Giovanni Pigni per “la Stampa”
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«Un faro di speranza splende sul Mar Nero». Così il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha salutato l'accordo siglato ieri a Istanbul, che sbloccherà più di venti milioni di tonnellate di grano rimasti fermi nei porti ucraini a causa della guerra. Riprenderanno dunque a breve le esportazioni arrestatesi mesi fa a causa del blocco navale russo e delle mine che infestano il Mar Nero.
Secondo l'accordo raggiunto, che ha subito riportato i prezzi ai livelli pre-invasione, le navi ucraine che trasportano il grano potranno salpare indisturbate dai porti di Odessa, Yuzhny e Chornomorsk. I cargo verranno scortati attraverso corridoi speciali liberi dalle mine. La Russia, dal canto suo, si impegna a non attaccare le infrastrutture portuali e le navi cargo ucraine in transito. Secondo l'Onu, i corridoi entreranno in funzione già nelle prossime settimane e dovrebbero garantire l'esportazione di circa cinque milioni di tonnellate di grano al mese.
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«Non è stato facile arrivare a questo accordo», ha dichiarato Guterres al termine della cerimonia, elogiando i rappresentanti di Russia, Ucraina e Turchia per l'intesa raggiunta. L'accordo, valido per 120 giorni con possibilità di estensione, mira a scongiurare una crisi alimentare di portata globale - prima della guerra, Russia e Ucraina erano tra i principali esportatori di prodotti agricoli.
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«Data la quota significativa di prodotti agricoli russi e ucraini sui mercati mondiali, garantire la loro esportazione ininterrotta soddisfa i compiti urgenti di mantenere la sicurezza alimentare, in particolare per i Paesi in via di sviluppo», ha commentato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
A firmare i documenti nel palazzo Dolmabahce di Istanbul c'erano il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e il ministro delle Infrastrutture ucraino Oleksandr Kubrakov. Presenti anche i mediatori chiave dell'intesa: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha brindato alla «giornata storica che ha scongiurato l'incubo di una fame mondiale», e il segretario generale dell'Onu Guterres.
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Gli accordi sono stati raggiunto dopo mesi di difficili negoziazioni e accuse reciproche: mentre l'Ucraina e i suoi alleati incolpavano la Russia di bloccare intenzionalmente i porti e usare il grano come «strumento di guerra», il Cremlino incolpava Kiev: «Le autorità militari ucraine hanno minato gli accessi ai porti e nessuno impedisce loro di sminarli e far uscire da lì le navi con il grano», aveva dichiarato Putin settimane prima.
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Il rapporto teso tra le due delegazioni si è riflesso nella formula diplomatica scelta: nessun accordo diretto tra Ucraina e Russia - i rappresentanti dei due Paesi hanno firmato due documenti separati con i rappresentanti della Turchia e delle Nazioni Unite. Secondo l'accordo, Kiev manterrà il completo controllo dei suoi porti e del transito dei cargo.
In cambio, acconsentirà che le navi vengano ispezionate sia all'entrata che all'uscita dal Mar Nero: richiesta tassativa della parte russa, che teme che vengano usate per trasportare armi verso l'Ucraina. Per ispezionare le navi e risolvere possibili contenziosi verrà creato un centro di coordinamento con sede a Istanbul, di cui faranno parte rappresentanti ucraini e russi, ma anche funzionari turchi e delle Nazioni Unite.
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Oltre a ripristinare introiti importanti per l'Ucraina, l'accordo rappresenta una vittoria anche per Putin: in un memorandum firmato separatamente dal ministro russo Shoigu e dal segretario generale dell'Onu Guterrez, si è dato il via libera all'esportazione dei prodotti agricoli e fertilizzanti russi attraverso il Mar Nero - anche se le sanzioni occidentali non riguardano questi prodotti, restrizioni sulle compagnie di trasporti, assicurazioni e pagamenti ne rendevano difficoltosa l'esportazione.
Come ha spiegato Lavrov, il memorandum, della durata di tre anni, permetterà delle «esenzioni specifiche» per determinati prodotti dalle misure restrittive imposte alla Russia. Ma se gli accordi raggiunti sembrano essere un successo sulla carta, la loro implementazione potrebbe non essere così semplice: come fanno notare gli esperti, le navi cargo transiteranno in una zona di guerra dove la possibilità di incidenti resta alta.
In particolare, Kiev ha espresso seri dubbi che la Russia rispetterà i patti e John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, pur salutando positivamente l'accordo, ha sottolineato che «il suo successo ora dipende dal rispetto e dall'implementazione russa». Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha scritto su Twitter che, in caso di provocazioni russe contro le navi, seguirà una «risposta militare immediata».
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Al di là dei problemi pratici, resta il fatto che quello di ieri è stato il primo accordo siglato da Russia e Ucraina al tavolo dei negoziati dall'inizio del conflitto. «Auspichiamo che questi accordi rappresentino un primo passo verso concrete prospettive di pace, in termini che siano accettabili per l'Ucraina», ha commentato il premier italiano uscente Mario Draghi, sottolineando l'impegno dell'Italia nel sostenere gli sforzi diplomatici che hanno portato all'accordo. -