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    KEN FOLLETT SI È FATTO RIFILARE UNA PATACCA? – LO SCRITTORE DA 160 MILIONI DI COPIE NEL 2004 AVEVA COMPRATO ALL'ASTA DA SOTHEBY'S UNA STAMPA DI DAMIEN HIRST, “VALIUM”, PAGANDOLA CINQUEMILA EURO – L'OPERA HA INIZIATO A ROVINARSI E, DOPO ALCUNE VALUTAZIONI, È USCITO FUORI CHE SI TRATTA DI UN FALSO – LA CASA D'ASTE RESPINGE LE ACCUSE E COMUNQUE FA SAPERE CHE FOLLETT NON PUO' PIU' FARE CAUSA DOPO TUTTI QUESTI ANNI…


     
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    Antonello Guerrera per “la Repubblica”

     

    valium di damien hirst da sothebys valium di damien hirst da sothebys

    Non sarà un mistero, e un caso mondiale, come quello del Salvator Mundi e del suo padre putativo Leonardo da Vinci. Ma certo Ken Follett è furioso. Il celebre scrittore inglese, autore de I pilastri della Terra e La cruna dell’ago, 160 milioni di copie vendute nel mondo, è in guerra col colosso della casa d’aste Sotheby’s. Nientemeno che per un’opera di un altro straordinario artista britannico, ovvero Damien Hirst. Un triangolo di tensioni e accuse incrociate.

     

    Follett minaccia azioni legali contro Sotheby’s, come rivela il Times, perché secondo lui un’opera di Hirst comprata nel 2004 sarebbe un falso. Ossia una versione di “Valium”, parte di una edizione originale di 500 stampe ornate dai topici puntini colorati e a cerchio dell’artista di Bristol.

     

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    Diciotto anni fa Follett l’ha comprata dalla casa d’aste per circa quattromila sterline (circa cinquemila euro) più altre mille di spese e subito l’ha appesa nella cascina della sua bucolica tenuta vicino a Stevenage, nell’inglese Hertfordshire, dove lo scrittore intrattiene spesso i suoi ospiti insieme alla moglie Barbara.

     

    Ma perché ora Follett protesta dopo quasi vent’anni? Tutto è cominciato qualche mese fa, quando l’amico di un romanziere ha notato che l’opera si stava aggrinzendo in un punto, raccomandandogli di cambiare la cornice. Allora il restauratore ha consigliato a Follett di procurarsi un nuovo certificato di autenticità da Hirst, perché ha notato che sull’opera c’era indicato come se si trattasse della stampa 188 del lotto, mentre nel catalogo di Sotheby’s si parlava di 88. Un errore di trascrizione? Chissà.

     

    KEN FOLLETT KEN FOLLETT

    Per togliersi ogni dubbio, Follett si è rivolto a Eyestorm, una società che collabora con Hirst per la vendita delle sue creazioni, che a sua volta ha contattato un’altra azienda, Science Ltd, che di norma certifica l’autenticità dei lavori dell’artista.

     

    Ora, come racconta il quotidiano britannico, un impiegato di Science ha avvertito Henrik Riss, ceo di Eyestorm, di non considerare autentica l’opera di Hirst di cui è in possesso Follett. Questo perché «la disposizione dei pallini colorati sembra imprecisa, proprio come nei falsi di questa serie, e i materiali non sembrano quelli con i quali lavora Eyestorm». 

     

    Inoltre, conclude la comunicazione di Science, «questa opera non risulta nei nostri registri, dunque credo che Sotheby’s all’epoca non ce l’abbia mai sottoposta per una autenticazione, il che sarebbe una vergogna». Di qui, la furia di Follett.

     

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    La casa d’aste respinge ogni accusa. Definisce le conclusioni di Riss “sconcertanti” e afferma che un rappresentante di Science all’epoca aveva confermato a Sotheby’s come nessuna opera del lotto risultasse potenzialmente falsa.

     

    Inoltre, sempre secondo il Times, Follett sarebbe stato informato che, nel suo caso, ogni garanzia di autenticità sia scaduta cinque anni dopo l’acquisto, ossia nel lontano 2009. Quindi, in ogni caso, sarebbe troppo tardi per rivalersi legalmente su Sotheby’s. Che comunque ha promesso di approfondire e appurare la vicenda una volta per tutte.

     

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    Vedremo. Di certo, al di là di questo caso, il mondo dell’arte è colmo di ciarlatani, patacche e opere che ancora oggi restano nel limbo. Come appunto il Salvator Mundi, al centro di un caso mondiale dopo l’esposizione anni fa alla National Gallery di Londra, che ha scatenato le teorie più disparate e controverse dei critici internazionali, passando da un valore di poco più di mille euro (negli Stati Uniti) nel 2005 ad addirittura circa 420 milioni quando la famiglia reale saudita se ne appropriò.

     

    Si potrebbe poi parlare della patacca della sedia di William Brewster, uno dei Padri Pellegrini sulla Mayflower nel 1620 acquisita dall’ignaro Henry Ford Museum, nonostante fosse stata costruita in Rhode Island solo un anno prima.

     

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    O i falsi eccellenti che hanno infestato, anche di recente, l’opera di Modigliani (come lo scandalo e inchiesta in Italia nel 2017), Vermeer, Jackson Pollock, Mark Rothko, fino agli avveniristici Nft (Non Fungible Tokens) patacche di Banksy. In ogni caso, resta sempre valida una vecchia massima latina: Caveat emptor, stia in guardia l’acquirente

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