DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
«Non so se Joe Biden, che oggi pare molto determinato, resterà davvero in corsa fino in fondo, ma non c’è dubbio che il disastro del dibattito col suo predecessore ha ingigantito l’ansia dei partner europei. Il timore di una nuova presidenza Trump, del resto, era già palpabile da tempo: a febbraio, alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, si discusse molto sulla possibilità di dare alla Germania un deterrente nucleare se viene meno l’ombrello americano».
Charlie Kupchan, senior fellow del Council on Foreign Relations, docente della Georgetown University di Washington ed ex consigliere di Barack Obama per gli affari europei, è a Roma alla conferenza dell’Aspen Institute […]
Molti partner europei parlano con Biden ma pensano soprattutto a come rapportarsi col prossimo governo Trump.
«È comprensibile. […] i sondaggi danno Trump in netto vantaggio, soprattutto negli Stati decisivi per l’esito delle presidenziali. Credo, però, che i loro timori in politica estera con un Trump sovranista […] siano eccessivi: non si ritirerà dalla Nato, non dirà agli europei di cavarsela da soli.
Continuerà a maltrattarli per costringerli a spendere di più per la difesa, ma non avrebbe alcun vantaggio politico a smantellare l’Alleanza atlantica, soprattutto ora che la Russia è così minacciosa. In fondo dal Medio Oriente ai dazi, le politiche di Biden e Trump non sono poi così diverse e il muro contro muro con la Cina è l’unico tema che unisce destra e sinistra nell’America polarizzata».
dibattito donald trump joe biden
Da europei, quindi, non dobbiamo preoccuparci per Trump.
«Secondo me dobbiamo preoccuparci tutti, americani ed europei, e molto, non tanto per la politica estera quanto per quello che un Trump 2.0 cambierà all’interno — lo smantellamento della macchina amministrativa, quella che lui chiama il deep State — e per il messaggio che verrà mandato al mondo: Stati Uniti e Francia, con le loro due rivoluzioni, sono i pilastri sui quali sono state costruite le democrazie liberali […]
Il caos francese e la prospettiva di una persona condannata per reati che ha tentato di alterare il risultato del voto del 2020, eletto presidente degli Stati Uniti, saranno un colpo micidiale per le democrazie. Vedremo regimi autoritari più forti e baldanzosi. […]».
Tornando all’Europa, con Trump qualcosa cambierebbe, almeno per quanto riguarda l’Ucraina. Lui lo dice esplicitamente.
«Credo che chiunque diventerà presidente, Biden, Trump, Kamala Harris o anche Gretchen Whitmer, dal gennaio del 2025 la politica Usa nei confronti dell’Ucraina cambierà. Già ora si insiste sul rafforzamento delle difese di Kiev sulle linee attuali e Washington dice che la Russia non conquisterà altri territori. Ma non si parla più di riconquiste da parte ucraina.
donald trump joe biden dibattito presidenziale cnn 1
La definizione di successo diventerà la capacità di mantenere l’81 per cento dell’Ucraina non occupato dai russi come Paese libero, democratico, prospero e legato all’Europa. Per la parte occupata prevedo non una pace ma un armistizio con le soluzioni permanenti rinviate a un futuro più o meno remoto». […]
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