Massimo Franco per il Corriere della Sera
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Ogni conflitto è un acceleratore dei problemi irrisolti, e quello provocato dalla strage di Hamas contro Israele non fa eccezione. E sta mettendo a nudo tutte le contraddizioni della politica europea anche in tema di immigrazione: con l’Italia destinata a diventare come al solito il fronte più esposto. Lo scontro tra governo e magistratura sul rilascio di alcuni migranti è solo un frammento delle tensioni che si sono accumulate. La nemesi della realtà di fronte a una questione affrontata in una logica di emergenza sta diventando vistosa.
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Ma al di là dello scontro non nuovo e molto italiano tra potere politico e giudiziario, sono i rapporti tormentati con alcuni Paesi nordafricani a rivelarsi un’incognita sui flussi migratori del futuro. Il Memorandum d’intesa con la Tunisia, firmato dalla Commissione Ue su pressione del governo italiano, prima ha mostrato la sua fragilità; e ora si presenta come un potenziale boomerang, trasformando l’accordo col governo di Tunisi in gioco di pesanti ricatti.
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La restituzione sdegnata dei 60 milioni di euro, una piccola parte dei fondi disposti dalla Commissione Ue per arginare l’immigrazione, è una promessa di ritorsioni. La minaccia del ministro degli Esteri tunisino, Namil Ammar, di rendere noti particolari sgradevoli della trattativa , preoccupa Bruxelles. Arriva dopo una visita del ministro a Mosca, il 25 settembre, per firmare un accordo commerciale con la Russia, e dopo frasi infelici di un commissario europeo. E incrocia gli umori antiisraeliani e antioccidentali del mondo arabo, e non solo. Facile prevedere che le pretese verso l’Ue aumenteranno.
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