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    ESSERE JOHN MALKOVIC - ALLA PRESENTAZIONE DI “REPORT ON THE BLIND”, RIDUZIONE TEATRALE DI UN RACCONTO DI ERNESTO SABATO, L’ATTORE SI SCAPPELLA DAVANTI AL NOSTRO CINEMA: “DEVO MOLTO ALL'ITALIA E A MASTROIANNI. SAPEVA DI ESSERE UN GRANDE ATTORE, OGNI MATTINA ERA FELICE DI METTERSI A DISPOSIZIONE DEL REGISTA”


     
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    Marco Tonelli per “La Stampa”

    JOHN MALKOVICH JOHN MALKOVICH

     

    «Non sono credente e nemmeno praticante, osservo le cose con il mio sguardo, senza schierarmi». Con queste parole John Malkovich illustra la sua filosofia personale in una saletta dell' aeroporto di Bologna. L' attore, regista e produttore americano presenta qui la prima italiana di Report on the Blind , riduzione teatrale (e musicale) di un racconto di Ernesto Sabato.

     

    JOHN MALCOVICH JOHN MALCOVICH

    Con la pianista russa Anastasya Terenkova e l' orchestra dei Solisti Aquilani, Malkovich reciterà le parole dello scrittore argentino accompagnato dalle ripetizioni sonore del concerto per pianoforte del compositore russo Alfred Snitke. La performance debutta oggi a Forlì per la rassegna Emilia Romagna Festival e il 21 luglio sarà a Cividale del Friuli per il MittelFest. «Quello che amo di questo racconto - dice Malkovich - è lo spirito paranoico e ironico allo stesso tempo, mi ci ritrovo molto».

     

    Come è nata l' idea di portare sul palco «Report on the Blind»?

    «Il mio sogno era quello di unire la musica e la letteratura di due grandi del Novecento. La rappresentazione che ne viene fuori riesce a rendere la paranoia del racconto. Ma non è stato semplice».

    JOHN MALKOVICH IN LINHAS DE WELLINGTON JOHN MALKOVICH IN LINHAS DE WELLINGTON

     

    Perché?

    «Per il ritmo, soprattutto. Non è facile unire il tempo della parola con quello della musica. Io non sono un musicista ma un attore, quindi mi sono dovuto adattare a ogni nota del brano musicale».

     

    Come ha lavorato al racconto?

    «Volevo realizzarne una mia versione, un distillato, per rendere al meglio come il protagonista vede il mondo. Si tratta di un aristocratico argentino, un bugiardo, paranoico e vigliacco. Ma si rende conto di una verità: il mondo è governato dai ciechi. E per me è una grande verità».

    jonh malkovich interpreta annie leibovitz : john lennon and yoko ono foto di sandro miller jonh malkovich interpreta annie leibovitz : john lennon and yoko ono foto di sandro miller

     

    In che senso?

    «È la stupidità che governa il mondo, non crede?».

     

    Mi spieghi meglio, chi sono i ciechi per lei?

    «La gente comune, persone come me, come tutti. Spesso, molti non sanno di che cosa stanno parlando. Siamo tutti ciechi di fronte a moltissime cose, soprattutto quelle fondamentali. E non lo dico in maniera critica. Per me è quasi divertente».

     

    In ogni intervista, lei ha sempre ripetuto di non essere interessato alla politica. Però quello che mi ha appena detto può anche essere letto in chiave politica, non trova?

    «Sì, ma a me non interessa. Ho sempre voluto raccontare le persone, le loro esistenze. È il mio lavoro di attore e di regista. Ho sempre cercato di tener fuori la mia arte da una lettura ideologica. Voglio stare lontano dall'ideologia. L' ideologia ha prodotto danni incalcolabili».

    malkovich john malkovich john

     

    Ma allo stesso tempo anche il non schierarsi da nessuna parte può essere inteso come un atto politico.

    «In un mondo in cui alle persone viene chiesto di stare da una parte o dall' altra il mio è una sorta di rifiuto. Ho deciso di non prendere una posizione e il mio comportamento viene inteso come un atto politico, ma così non è. Ricordo una conversazione con Bernardo Bertolucci, mi disse: "Tutto è politica". E io gli ho risposto: "Tutto è personale"».

     

    John Malkovich John Malkovich

    A proposito di Bertolucci, che rapporto ha con il cinema italiano?

    «Devo molto al cinema italiano. Penso che aver avuto la possibilità di lavorare con Bernardo, ma anche con Michelangelo Antonioni, Liliana Cavani e Marcello Mastroianni, sia stato fondamentale per la mia formazione personale. Soprattutto, grazie a quest' ultimo ho imparato che cosa vuol dire amare questo lavoro. Ho avuto l' occasione di recitare con lui, a Ferrara, sul set di Al di là delle nuvole . Nonostante sapesse di essere un grande attore, ogni mattina arrivava ed era felice di mettersi a disposizione del regista».

     

    MASTROIANNI 12 MASTROIANNI 12

    Cambiando discorso, oltre che sul grande schermo e sul palco di un teatro, lei ha lavorato molto anche per la televisione. In particolare è stato protagonista della serie «Crossbones».

    «Si, io adoro lavorare per la tv, Crossbones è stata per me una grande esperienza. Anche se i produttori non hanno dedicato tutta l' attenzione necessaria a quel progetto. Però è stato fantastico concentrarmi per mesi su un unico lavoro».

     

    Ci sono differenze tra tv e cinema?

    «Una volta forse, ora non più. Oggi in tv si possono vedere serie di grande spessore autoriale. Anzi, adesso si realizza un film in pochissimo tempo e spesso in maniera superficiale. Quando ho iniziato io ci volevano almeno 4 mesi, ora 4 settimane. Nel cinema sta andando tutto troppo veloce. Sinceramente non so come sarà questo mondo fra dieci anni».

    MASTROIANNI DENEUVE MASTROIANNI DENEUVE

     

    E lei come sarà fra dieci anni?

    «Non saprei, molto probabilmente come in questo momento o come dieci anni fa. Sul palcoscenico o davanti una macchina da presa. In questo periodo sto lavorando sul set di un film diretto da Louis C. K. e credo che continuerò così, come ho sempre fatto».

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