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    GUERRA IN FORZA ITALIA! - L’AFFONDO DI MARIASTELLA GELMINI CONTRO LICIA RONZULLI (“STA SFASCIANDO IL PARTITO”) NON ERA LO SFOGO DI UN MOMENTO: E’ IL SINTOMO DI UNO SCONTRO PROFONDO NEL PARTITO TRA I MODERATI FILO-DRAGHI GUIDATI DAI MINISTRI CARFAGNA-BRUNETTA-GELMINI E I FILO-SALVINIANI DELLA RONZULLI-TAJANI CHE GESTISCONO QUELLO CHE RESTA DI BERLUSCONI E I TALK DI RETE4, A PARTIRE DAGLI OSPITI - IL BANANA: "I PANNI SPORCHI SI LAVANO IN FAMIGLIA" 


     
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    Emanuele Lauria per “la Repubblica”

     

    MARIASTELLA GELMINI MARIASTELLA GELMINI

    «C'è un problema politico dentro Forza Italia, che va discusso e risolto al più presto». Non fa un passo indietro ma rilancia, Mariastella Gelmini. Fa sapere che non era solo uno sfogo, quello indirizzato sabato al coordinatore Antonio Tajani e intercettato dal Foglio: «Licia Ronzulli sta sfasciando il partito, io mi sono stancata», aveva detto la ministra a Sorrento, alla manifestazione organizzata dalla collega e amica Mara Carfagna.

     

    E Gelmini, in una domenica ad alta tensione, ripropone la questione della linea forzista. Porta la sua difesa di Massimiliano Salini, l'eurodeputato rimosso dalla carica di coordinatore regionale in Lombardia (e sostituito proprio da Ronzulli), su un territorio politico: «Salini, oltre a essere una persona competente e piena di iniziativa - dice a chi le sta accanto - è un moderato: rappresenta il circolo delle imprese, viene dal mondo di Cl. La decisione di destituirlo è l'ennesimo attacco ai moderati di Forza Italia».

    mara carfagna maria stella gelmini mara carfagna maria stella gelmini

     

    La ministra degli Affari regionali riapre il caso esploso a ottobre, quando lo scontro sul nuovo capogruppo alla Camera (fu scelto Paolo Barelli) portò l'intera rappresentanza di governo (con lei, Carfagna e Renato Brunetta) a palesare un fronte antisovranista dentro il partito, una sorta di corrente interna che determinò il rischio di una scissione. Ora un nuovo caso, che vede la capodelegazione in rotta con i vertici. O meglio, con il cerchio magico di Berlusconi, Ronzulli in testa.

    LICIA RONZULLI LICIA RONZULLI

     

    Una bufera che esplode alla vigilia della convention napoletana di Forza Italia.

    Anche per questo Tajani prova a chiudere la vicenda prima del fine settimana: «Un grande partito fa sempre sintesi. È giusto che ci sia un confronto, altrimenti saremmo morti. È fisiologico».

     

    E aggiunge: «È un cambio di coordinatore, non uno stravolgimento di linea politica: nessuna mortificazione di nessuno, solo alternanze normali. È capitato anche a me». Ma Berlusconi, che ieri sera è intervenuto a sorpresa a una manifestazione forzista a Treviglio (accanto a Licia Ronzulli, si fa notare) è adirato: «Non possiamo offrire all'esterno l'immagine di un partito tanto diviso - è il suo pensiero - I panni sporchi si lavano in famiglia ».

    MARIA STELLA GELMINI MARIA STELLA GELMINI

     

    Venerdì Gelmini dovrebbe chiudere la prima giornata della kermesse alla Mostra d'Oltremare. Il condizionale è d'obbligo, perché la ministra chiede un chiarimento: «La Lombardia non è una regione qualunque, è il luogo dove è nato il nostro partito», sbotta. E non sono state le sue rimostranze con Tajani, fa sapere, a determinare la sostituzione di Salini: Berlusconi aveva già chiamato quest' ultimo giovedì scorso, l'aveva convocato ad Arcore per comunicargli le sue intenzioni.

     

    L'ormai ex coordinatore lombardo, eurodeputato che nel 2019 nella lista azzurra fu il più votato dopo l'ex premier, domenica ha opposto il gran rifiuto: ha detto no al nuovo incarico che il Cavaliere gli prospettava, quello di responsabile dei rapporti con le imprese. Gelmini contesta una «rimozione improvvisa e ingiustificata, con la campagna elettorale alle porte».

     

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    Da Arcore si racconta una storia diversa: Salini avrebbe respinto la richiesta di dimissioni e anzi avrebbe tentato una raccolta di firme a difesa del proprio lavoro. Che è stato messo in discussione per una serie di valutazioni: i cinque consiglieri regionali fuoriusciti, percentuali deludenti nei capoluoghi e uno scarso radicamento in una regione che fu roccaforte.

     

    E a favore della nomina di Ronzulli si sono pronunciati diversi dirigenti azzurri, i capigruppo Barelli e Bernini in testa. Nei fatti c'è una nuova resa dei conti. E tornano i fantasmi, quelli degli stretti collaboratori di Berlusconi che spingerebbero il Cavaliere a fare scelte sbagliate, che gli prospetterebbero una realtà distorta. Sono le accuse che Gelmini fece a ottobre, durante la riunione di gruppo alla Camera. Ora diventano più pesanti, alla vigilia delle amministrative e della lunga campagna elettorale verso le Politiche.

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