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Estratto dell'articolo di Patricia Tagliaferri per “il Giornale”
[…] l’Agcom ha deciso di intervenire con una stretta per mantenere l’attività di coloro che nel linguaggio corrente sono denominati «influencer», ma sono anche «vlogger», «streamer» o «creator» - che creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi all’interno di precisi paletti. Perché, secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, «svolgono un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi audiovisivi» e come tali devono rispettare gli stessi obblighi delle emittenti Tv.
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In considerazione dell’impatto che essi hanno sugli utenti, sui consumatori e sulla società e del fatto che molti Paese europei hanno già avviato analoghe regolamentazioni, il Consiglio dell’Agcom ha deciso all’unanimità di indire una consultazione pubblica sulle misure per garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. [...] Le regole riguarderanno la tutela minori, la pubblicità, la composizione delle società, ma anche il rispetto del pluralismo e della non discriminazione.
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L’Authority ha voluto introdurre una distinzione tra chi propone contenuti audiovisivi in modo continuo, con una modalità di offerta e organizzazione degli stessi tale da renderli sovrapponibili a un catalogo di un servizio di media on-demand (ad esempio, i canali YouTube) e chi invece opera in modo meno strutturato. I primi dovranno applicare verosimilmente la totalità degli obblighi previsti dal Testo unico, compresi per esempio l’iscrizione al Roc, la disciplina in materie di opere europee e indipendenti, e la segnalazione certificata di inizio attività (Scia).
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Mentre per i soggetti che operano in maniera meno continuativa non appare giustificata l’applicazione nella sua interezza del regime giuridico previsto per i servizi di media audiovisivi a richiesta. [...]
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