Marco De Risi per “il Messaggero”
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Furti in case signorili, maxi furti dai bottini di migliaia di euro.
Era la banda dei rom che svuotava le case del centro storico. Furti che per la maggior parte dei casi venivano messi a segno dalle donne, ma gestiti e coordinati anche dagli uomini che perfezionavano la tecnica e soprattutto insegnavano loro ad usare gli strumenti per scassinare porte e grate.
Delle batterie a livello famigliare stroncate dopo una lunga indagine dai carabinieri. I militari hanno infatti accertato che i ladri hanno agito tra giugno e settembre scorsi. Quattro gli arresti tra Roma e la Lombardia: l' indagine dei carabinieri della compagnia Centro, coordinata dalla Procura di Roma, è stata avviata a luglio e ha portato a un' ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal gip, nei confronti di quattro persone (due uomini e due donne) di nazionalità serba. Per tutti l' accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti in abitazione e ricettazione.
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LA TECNICA Gli investigatori hanno accertato diversi furti in abitazione, come emerso dai filmati di videosorveglianza, da donne di etnia rom con arnesi da scasso e con la copertura degli uomini delle loro famiglie, che le coordinavano e le incoraggiavano sul cellulare, pronti ad intervenire in caso di necessità. Nell' associazione criminale, a gestione familiare, ognuno un ruolo: chi faceva il sopralluogo, chi spiava le abitudini dei proprietari, chi cercava di itinerari per fuggire.
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Erano le donne, di giovane età e ben vestite, a entrare nelle case rubando gioielli, borse griffate e altri generi di grande valore. A volte entravano in azione gli uomini del gruppo ma solo quando era necessario smurare la cassaforte. La refurtiva veniva poi rivenduta attraverso canali di ricettazione interni al gruppo stesso, con base logistica nel quartiere Centocelle.
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