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zaia salvini
Il trono di Matteo Salvini nella Lega non è più così solido. Anzi, scricchiola. Nel Carroccio l'ala "draghiana-governista" ha preso coraggio, raccoglie consensi e tramite i governatori (Zaia, Fontana, Fedriga) fa sentire la propria voce sui giornali. E ora il "Capitone", finito in minoranza nel suo stesso partito, deve ponderare le sue mosse: le scorribande da guastatore contro il governo che la stessa Lega sostiene non saranno più tollerate.
A fine ottobre, dopo le elezioni amministrative, quando sarà stata "pesata" la reale consistenza dei partiti al netto dei sondaggi, si andrà alla resa dei conti: o Salvini risintonizza le sinapsi e depone l'anti-Draghismo oppure verrà disarcionato al Congresso dal resto del Carroccio. Anche perché le intemerate anti-governiste cozzano con l'idea di federazione con Forza Italia del super-draghiano Berlusconi. L'ala governista Zaia-Giorgetti, che vuole Draghi a Palazzo Chigi ancora a lungo, spinge per un'alleanza "responsabile" con il Pd (evitando le schermaglie quotidiane con Enrico Letta) per permettere agli imprenditori del Nord di ripartire e fatturare.
LEGA, DURIGON: “BASTA FALSITÀ, ORGOGLIOSO DEL MIO PARTITO E DI SALVINI”
(Ansa) - “Rassicuro i giornali e le fonti interessate che diffondono quotidianamente fango e falsità di ogni tipo. Non ho alcuna intenzione di lasciare la Lega, anzi, sono orgoglioso di farne parte e di lavorare al fianco di un leader insostituibile come Matteo Salvini”. Lo dice il parlamentare della Lega Claudio Durigon.
MASSIMILIANO FEDRIGA E MATTEO SALVINI
ORA IL NORD VUOLE IL CONGRESSO PER SILURARE SALVINI DOPO IL VOTO
Giacomo Salvini per https://www.ilfattoquotidiano.it
Matteo Salvini ha provato a silenziare il dissenso ma questo, alla prima occasione, è emerso lo stesso. Nella Lega però dicono che la pentola non sia ancora scoppiata. Succederà dopo le Amministrative quando non ci saranno solo i sondaggi – “li guardiamo poco”, fanno spallucce in via Bellerio – a certificare il crollo del partito dal 34% delle Europee del 2019 al 20% di oggi.
matteo salvini e giancarlo giorgetti 8
A quel punto a pesare saranno i voti. Quelli persi, soprattutto al nord. Perché di fronte a una débâcle nei grandi centri – Milano, Bologna e Varese su tutti – è pronta la riscossa dei colonnelli in Veneto e Lombardia: chiederanno prima i congressi regionali e poi quello nazionale. O federale, come si dice nel Carroccio dai tempi di Umberto Bossi.
Con quale obiettivo? Ufficialmente per “capire qual è la linea e dove stiamo andando”, ufficiosamente per provare a rovesciare il monarca. Nessuno ancora lo dice così apertamente perché si aspettano le elezioni e perché, al momento, un aspirante al trono ancora non c’è. Eppure i nomi per sostituire Salvini girano sempre più con insistenza: Luca Zaia, ma soprattutto Massimiliano Fedriga che avrebbe il merito di unire il mondo del Nord con l’idea di partito nazionale impressa da Salvini.
zaia salvini
In Veneto i fedelissimi di Zaia – che ieri sul Corriere ha sfidato il leader dicendo che sul Green pass “ha vinto la linea dei governatori” – di congressi parlano da giorni. Basta sentire Roberto Marcato, uomo vicino al presidente del Veneto: “Nella Lega ci sono tante anime, ora servono i congressi”. È stato lui il primo a prendere le distanze dal nostalgico Claudio Durigon e dai No Green pass (“Roba da medioevo”): si candiderà a capo della Liga Veneta.
Con lui ci sono Marzio Favero, consigliere regionale, Fulvio Pettenà, ex presidente della Provincia di Treviso molto vicino a Zaia e soprattutto Mario Conte, sindaco di Treviso di cui si parla un gran bene nel Carroccio. Il primo obiettivo sarà destituire il commissario regionale Alberto Stefani, molto vicino a Salvini, a cui viene attribuita la colpa di non essere riuscito a incassare un esponente di governo veneto (tranne Erika Stefani). Dopo chissà: dal Veneto assicurano che partirà la riscossa nazionale.
matteo salvini e giancarlo giorgetti 4
Poi c’è la Lombardia, dove comanda il commissario salviniano Fabrizio Cecchetti. Ma questo è il regno di Giancarlo Giorgetti che qui ha cresciuto una cantera di amministratori e parlamentari: da Guido Guidesi a Raffaele Volpi, da Dario Galli a Massimo Garavaglia fino al capogruppo al Senato Massimiliano Romeo. Anche qui la richiesta di cambiamento è forte. Soprattutto se a Milano a ottobre la Lega sarà superata da FdI. Sotto la Madonnina si gioca molto del futuro politico di Salvini perché è da quella sconfitta che i “nordisti” sperano di trarne vantaggio: “Mettiamo che Fratelli d’Italia prenda più voti di noi – spiega un colonnello lombardo – a quel punto sarà chiaro a tutti che la leadership di Salvini non basta più. E inizierà la corsa a scendere dal suo carro”.
MASSIMILIANO FEDRIGA E MATTEO SALVINI
Di fronte alla richiesta del congresso però c’è un ostacolo: i tempi. Salvini vuole posticiparlo a dopo le elezioni politiche, i “nordisti” vogliono celebrarlo prima. Per questo il segretario spinge per eleggere Mario Draghi al Quirinale e andare a votare la prossima primavera così da fare lui le liste elettorali magari escludendo i fedelissimi dei governatori del Nord con la scusa del taglio dei parlamentari.
Il leader, che ha il polso del ventre leghista sopra il Po, questa settimana si è preoccupato. Ha avuto uno scontro durissimo con il capogruppo piemontese alla Camera Riccardo Molinari sul Green pass e si è sentito tradito dagli 87 assenti al voto finale. Quasi tutti eletti al nord. E così prova a dare qualche contentino ai dissidenti: ieri ha annunciato che si batterà per un’altra rottamazione delle cartelle fiscali fino a 20 mila euro.
claudio durigon giancarlo giorgetti
Un altro condonino. E, dopo aver ottenuto la sostituzione di Claudio Durigon e il voto favorevole al Green pass, ora saranno proprio l’autonomia e l’abbassamento delle tasse le prossime battaglie dell’ala “nordista”. Magari facendo affidamento su un loro uomo al Tesoro: per questo i veneti stanno spingendo il padovano Massimo Bitonci per sostituire Durigon. Salvini permettendo.