Estratto dell'articolo di Marco Bonarrigo per il "Corriere della Sera"
kamila valieva
Resa pubblica tre giorni fa, una nota di servizio trasmessa in via confidenziale nel marzo 2022 dall’Istituto Nazionale Russo per la Sanità Pubblica (Fmba) all’Agenzia Antidoping di Stato (Rusada) è il documento più inquietante mai diffuso sulla disinvoltura senza scrupoli con cui lo sport ex sovietico manipola i suoi giovanissimi atleti. All’epoca Rusada cercava elementi per scagionare dalle accuse di doping la sua stella più luminosa, la bimba prodigio del pattinaggio Kamila Valieva, allora 15 anni, incastrata con enorme scandalo un mese prima ai Giochi di Pechino da un controllo positivo dopo aver vinto l’oro a squadre con un salto quadruplo mai visto sul ghiaccio.
Kamila Valieva 6
[…] Per costruire la difesa dell’atleta cercando possibili contaminazioni o assunzioni involontarie, Rusada chiese alla Fmba l’elenco completo dei farmaci che le erano stati somministrati dai medici della Nazionale […] La lista (parziale) dei prodotti, recuperata dall’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada), è sconvolgente: 60 diverse etichette tra farmaci e integratori, per un totale di 69 principi attivi. […]
Kamila assumeva (a sua insaputa) antivirali, immunomodulatori, pillole contro anemie, cardiopatie, ischemie e per combattere le epatiti croniche, cardioprotettori, ferro per iniezione, principi attivi per curare insufficienza epatica e pancreatica e ipossia cerebrale, antidolorifici (Fans) di varia natura, antidiarroici e preparati contro nausea post operatoria e gastriti croniche. Poi ogni tipologia di integratore, dalla creatina agli aminoacidi, dai minerali alla citrullina al lisato batterico e ancora antiastenici, battericidi e quell’ecdysterone cercato dai bodybuilder per fare massa, lei scricciolo di 158 cm per 45 chili.
Kamila Valieva
I consulenti dell’Agenzia Antidoping hanno recuperato abbondante letteratura scientifica che dimostra come su parecchi di questi principi attivi i ricercatori russi sperimentassero effetti «off label» per migliorare le prestazioni sportive. A margine del bombardamento di farmaci, il tema del processo davanti al Tas di Losanna (130 pagine di sentenza) è passato quasi in secondo piano. Per giustificare la presenza della trimetazidina nelle urine, Kamila ha incolpato «la forte miopia» di nonno Gennaidy Vasilyevich, a cui sarebbe sfuggita una pillola di un farmaco per curare l’angina nell’impasto di un dessert alla fragola preparato per lei.
Accertato che il nonno non era tale (ma un amico della madre che — forse — accompagnava la ragazzina agli allenamenti), che la tesi non aveva pezze d’appoggio e che il suo medico personale era Filipp Shvetsky, reduce da due anni di sospensione per doping, il Tas non ha creduto alla povera Kamila condannandola alla pena massima: 4 anni di squalifica. […]
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