1. LA RAPPRESAGLIA CINESE SUI SEMICONDUTTORI XI VIETA I PRODOTTI DELL'AMERICANA MICRON
Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “La Stampa”
XI JINPING VS JOE BIDEN - IMMAGINE CREATA CON MIDJOURNEY
Proteste ufficiali al Giappone, un documento sulla «coercizione economica» degli Stati Uniti, visite incrociate con la Russia. E lo stop a Micron, uno dei colossi americani dei microchip.
La Cina non ha apprezzato il G7 di Hiroshima. Sul piano diplomatico, ha convocato l'ambasciatore giapponese Tarumi Hideo, per contestare le «diffamazioni» subite al vertice. Particolare stizza nei confronti di Rishi Sunak, che a Hiroshima ha definito la Cina «la più grande minaccia alla sicurezza e alla prosperità globali». L'ambasciata di Pechino a Londra ha detto che il premier britannico ripete «a pappagallo parole di altri». Sul fronte economico, il ministero degli Esteri ha pubblicato un lungo documento in cui ribalta le accuse di «coercizione economica», girandole verso gli Usa.
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Citando casi di embargo, sanzioni e restrizioni, Pechino sostiene che sia Washington a «danneggiare la stabilità globale». La «riduzione del rischio», formula coniata dall'Unione europea e adottata ora dagli Usa, è bollata dai media di stato come «decoupling mascherato». Soprattutto sul fronte tecnologico. Non a caso la reazione finora più concreta di Pechino è sul fronte dei semiconduttori, col divieto agli operatori di infrastrutture chiave di usare prodotti di Micron a causa di «rischi per la sicurezza». La stessa accusa utilizzata dalla Casa Bianca per aumentare i controlli alle esportazioni di chip in chiave anti-cinese.
Sul piano politico, la Cina lamenta il tentativo di internazionalizzare la questione Taiwan. E infastidisce il filo rosso tessuto dal Giappone tra guerra e Asia-Pacifico, che Fumio Kishida ha più volte detto che rischia di diventare «la prossima Ucraina». Anche la partecipazione di altri Paesi asiatici come Corea del Sud e Vietnam non è stata apprezzata.
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La presenza di Volodymyr Zelensky non è stata criticata apertamente, ma l'invio di F-16 rafforzerà la narrativa secondo cui Usa e Occidente «gettano benzina sul fuoco» e le parole di pace del G7 «non credibili». Pechino si descrive come l'unica potenza in grado di parlare sia con Kiev sia con Mosca, mentre aumentano le tensioni con l'India, l'altro Paese neutrale che in Occidente qualcuno immagina mediatore, ancor di più dopo l'incontro tra Zelensky e Narendra Modi. La Cina ha boicottato la ministeriale turismo del G20, fissata da Nuova Delhi in un territorio conteso del Kashmir. […]
2. SANZIONI CONTRO MICRON: "LA LUNGA MARCIA DELLA CINA VERSO L'AUTONOMIA TECNOLOGICA È AVVIATA"
Articolo di “Le Monde” – dalla rassegna stampa estera di “Epr comunicazione”
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Il divieto imposto domenica da Pechino su alcune importazioni di chip elettronici dell'azienda americana segna un ulteriore passo verso un disaccoppiamento Est-Ovest che non farebbe piacere ad altri Paesi asiatici, spiega Philippe Escande, editorialista economico di "Le Monde".
Il "disgelo" è quello che il presidente americano Joe Biden ha promesso domenica 21 maggio al termine del vertice del G7 tenutosi a Hiroshima, in Giappone. Indicando lo "stupid balloon", in riferimento al dispositivo di sorveglianza abbattuto dagli Stati Uniti all'inizio di febbraio, per spiegare l'estremo congelamento delle comunicazioni tra Washington e Pechino, ha promesso un ritorno al dialogo. Ma anche se questo riscaldamento si verifica, il dialogo promette di rimanere muscolare. Con il loro noto senso del tempismo, le autorità cinesi hanno contribuito domenica a raffreddare ulteriormente le relazioni tra i due Paesi.
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La potente Cyberspace Administration of China, che controlla e censura Internet nel Paese, ha deciso di vietare alle "infrastrutture critiche", come gli operatori di telecomunicazioni o le banche, di acquistare chip di memoria del produttore americano Micron. Per l'amministrazione, questi componenti "rappresentano un serio rischio per la sicurezza" dell'infrastruttura digitale cinese.
Con sede a Boise, nell'Idaho, Micron non è un'azienda di elettronica molto conosciuta, ma negli ultimi anni ha costruito una forte posizione nel settore dei componenti elettronici attraverso acquisizioni. Oggi è il principale produttore statunitense di memorie e il terzo al mondo, con un fatturato di quasi 30 miliardi di dollari (27,8 miliardi di euro) nel 2022.
Un obiettivo facilmente sostituibile
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È la prima volta che la Cina attacca ufficialmente un'azienda statunitense in questo campo, per di più invocando la sicurezza del Paese. Finora erano gli americani a sollevare regolarmente problemi di sicurezza per giustificare misure di blocco del commercio.
Nell'ottobre del 2022, la Casa Bianca aveva vietato alle sue aziende di elettronica di vendere ai cinesi apparecchiature sensibili, che avrebbero potuto consentire loro di rafforzare il proprio arsenale militare. La Casa Bianca aveva persino convinto i giapponesi e gli olandesi a limitare le esportazioni delle apparecchiature e dei componenti più sofisticati.
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La misura cinese appare quindi come una forma di ritorsione. E un altro passo nell'escalation delle tensioni tra i due Paesi. Finora, Pechino tendeva a citare argomenti legati alla concorrenza o alla regolamentazione. Questa volta è la sicurezza del Paese a essere invocata. Micron è un bersaglio facile, in quanto l'azienda è facilmente sostituibile dai suoi due principali concorrenti, le coreane Samsung e SK Hynix.
La lunga marcia della Cina verso l'autonomia tecnologica è ancora all'inizio, ma la direzione è stabilita e l'approccio metodico. L'economia mondiale non uscirà indenne da questo disaccoppiamento Est-Ovest e non è detto che i vicini asiatici entrino volentieri in questo gioco mortale. Aspettano piuttosto il disgelo.
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