Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
CR7 JUVE SUPERCOPPA
La Supercoppa alla Juve conferma quello che sta accadendo da un po' di anni: il calcio ha perso imprevedibilità, si va solo secondo meriti e potenza.
Vince il più forte, ma per ottenere questo non c' è bisogno del calcio, basterebbe la vita. Un tempo il calcio era consolazione, c' erano gesti quasi trascendentali, le gerarchie non tenevano.
Restava lo spazio per una grande resistenza. In questa epoca no. Così la Juve gioca una partita lenta, felpata come il jazz di Paolo Conte, il Milan ne gioca un' altra alla sua altezza, un po' povera e un po' sfortunata, dove tutto finisce secondo la stessa logica, quella del più forte.
higuain 2
La Juve, anche nei giorni di poca sapienza, continua a togliere mistero al calcio. La sua forza annulla la scommessa, catalizza pronostici e risultati, non c' è più differenza. La partita di Gedda non è stata altro che questo: uno spettacolo lento, fuori atmosfera, fra due squadre dalle possibilità troppo diverse. Non c' è stato niente di grande, solo la fotografia di differenze tra i due avversari. Il Milan ha fatto la buona figura del ragazzo, quello che lascia avanzare Pjanic per quaranta metri e gli lascia alla fine l' ultimo passaggio per un colpo di testa rapido di Ronaldo.
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Un colpo fatale e disegnato dal tempo, eterno, quindi evitabile. La sconfitta del Milan semmai è questa, che non cresce, ripete ad alto livello gli stessi errori. Mette dentro giocatori ma non cresce la mente. È tutto sempre un po' troppo visto: le mosse di Gattuso, le bugie di Higuain, lo sciogliersi dopo il gol degli altri fino a farsi cacciare. Il Milan non ha perso un titolo, è che non trova se stesso.
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Non ha dimensione. La Juve non ha giocato una gran partita, è stata subito senza Pjanic, le è bastato il mestiere e uno straordinario Ronaldo, davvero una grande differenza, davvero qualcosa che noi non sappiamo pensare. Non so dirvi di Paquetà, mi sembra però chiaro sia un trequartista. Sa certamente giocare a calcio. In una partita così è un lusso, chiede pazienza molto prima di dare calcio. È così leggero oggi da sembrare irreale, ma è presto. Troppo presto.
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