Estratto dell’articolo di Filippo Di Giacomo per “il Venerdì di Repubblica”
DON FILIPPO DI GIACOMO
Il mondo è pieno di sconvolgimenti, tuttavia anche nelle peggiori crisi è possibile intuire il nuovo che sta nascendo. Sandro Pintus, su Africa ExPress del 27 luglio, narra la fine di un incubo e la nascita di un nuovo sistema economico pensato e messo in pratica in Africa unicamente da africani.
L'incubo è finito con il respingimento dei presunti jihadisti […] che hanno insanguinato la regione di Cabo Delgado, estremo Nord del Mozambico. […] A riportare la pace, in meno di un anno, è stato un contingente di 4.500 soldati del Ruanda. Dopo il successo dell'intervento militare, il piccolo Stato dell'Africa centrale ha introdotto in Mozambico aziende ruandesi con strategie nuove e affascinanti che scavalcano senza timore quelle delle multinazionali.
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Il Ruanda da tre anni investe in partnership con Centrafrica, Congo-Brazzaville e Zimbabwe in attività minerarie, servizi di sicurezza, edilizia, produzione di beni di consumo e altro. Il sistema non è perfetto, ma contiene un insegnamento: bisogna smettere di dipendere anche economicamente dall'estero e mettere in valore le proprie risorse e le proprie energie.
Dopo il genocidio del 1994, il Ruanda ha persino abbandonato il francese come lingua nazionale, sostituendolo con l'inglese, e dal nulla è rinato forte e dinamico. Chissà, se le Chiese africane smettessero di pensare con la lingua dei loro colonizzatori, forse un papa nero ci scapperebbe.
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