SANREMO DIPENDENTI RAI
Michela Allegri per www.ilmessaggero.it
Notizie riservate spifferate sottobanco, una contabilità parallela e un vero e proprio «sistema Rai», escogitato da decine di dipendenti per gonfiare le spese di trasferta. Agli atti dell’inchiesta sul maxi raggiro costato all’azienda di Stato circa 120mila euro di rimborsi non dovuti elargiti a tecnici del suono e delle luci, registi, autori, direttori della fotografia e scenografi incaricati di seguire il Festival di Sanremo, c’è un’informativa della Guardia di finanza di Imperia che tratteggia i contorni dell’imbroglio.
La procura di Roma - il pm è Alberto Pioletti - ha chiuso le indagini per 52 persone, tutte accusate di truffa: 51 dipendenti Rai e Matteo Paracchini, cognato del sindaco di Sanremo e titolare dell’hotel Belsoggiorno, che dal 2013 al 2015 avrebbe emesso fatture false permettendo ai clienti di presentare all’azienda scontrini taroccati. È stato proprio lui il primo a parlare del «sistema Rai» e a lasciare intendere di essere stato avvisato dell’indagine a suo carico.
SANREMO DIPENDENTI RAI
Quando nel 2016 i finanzieri hanno bussato alla porta del Belsoggiorno per un controllo fiscale, Paracchini si aspettava la visita: nell’informativa si legge che prima dell’arrivo del suo avvocato, ha detto che «nell’aprile 2016, quando è stato avviato il controllo fiscale, ha ricevuto una telefonata nel corso della quale una persona, di cui non ha voluto indicare le generalità, gli comunicava di essere venuto a conoscenza del controllo». La talpa gli avrebbe anche rivelato che l’indagine riguardava «la questione Rai», avvertendolo «di stare attento». Poi ha aggiunto che «il sistema Rai gli era stato imposto». Paracchini sosteneva di essere «costretto» ad accettare quelle condizioni «per garantirsi la presenza dei dipendenti Rai».
Aderendo al sistema, infatti, «sarebbe stata garantita la sistematica occupazione delle camere per l’intero periodo delle manifestazioni da parte di quel personale che avrebbe soggiornato per il periodo più lungo. In caso contrario, presso la struttura sarebbero state alloggiate persone che, ricoprendo mansioni marginali, avrebbero soggiornato per un periodo più breve».
il cavallo della rai di viale mazzini
Erano i dipendenti della tv pubblica, infatti, a scegliere tra gli alberghi convenzionati quelli dove alloggiare. E avrebbero optato per il Belsoggiorno proprio perché l’accordo con la proprietà avrebbe permesso loro di “taroccare” gli scontrini. «Nel novembre dell’anno precedente il Festival qualche dipendente chiamava per assicurarsi che l’accordo fosse sempre valido e, ottenuta la conferma, passava la voce ai colleghi», ha raccontato un addetto alla reception. L’albergatore avrebbe aggiunto di avere seguito le regole dopo il controllo del 2016, constatando un calo di presenze. Poi, però, in presenza del suo avvocato, ha ridimensionato i fatti, parlando di un tentativo di evasione fiscale. In realtà, dalle indagini è emersa l’esistenza di una «contabilità parallela a quella ufficiale», chiosa la Finanza.
Le false fatture sarebbero state emesse anche in altre occasioni: la Milano-Sanremo, la festa dei Carri fioriti, Sanremo giovani. A raccontarlo, sono stati i dipendenti dell’albergo, che hanno spiegato come funzionava il «sistema Rai». Un testimone ha dichiarato che «l’albergo, ospitando i dipendenti della tv di Stato, provvedeva a emettere fatture fiscali per pasti che non venivano consumati, erano gratuiti, venivano consumati con un esborso di denaro inferiore».
festival sanremo 2
Gli stessi documenti venivano poi «usati dai dipendenti Rai per ottenere il rimborso di spese mai sostenute». Il testimone ha aggiunto che «Paracchini era costretto comportarsi così in quanto, in caso contrario, i dipendenti Rai avrebbero chiesto l’alloggiamento altrove». Un ex addetto alla reception ha poi spiegato gli escamotage per evitare che le fatture ritoccate venissero contabilizzate: veniva fatta una fotocopia a colori di un documento fiscale originale in bianco, e veniva poi usata per emettere la fattura senza inserire nulla nella contabilità ufficiale. Oppure, veniva usato un file excel, appositamente predisposto, con i caratteri uguali a quelli del programma contabile dell’albergo.
Un altro receptionist ha detto che, nonostante la convenzione prevedesse l’alloggio in una camera singola, spesso i dipendenti Rai decidevano di stare in coppia, mentre la camera, già pagata dall’azienda di Stato e lasciata libera, veniva rivenduta ad altri clienti. «Paracchini corrispondeva ai due “conviventi” 20 euro a testa al giorno per il tempo di soggiorno». L’accordo sui pasti funzionava così: «Il primo pasto consumato era gratuito, mentre il secondo era pagato al 50%, cioè circa 20 euro». Mentre il rimborso chiesto alla Rai era relativo a due pasti, per un totale di 60 euro.
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