica Valentina Faoro, mentre cerca la sua strada e il suo autobus, con due zaini e la borsetta nera da 30 euro, molte fatiche sulle spalle, molta voglia di farcela, anche.
la morte di jessica faoro alessandro garlaschi
Oggi la si seppellisce, e di sicuro ci saranno molti palloncini, come si fa adesso quando muore un bambino. Ma lei aveva 19 anni, venti da compiere in aprile. Era carina, bionda, occhi azzurro-grigi. Si dice che «ha incontrato l' orco», in verità ha incontrato un maniaco, Alessandro Garlaschi, tranviere Atm che la mattina del 7 febbraio è sceso in portineria e ha detto «ho una ragazza morta in casa». Subito gli hanno urlato "mostro!", e gli insulti continuano sulla pagina Facebook della morta, dove Jessica è già trasfigurata in un "angelo bello", "angelo in Paradiso", "caro angelo biondo", e molti lasciano mazzi di rose e accendono candele virtuali.
jessica faoro con la madre
Come è possibile finire così, ammazzata nel bilocale di un uomo brutto e malvagio, uno con precedenti per stalking, uno che ha cercato di portarsela a letto più volte, poi ha preso un coltello dal ceppo e l' ha ammazzata.
D'abitudine lui ospitava giovanissime in cambio dei lavori di casa, mandando via la compagna e dicendo loro che era solo la sorella. Poi le convinceva a farsi fotografare mentre stiravano e lavavano pavimenti, schiavette a seno nudo, mostrava le foto ai colleghi, che probabilmente ridevano. Esistono uomini così, e non si parla solo di Garlaschi ma anche di quelli che ridevano. Esistono ragazze come Jessica, inquiete e imprevedibili, tenere e sognanti, nate male, finite peggio.
stefano faoro
Le assistenti sociali che l' hanno seguita per 19 anni dicono che «per restituirle dignità bisogna solo stare zitti». L' hanno anche molto inseguita, quando lei cambiava cellulare e non lo diceva, e via via con i suoi zaini e la borsina dei trucchi, con il fidanzato che chiamava El niño, di cui era molto innamorata, uno che l' ha menata parecchio, una volta l'ospedale di Reggio Emilia chiama il Comune di Milano, «è stata ferita, la ricoveriamo qualche giorno in più così magari quello se ne va». Non se ne è andato, l' ha picchiata altre volte e poi, fatta la pace, cercavano un posto per dormire insieme alla stazione Centrale. Può darsi che oggi El niño pianga per Jessica, e lo fa dal carcere di Busto Arsizio dove è arrivato dal minorile Beccaria, ma solo per furto.
jessica faoro
Ma anche prima, quando non usava eyeliner e mascara, Jessica era una che voleva fare da sola. Cresciuta sola, quindi autonoma, libera. A qualche mese di vita, nel 1998, il tribunale dei minori la toglie ai genitori, troppi maltrattamenti e denunce, litigi e urla. Inizia l'iter di adottabilità, poi tutto si ferma. Viene portata in una comunità per infanti, talvolta viene riportata alla madre.
Non funziona mai, quindi provano a mettere lei e la madre in comunità, ma fallisce. Fa le elementari in pace nella Comunità Benedetta Cambiagio, dove trova l' adorata suor Paola. Le piaceva cantare nel coro della chiesa, aveva una bella voce, e da ultimo diceva «vorrei andare ad Amici, o a X Factor. Provarci». Ma tornando indietro, giugno 2008, il tribunale dei minori fa decadere la potestà genitoriale dei suoi, e la affida per sempre al Comune di Milano, che è padre di molti bambini e adolescenti fino ai 18 anni, e anche più in là. Stessa cosa per il fratello Andrea, via dalla famiglia. Vengono separati, lei va in affido in una famiglia. Non funziona, la ragazzina vuole solo scappare, quindi si prova con un' altra, e fallisce anche questa.
jessica faoro
Dall' ottobre 2011 al dicembre 2013 è ospite dell' associazione Fraternità, e neanche qui le cose vanno bene. Uno racconta «aveva come un buco nero dentro, pur essendo solare, buona, generosa. Quel buco niente e nessuno riusciva a riempirlo». E poi «aveva le ali ai piedi, chi poteva fermarla?».Fugge da molte altre comunità lombarde. Vuole farsi una vita sua.
Finisce le medie, fa un corso per aiuto cuoco che non completa. A 16 anni è sola e incinta. La portano in una comunità di Asti per mamme minorenni. Decide di non abortire e decide anche il nome della bambina, che le ricorda il cielo. La psicologa cerca di capire cosa vuole fare. «Meglio darla in adozione, avrà una vita migliore della mia». È stata responsabile e molto seria, con quella piccola in braccio. L' istinto l'ha poi portata lontano, sempre più in là. Si è ritrovata ancora incinta, ma questa volta ha abortito subito, alla Mangiagalli.
JESSICA VALENTINA FAORO
Compiuti i 18 anni, sparisce dai radar. Ogni tanto torna ai Servizi sociali, racconta poco, tipo che una volta era con il fidanzato in una casa occupata, «poi ci hanno sgomberato». Fa dei lavoretti, da Foot Locker o fuori dai locali, distribuisce biglietti per le serate.
Mette annunci per cercare un posto letto, in cambio farà le pulizie, l' ultima volta le ha risposto Garlaschi. È andata fiduciosa, in fondo quell'uomo era dipendente Atm come suo padre.
Jessica Valentina Faoro
A inizio febbraio è andata dai carabinieri a dire che Garlaschi la molestava, loro l'hanno accompagnata a casa per capire. «Vuoi denunciarlo?». Ha risposto no, sperava che bastasse a fargli paura.
Non era una tossica, non si vendeva, non rubava. Aveva un cane molto amato, Zen, cucciolo di pitbull a cui il 25 dicembre ha scritto "buon Natale anche a te, piccolo mio". Poi l'ha dovuto dare via, suo padre lo sta cercando «perché è l' ultima cosa che mi resta di lei». Amava gli One Direction, sentiva la musica nelle cuffiette come tutte le ragazze nella metro, era povera ma diceva «ce la faccio da sola».
JESSICA VALENTINA FAORO E ALESSANDRO GARLASCHI
L' ultimo passaggio ai Servizi perché le serviva la tessera sanitaria. Un mese fa aveva anche chiesto un posto letto, glielo avevano trovato in una comunità di suore laiche. Di nuovo, era sparita. Il telefono, cambiato. Infine vanno registrate le sue ultime parole, «non riesco a respirare più», riferite dal suo assassino. E quindi che peccato, Jessica, per te non c' è rewind possibile.
Jessica Valentina Faoro