Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
ANDREY KLIMOV
«Alcuni nostri vicini tendono a dimenticare che siamo una potenza nucleare». A ricordarglielo ci pensa Andrey Klimov, settantenne decano dei senatori di Russia Unita, da un decennio vicecapo della Commissione Esteri del Consiglio di federazione, la Camera alta del Parlamento.
Autore della legge che nel 2014 ha permesso la ratifica dell'annessione della Crimea, estensore di molte risoluzioni internazionali del suo Paese. Ma anche un politico di lungo corso che in tempi normali univa la propensione alla diplomazia con l'amore per questa parte del mondo. Purtroppo, questi non sono tempi normali. Infatti, è stato lui ad ammonire per primo la Lituania, rea di aver proibito il passaggio di ogni merce verso l'exclave russa di Kaliningrad, dicendo che «ora abbiamo le mani libere».
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Con quella frase faceva davvero riferimento al nucleare?
«Non si tratta certo del nostro desiderio di distruggere il mondo, cosa che non faremo mai. Era un modo per sottolineare che abbiamo molto strumenti a cui attingere. In politica, esistono i rapporti di forza».
Come si può arrivare a minacce del genere?
«A forza di venire traditi. Partiamo da Kaliningrad. Nel novembre del 2002 divenne chiaro che ad ogni costo si voleva includere la Lituania nell'Unione europea e nella Nato.
Noi dicemmo che non desideravamo intervenire come despoti che impediscono ad un Paese di fare la sua scelta storica. Ma chiedevamo di fare attenzione alla pianta geografica, per evitare problemi capaci di incidere sulla condizione economica e sociale di quella regione russa».
kaliningrad 8
Avevate qualche timore?
«La storia dell'Urss non si cancella in fretta. Così prima che Vilnius diventasse membro dell'Ue e della Nato nel 2004, abbiamo firmato una dichiarazione congiunta sul transito per Kaliningrad non con la Lituania, ma con l'Unione europea, perché consapevoli che in seguito avrebbero parlato con una sola voce. Questo ci liberava dalla necessità di ottenere un corridoio speciale tra Lituania e Polonia».
ANDREY KLIMOV
Quale sarà la vostra vera risposta?
«Lo faremo sapere per tempo. E non deve essere necessariamente simmetrica. Servirà per richiamare all'ordine tutti coloro che trasgrediscono a trattati scritti. Bisogna tornare agli accordi precedenti, che non prevedevano alcun cavillo».
Non le sembra che la guerra in Ucraina sia qualcosa più di un cavillo?
«Lei ripete quello che ha detto il signor Josep Borrell, mio omologo a Bruxelles. Ma cosa c'entra? Noi abbiamo firmato quegli accordi con l'Ucraina forse? No, l'abbiamo fatto con l'Ue, che ora si sta comportando come un truffatore».
LA VALIGETTA RUSSA CON I CODICI NUCLEARI
Dov' è l'inganno di un Paese europeo che applica le sanzioni decise dopo l'invasione dell'Ucraina?
«Prima di ogni altra cosa, è di natura lessicale. Questa non è una guerra. Molti di noi, me compreso, hanno parenti in Ucraina. Questa è la ragione per cui conduciamo l'Operazione militare speciale con una serie di limitazioni. A differenza di una vera guerra, non si tratta di distruggere un Paese o un popolo».
Come può considerare la denazificazione una cosa seria?
la tv russa e gli attacchi nucleari in europa
«È bene che i lettori italiani sappiano che la Russia ogni anno fino al febbraio 2022 aveva presentato all'Onu progetti di dichiarazione che condannavano ogni glorificazione del nazismo o neonazismo. Hanno sempre votato contro due Paesi: Usa e Ucraina. Gli altri della Nato, astenuti. Quando parlavo della questione con i miei colleghi occidentali, loro mi dicevano: ma voi utilizzerete questa risoluzione contro l'Ucraina. Scusate, rispondevo, ma con questa frase voi dimostrate che abbiamo ragione noi».
RUSSIA - MISSILE NUCLEARE
L'invasione dell'Ucraina non è un harakiri delle vostre eventuali ragioni?
«No, è il prolungamento di questo vostro atteggiamento di rifiuto. Non abbiamo nascosto niente. Abbiamo avvisato del fatto che vicino alla Russia c'era un raggruppamento militare di 250 mila uomini che anche voi avete armato. Abbiamo detto che ci sarebbe stata una risposta militare.
Per otto anni, abbiamo chiesto di togliere Kiev l'attuazione degli accordi di Minsk. All'ultimo tentativo ho partecipato anch' io. Con Viktor Medvedchuk, allora ancora in libertà e leader del più influente partito di opposizione a Kiev, organizzammo a metà febbraio una videoconferenza con parlamentari francesi, tedeschi e ucraini. Cos' altro vi serviva per capire?».
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Torniamo a Kaliningrad e alle sanzioni.
«La questione è semplice. Quel che ci manca, lo avremo. Davvero pensate che se qualcuno a Mosca desidera comprare un capo di Louis Vuitton non riuscirà ad averlo? Lo si porta qui e lo si vende. Lo stesso vale per l'exclave di Kaliningrad. Come ha detto un recente esponente dell'amministrazione Usa per niente stupido, non conviene minacciare un Paese che ha seimila testate nucleari».
Quindi riconosce che c'è la possibilità che vengano usate?
Missile nucleare russo
«Assolutamente no. Ma il fatto che ci siano risolve tutte le altre questioni. Se non le avessimo, per noi sarebbe tutto più difficile. Prima in Russia ci si chiedeva a che servono. Adesso, almeno nel nostro Paese, tutti l'hanno capito».