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    RETROSCENA SULLO SCAMBIO DI PRIGIONIERI TRA MOSCA E PAESI OCCIDENTALI – KRASIKOV ERA IL “BIG FISH“. IL PESCE GROSSO CHE PUTIN VOLEVA AD OGNI COSTO - SEI MESI FA L’EX SPIA DELL’FSB ALL’ERGASTOLO IN GERMANIA PER AVER UCCISO A BERLINO UN EX COMANDANTE CECENO DOVEVA ESSERE SCAMBIATO CON ALEXEI NAVALNY – LA TRATTATIVA, PORTATA AVANTI DALL'OLIGARCA ROMAN ABRAMOVICH, SALTO' PERCHÉ "MAD VLAD" SI FECE CONVINCERE DA NIKOLAI PATRUSHEV, IL POTENTE CAPO DEI SERVIZI SEGRETI RUSSI, CHE ERA MEGLIO ELIMINARE NAVALNY: UNA VOLTA LIBERO ALL’ESTERO, IL DISSIDENTE RUSSO POTEVA FARE PIÙ DANNI ALLA REPUTAZIONE DI PUTIN…


     
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    Marco Pasciuti per Il Fattoquotidiano.it

     

    vadim krasikov e zelimkhan khangoshvili 1 vadim krasikov e zelimkhan khangoshvili 1

    Joe Biden li ha ringraziati uno a uno: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il premier norvegese Jonas Gahr Støre, il presidente polacco Andrzej Duda, il premier sloveno Robert Golob e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ma uno in particolare tra i leader occidentali coinvolti è stato determinante per portare a termine il delicatissimo scambio dei 26 prigionieri con la Russia: il capo del governo di Berlino. 

     

    Perché la principale posta in palio per Mosca e Washington era lo scambio Gershkovich-Krasikov. Ed è stato Scholz a prendere la decisione più difficile, senza la quale tutto si sarebbe risolto in un nulla di fatto: liberare l’ex colonnello dell’Fsb all’ergastolo in Germania per aver ucciso in pieno giorno in un parco a Berlino un ex comandante ceceno.

    Garry Kasparov alexei navalny Garry Kasparov alexei navalny

     

    Krasikov era il “big fish“. Il pesce grosso che Mosca voleva davvero. Aveva raccontato durante il processo di essere vittima di uno scambio di persona e di essere in realtà un ingegnere di nome “Vadim Andreyevich Sokolov”. 

     

    Le autorità tedesche hanno sempre sostenuto che quella non era che la falsa identità sul passaporto russo con cui Krasikov era entrato in Germania e ritengono che Krasikov sia in realtà un colonnello dell’intelligence russa – circostanza confermata oggi da Vladimir Putin in persona – e lo accusano di aver ucciso l’ex comandante separatista ceceno Zelimkhan Khangoshvili su ordine diretto di Mosca. 

    EVAN GERSHKOVICH EVAN GERSHKOVICH

     

    L’assassinio avvenne nell’agosto del 2019 al Kleiner Tiergarten Park. Krasikov si sarebbe avvicinato alla vittima in bicicletta e gli avrebbe sparato due volte alle spalle con una Glock26 dotata di silenziatore, per poi finirlo con un colpo alla nuca. Un crimine che 5 anni fa portò a un duro scontro tra i due governi, con tanto di reciproca espulsione di diplomatici.

     

    zelimkhan khangoshvili ex militare ceceno 4 zelimkhan khangoshvili ex militare ceceno 4

    I russi, riporta il Washington Post, avevano già indicato Krasikov come possibile oggetto di scambio nell’autunno del 2022, quando gli Stati Uniti stavano lavorando per liberare l’ex marine Paul Whelan, arrestato e condannato per spionaggio, e la star del basket Brittney Griner, fermata mentre trasportava una piccola quantità di olio di cannabis. 

     

    All’epoca la proposta era morta sul nascere: Krasikov era sotto custodia tedesca, quindi non spettava a Washington cederlo. Poi alcuni mesi fa in un’intervista Putin aveva fatto capire di essere pronto a liberare Gershkovich in cambio di Krasikov, non facendone il nome ma parlando di “un patriota che ha liquidato un bandito in una delle capitali europee”.

    Vadim Krasikov Vadim Krasikov

     

    Le trattative – in cui fino al decesso rientrava anche il nome di Alexei Navalny – sono andate avanti per mesi, hanno rischiato più volte di saltare, e gli sforzi di Washington per convincere Berlino sono culminati – ha rivelato ieri un alto dirigente del governo Usa – in una telefonata e poi in una visita di Scholz a Washington a febbraio in cui Biden ha chiesto collaborazione. 

     

    “Lo farò, per te“, era stata la risposta del cancelliere, ha riferito il funzionario. Per il presidente Usa il risultato era così importante da aver accettato di inviare una richiesta formale a Berlino sul rilascio di Krasikov, fornendogli una “copertura diplomatica”. “Non è stata una decisione facile per nessuno rilasciare un assassino condannato all’ergastolo dopo solo pochi anni di reclusione”, ha confermato ieri Scholz in una conferenza stampa. Ma per il governo federale è fondamentale “avere l’obbligo di proteggere i cittadini tedeschi così come la solidarietà con gli Stati Uniti“.

    EVAN GERSHKOVICH ABBRACCIA LA MADRE DAVANTI A JOE BIDEN EVAN GERSHKOVICH ABBRACCIA LA MADRE DAVANTI A JOE BIDEN

     

    Il cancelliere ha passato la giornata di ieri ad argomentare la bontà della decisione che, è il timore, rischia di creare un precedente che potrebbe indurre la Russia a continuare a fare prigionieri. E ha tenuto a specificare: “Data l’importanza della questione, ho informato tempestivamente del piano il leader dell’opposizione (Friedrich Merz, ndr). Mi ha espressamente assicurato di essere d’accordo con le decisioni del governo federale”. 

     

    Il governo ha affrontato un “dilemma molto delicato” e la decisione di rilasciare un “killer a pagamento” come Krasikov “non è stata presa alla leggera da nessuno”, ha detto ministra degli Esteri Annalena Baerbock, confermando l’estrema delicatezza della questione.

     

    funerale di navalny 11 funerale di navalny 11

    Nella quale, secondo la Frankfuerter Allgemeine Zeitung, avrebbe svolto un ruolo decisivo Marco Buschmann. Il ministro della Giustizia avrebbe incaricato per iscritto Jens Rommel, il procuratore generale federale nominato solo pochi mesi fa, di astenersi dall’ulteriore esecuzione della pena nel caso di Krasikov in modo da poterlo consegnare alla Russia. 

     

    Olaf Scholz E Vladimir Putin Olaf Scholz E Vladimir Putin

    Ma da parte dei magistrati di Karlsruhe ci sarebbe stata “poca comprensione” per la richiesta: secondo le fonti della Procura il “potere” ha prevalso sulla giustizia perché la decisione non ha tenuto conto dei parenti della vittima ed è stata troppo indulgente nei confronti di Putin.

     

     

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