DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
"Il City di adesso lo affrontano tutti con più coraggio perché loro fanno girare la palla senza costrutto, fanno sempre lo stesso gioco". Fabio Capello dagli studi Sky Sport lancia bordate al Manchester City di Guardiola in crisi di risultati e di identità. I Citizens hanno perso contro una solida Juve lanciando ancora chiari segnali di malessere: "Haaland non ha ricevuto un cross.
Qualche volta vorrai lanciare bene questo attaccante? Vuoi provare a fare un qualcosa di diverso? Avevano giocatori con più qualità che dribblavano, adesso sono piatti. Aspettano di recuperare palla e ripartire in contropiede. Il City è lento nella testa e nel gioco, non ha più quella velocità che aveva prima. Non ci sono giocatori che fanno la differenza, non hanno la rabbia e la fisicità che metteva in difficoltà gli avversari. Prima perdevano la palla e la riconquistavano subito, ora non è più così".
L'analisi di Capello si fa poi ancora più spietata: "Forse dopo tutti questi anni non sopportano più Guardiola perché poi ad un certo punto Pep non ha più nulla da dargli di nuovo. Ripeto, Haaland non ha ricevuto un cross: non sanno come innescarlo. Non hanno più il dinamismo di una volta. L’unico che salta l’uomo è Doku ma poi non sa cosa fare. De Bruyne non è più lo stesso, Foden deve essere reinserito al centro del gioco. La situazione è seria e sinceramente non saprei cosa consigliare a Pep per uscirne". conclude Capello.
JUVE-CITY 2-0
Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Contava soltanto vincere, fare della legna. Il risultato. Conta aver battuto il Manchester City e poco importa se Guardiola ha perso sette delle ultime dieci partite. Contano i punti, la classifica, l’uscita dal momento, più che i giudizi, le prime diffidenze. Conta l’attenzione che la Juve ha messo fin dal primo istante. Grande difesa e gran contropiede, come nella migliore tradizione della Casa. La ricettona di tanti successi.
Contano in particolare le prove di Danilo, Gatti e di Locatelli, che quando c’è da mettere il piede e il fisico non si fa mancare.
E conta che Vlahovic sia tornato a segnare e che Yildiz abbia completato una partita matura nella quale ha infilato anche un paio di accensioni, oltre a un’apprezzabile costanza nei rientri.
La Juve ha trovato aperto, il City chiuso, anche da Di Gregorio. La Juve ha giocato sempre in undici, il City in nove e mezzo: Haaland è stato imbarazzante, de Bruyne a tratti ridicolo. Grealish s’è fatto notare un po’ solo quando è tornato nella posizione naturale, largo a sinistra: in mezzo è stato un disastro.
Ci sono stati troppi momenti in cui il City ha fatto tristezza: un lontano ricordo la squadra-guida del calcio europeo, palpabilissima la crisi. Nelle tante lentezze e nell’imprecisione del palleggio, nella scarsa mobilità senza palla di centrocampisti e attaccanti si è intravisto lo sconcertante spiazzamento di Guardiola.
Un teller che non funziona, il suggerimento che non arriva e non può arrivare. L’assenza di Rodri, l’usura di Kyle Walker, la voglia di andarsene di Bernardo che ha ormai compiuto due anni (la voglia), la partenza del manager Omar Berrada per lo United e quella ormai prossima di Beguiristain: tutto sta contribuendo ad accelerare la fine di un’epopea per quella che da qualche tempo è diventata la prima squadra di Manchester.
Pep aveva deciso di chiudere alla fine di questa stagione, ma è stato convinto a restare con i milioni - una montagna -: i soldi non gli hanno fatto tornare il sorriso. Soltanto altre vittorie in serie possono fungere da efficace e unico antidepressivo.
Il prossimo turno vedrà il City a Parigi. Guardiola è in mezzo a una strada.
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