Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
jean claude juncker
Che Jean-Claude Juncker abbia aiutato il nostro Paese in passato, ad esempio lo scorso dicembre quando per una prima volta si era profilato il rischio di una procedura, lo ha riconosciuto ieri anche il premier Conte. Eppure alla vigilia di giornate decisive per il confronto tra Roma e Bruxelles è stato proprio il presidente della commissione ad uscire allo scoperto metteva a fuoco la situazione con toni molto forti affermando in successione: l'Italia «è un problema serio», «non è ancora» un pericolo per la stabilità finanziaria europea (segno che potrebbe diventarlo), «si sta muovendo in una direzione insicura, non credibile», «rischia di restare intrappolata per anni in una procedura sul debito». Conclusione: «Dobbiamo prendere le decisioni del caso».
Più o meno nelle stesse ore il Comitato economico e finanziario Ue, di cui fanno parte i rappresentanti dei ministeri economici, ha approvato analisi e valutazioni della Commissione confermando che l'avvio della procedura contro l'Italia, appunto, è «giustificata». Non solo.
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Per quanto attesa, la decisione dell'alto livello tecnico dei ministeri finanziari europei fa salire la temperatura e, di fatto, stringe la corda attorno al governo italiano che ora deve scegliere se confermare la linea dell'attesa di nuove indicazioni sull'andamento dei conti pubblici a fine luglio, sperando in una riduzione del disavanzo che permetta alla Ue di non aprire la procedura, oppure se avviare un negoziato con Bruxelles cercando di individuare la strada per prendere, come ritiene la Commissione, le misure necessarie «a partire dal 2019».
Al momento il ministro dell'Economia ha ribadito la scelta di cercare un compromesso ma senza adottare nuove misure. Una linea condivisa dal presidente del Consiglio. Che ha confermato la volontà di spiegare le ragioni del nostro Paese e pur con toni garbati ha ricordato a Juncker i precedenti errori di valutazione sulla Grecia, ammessi dall'interessato. Conte ha rivendicato la gestione di questo dossier: «Se dovessi sentire di non avere un mandato pieno ne trarrei subito le conseguenze».
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IL COMMISSARIAMENTO
Il passaggio tecnico di ieri è solo uno dei tanti che precedono l'avvio formale della procedura sul debito, che costringerebbe l'Italia a un mezzo commissariamento della politica di bilancio per diversi anni. Lo stesso Juncker ha lasciato una mezza porta aperta: «Vorrei evitare una procedura, ma ciò dipenderà dagli impegni che il governo italiano prenderà».
Il Comitato Ecfin ritiene che si dovrà tenere conto di eventuali nuovi elementi che arrivassero dall'Italia. Più o meno la stessa cosa indicata a novembre quando l'Italia si trovò alle prese con una procedura sul debito al nastro di partenza e il progetto di legge di bilancio 2019 bocciato. Occorrono vari passaggi formali affinchè scatti la procedura, in assenza di uno sforzo da parte italiana considerato sufficiente da Bruxelles e dall'Eurogruppo (potrebbe essere attorno a tre miliardi di euro).
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L'Ecofin deve decidere il 9 luglio, nell'ultima riunione prima della pausa estiva. In teoria ha tempo fino al primo agosto. Dunque, ci sono almeno quattro settimane per negoziare. In teoria i ministri possono decidere una proroga: ora nessuno ne parla. La Commissione potrebbe essere pronta già il 19 giugno con la proposta di procedura, con tanto di obiettivi di riduzione del debito e scadenze. Domani e venerdì a Lussemburgo si riuniscono i ministri finanziari e il caso Italia terrà banco.
CONTE A JUNCKER, NOI SBAGLIAMO? LUI SBAGLIÒ SU GRECIA
(ANSA) - "Con Juncker, lo posso dire, ho un rapporto molto cordiale, direi amicale, gli riconosco molta lealtà anche nella fase molto travagliata di dicembre: ha dato una grossa mano all'Italia. All'amico Juncker quando dice che sbagliamo direzione rispondo che ha sbagliato lui direzione sulla Grecia. Lo dico con la massima cordialità: prima di attribuirci un torto mi lasci dialogare e aggiornarlo sui conti". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
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CONTE, JUNCKER? CONVINTI NOSTRA LINEA, NON È RECESSIVA
(ANSA) - "Siamo ben convinti della nostra filosofia e politica economica. Certe ricette hanno dimostrato nel tempo di far crescere il rapporto tra deficit o debito e Pil. Abbiamo un mandato a far crescere il paese: con massima ragionevolezza e senso di responsabilità siamo qui per far crescere il Paese, non per avviarlo su una china recessiva". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi, commentando le parole di Jean Claude Juncker.