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    "IL NOSTRO OBIETTIVO È RISCRIVERE LA STORIA DEL NAPOLI E SIAMO SULLA STRADA GIUSTA" - PARLA KIM MIN-JAE, UNO DEI CALCIATORI-RIVELAZIONE DELLA SERIE A: "KOULIBALY? IL PARAGONE È IMPEGNATIVO. SOSTITUIRLO È PER ME UNA GRANDE RESPONSABILITÀ" - "IL NAPOLI NEL MIO DESTINO, SONO NATO A TONGYEONG, RIBATTEZZATA 'LA NAPOLI COREANA'" - I TATUAGGI, IL K-POP, IL SOPRANNOME "MOSTRO" E IL CICLISMO…


     
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    Marco Azzi per “la Repubblica”

     

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    La sua terra promessa da calciatore era l'Europa dei grandi e il passaggio al Napoli ha definitivamente realizzato il sogno di Kim Min-jae, attraverso una trattativa di mercato ribattezzata non a caso "Operazione Marco Polo" dall'agente del difensore sudcoreano, arrivato dal Fenerbahçe per 19,5 milioni.

     

    Kim è diventato a 25 anni il protagonista umile eppure ambizioso di un viaggio all'incontrario, dall'Oriente alla conquista dell'Occidente. «Era la mia grande occasione e l'ho colta al volo, dopo aver fatto una tappa in Turchia. L'offerta che mi è arrivata in estate dal club azzurro era la migliore e non ho esitato un attimo ad accettarla, ma nemmeno io mi aspettavo di vivere una escalation così vertiginosa ed esaltante: siamo primi in Serie A e nel nostro girone di Champions, in tre mesi la realtà ha superato di gran lunga le mie più fantasiose aspettative».

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    Sul petto ha un vistoso tatuaggio con la scritta "Carpe diem", magari l'ha ispirata proprio Orazio...

    «Cogliere l'attimo è quello che cerco sempre di fare in campo, in primis nei duelli con gli avversari. Carpe diem è una espressione molto utilizzata in Corea e sintetizza al meglio la mia maniera di interpretare il calcio. Ma è un motto che cerco di applicare anche nella vita e nel mio lavoro: nella fattispecie l'ho fatto accettando l'offerta del Napoli, alla fine di luglio».

     

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    Bella intuizione, Kim Min-jae: da lì è cominciata una cavalcata trionfale.

    «Non potevo immaginare che sarebbero arrivati subito questi risultati, anche se faccio parte di un grande team e stiamo dando tutti il massimo per il bene della nostra squadra.

     

    Ci alleniamo moltissimo e vogliamo vincere sempre, pur sapendo che nel calcio ci sono tante variabili e avversari forti. Ma il nostro obiettivo è riscrivere la storia del Napoli e i 12 successi di fila ci dicono che siamo sulla strada giusta. So che la città aspetta il titolo da più di trent' anni e sono certo che alla fine del campionato conquisteremo lo scudetto, se saremo in grado di giocare sempre così.

     

    In Champions invece bisogna vivere alla giornata, con l'obiettivo minimo di perdere più tardi possibile, se proprio sarà inevitabile alzare bandiera bianca».

     

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    Per lei c'è stata subito anche una soddisfazione personale: il premio come miglior giocatore di settembre della Serie A.

    «Mi hanno detto che sono solo il secondo difensore ad aver vinto questo premio in campionato e devo ammettere che non me l'aspettavo, anche se sto facendo il massimo per adattarmi al calcio italiano e fare quello che mi chiede Spalletti. Ho tanto da imparare».

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    Molti fatti e poche parole...

    «Essì, la lingua italiana è difficile e per questo ho cominciato subito a studiarla, ma per me rappresenta ancora un ostacolo durante le partite e in allenamento. Per adesso ho imparato le parole base per comunicare in campo: "sali, scappa, destra, sinistra". Ci arrivo, però: piano, piano...».

     

    Di corsa, si direbbe: sono passati appena tre mesi e Kim è già diventato il nuovo Koulibaly, per i tifosi del Napoli.

    «Il paragone è impegnativo. Sento un peso fortissimo sulle mie spalle, perché Koulibaly è stato una leggenda del Napoli e sostituirlo è per me una grande responsabilità: nei confronti dei tifosi e pure dei miei compagni, che mi hanno accolto davvero benissimo».

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    Anche lei si è fatto subito benvolere, però: come le è venuto in mente di cantare "Gangnam Style" nel suo primo giorno con la maglia azzurra?

    «Il karaoke è il pegno del noviziato ed è stato un modo esilarante per rompere il ghiaccio, con un impatto forte: ho fatto sorridere tutto lo spogliatoio e mi sono divertito molto anche io, perché amo il k-pop».

     

    Nella sua vita privata c'è la musica, e poi?

    «Faccio una vita tranquilla e le abitudini che ho trovato in Italia sono abbastanza simili alle mie. Sono nato a Tongyeong, che è una città sul mare, si affaccia con tre lati sul Golfo ed è ribattezzata per questo motivo la Napoli coreana. Mi sembra di essere tornato alle mie origini e sto trovando tutto quello che mi circonda molto bello.

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    Il traffico non è peggiore di quello di Seoul e spero di restare qui a lungo. Per fortuna ho con me la famiglia e mia moglie è brava in cucina: adoro il kimchi, un piatto coreano a base di verdura fermentata piccante. Con il mio Paese ho un legame forte: ogni giorno devo tenere un paio d'ore di lezioni via Zoom per i calciatori amatoriali, perché sono stato esonerato come sportivo dal servizio militare».

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    A tre ore dall'Italia c'è la guerra: è preoccupato?

    «Non per me e nemmeno per la mia famiglia, ma provo grande tristezza per quello che sta accadendo in Ucraina e per le sofferenze che stanno patendo le popolazioni locali. Vengo da una nazione divisa in due e so bene cosa significa».

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    Lei è impegnato anche nel sociale.

    «Collaboro con la Purme Foundation, che si occupa dei disabili. Li avevo contattati per una donazione e mi hanno chiesto di diventare il loro ambasciatore. Ho accettato volentieri. Aiutare gli altri è molto bello, mi fa stare bene».

     

    In campo invece l'hanno soprannominata il "Mostro": perché?

    «Ci sono tanti difensori prestanti, in Corea. Ma pochi veloci come me. Da qui il soprannome. Da qualche anno mi alleno con il ciclismo, il mio secondo sport preferito».

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    Il suo idolo è Sergio Ramos, conferma?

    «Ho sempre ammirato Sergio Ramos da quando sono un calciatore professionista. L'ho studiato nei video, da lui ho imparato moltissimo. Spero di seguire almeno un po' le sue orme».

     

    Lui è stato campione del mondo...

    «Già. Io invece quattro anni fa ho saltato il Mondiale in Russia per un grave infortunio e per me è stato un trauma terribile. Ma adesso avrò finalmente la chance di partecipare alla Coppa con la mia Corea e per me è una grande conquista, anche se per il momento sono concentrato solo sul Napoli. Giocare qui ad altissimi livelli, in Serie A e in Champions, mi servirà sicuramente pure in Qatar».

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     L'Italia invece ai Mondiali non ci sarà: sta cambiando la geografia del calcio?

     «Dispiace per l'eliminazione dell'Italia: ha avuto sfortuna e la competizione europea nella fase preliminare è di livello molto elevato. Ma non è il calcio che sta cambiando, è stata solo una situazione particolare: sto vedendo in Serie A quanto è duro il livello del calcio italiano. tutte le partite presentano delle insidie».

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    Crede che il Napoli sia la squadra da battere?

    «Bisogna chiederlo ai nostri avversari, non saprei rispondere. Ma parlo per me e non ho dubbi: è soprattutto la Juve la squadra che voglio sconfiggere. So che i tifosi napoletani non la amano tanto...».

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    Cosa vede nel suo futuro a Napoli, Kim Min-jae?

    «Continuità, crescita professionale, sogni. La mia avventura italiana è appena iniziata e sono convinto che arriveranno anche dei momenti più difficili. Ma vincere un titolo qui sarebbe davvero fantastico».

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