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Estratto dell’articolo di Anna Lombardi per “la Repubblica”
KAMALA HARRIS CONTESTATA DAI FILOPALESTINESI
Le bombe di Gaza piovono anche sulla campagna di Kamala Harris. Dopo le proteste pro-Palestina di mercoledì durante il suo comizio di Detroit, in quel Michigan che è lo Stato più arabo d’America, venerdì è stata nuovamente contestata in Arizona. Gli attivisti l’hanno interrotta gridando “Palestina Libera” e “Non voteremo per il genocidio”. E lei, colta di sorpresa, la prima volta ha risposto stizzita: «Se volete far vincere Trump, ditelo. In caso contrario, fate silenzio. Sto parlando io».
Venerdì, invece, è stata più diplomatica e attenta. Ha interrotto il comizio e si è rivolta a chi le urlava contro: «Siamo dalla stessa parte, lottiamo per la democrazia, e questo significa rispettare tutte le voci che stiamo sentendo». Poi ha aggiunto, alludendo ai negoziati di Ferragosto: «Io e il presidente stiamo lavorando senza sosta per arrivare al cessate il fuoco e riportare gli ostaggi a casa. Io rispetto le vostre voci, ma siamo qui per parlare della corsa per la Casa Bianca 2024».
KAMALA HARRIS CONTESTATA DAI FILOPALESTINESI
Certo, nel pieno della campagna appena rimessasi sui binari – coi dem che ora nei sondaggi battono Trump in tre Stati chiave, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin 50 a 46 – di sicuro prendere posizione sulla guerra non è una scelta facile: in un modo o nell’altro si scontenta qualcuno. E The Donald, che fatica a trovare una linea per colpirla, se non descrivendola come la radicale di sinistra che in realtà lei non è, già l’accusa di non aver scelto il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro come vice per via della sua fede, ripetendo più volte: «Gli ebrei che votano Kamala hanno qualche rotella fuori posto».
KAMALA HARRIS CONTESTATA DAI FILOPALESTINESI
Affermazioni in parte condivise: secondo lo stesso sondaggio Siena College, fra l’elettorato ebraico il gradimento di Harris rispetto a Biden è giù di 3 punti, passato da 52 a 49. Eppure lei è allineata col presidente sul diritto dello Stato ebraico a difendersi (a tal proposito gli americani hanno appena sbloccato 3,5 miliardi che Israele può usare per acquistare armi).
E suo marito Doug è da tempo impegnato in una campagna contro l’antisemitismo. La differenza è che già da mesi la vicepresidente chiede al governo di Benjamin Netanyahu di aprire il flusso di aiuti umanitari a Gaza e siglare l’accordo per cessare i combattimenti. Al premier israeliano lo ha detto chiaro durante la sua visita, alcuni giorni fa, indisponendolo ancor di più ripetendolo pure ai giornalisti: «Non resterò in silenzio su Gaza». […]
KAMALA HARRIS CONTESTATA DAI FILOPALESTINESI
se l’accordo sul cessate il fuoco atteso nei prossimi giorni non si concretizzerà, sarà proprio lei a pagarne le conseguenze, tanto più che il movimento pro-Palestina si è dato appuntamento a Chicago il 19 e il 22, per due manifestazioni in concomitanza con la Convention del partito: e di sicuro nessuno vuol vedere un ripetersi degli scontri del 1968. Anche per questo a Detroit Harris ha voluto incontrare i leader del movimento “uncommitted ”, i “disimpegnati” che alle primarie hanno scoraggiato, non senza efficacia, il voto ai dem proprio per fare più pressioni riguardo alla guerra a Gaza. […]