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IL LIBRO: ANDREA SPIRI - THE END 1992-1994 - LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA NEGLI ARCHIVI SEGRETI AMERICANI (BALDINI+CASTOLDI)
Negli anni della Guerra fredda il rapporto tra l’Italia e gli Stati Uniti assume una valenza decisiva, su ogni altra considerazione prevale l’interesse degli americani per la
stabilità di un Paese alleato che riveste una funzione strategica nel quadro degli equilibri geopolitici internazionali.
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Poi, dopo l’Ottantanove l’approccio degli Usa si modifica, e con le prime avvisaglie di Mani pulite matura il convincimento che vada esaurendosi la spinta propulsiva delle forze politiche tradizionali.
La «Repubblica dei partiti» sprofonda nel discredito, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato sembrano guardare con «favorevole predisposizione» alle inchieste dei giudici milanesi, ma cresce al contempo il bisogno di decifrare gli scenari futuri. Si intensifica allora il flusso comunicativo lungo i canali riservati, attraverso il potenziamento delle dinamiche di raccolta e scambio delle informazioni: l’attivismo crescente dei diplomatici e degli agenti della Cia incrocia le varie tappe della «rivoluzione» italiana, dagli avvisi di garanzia che piovono sul capo del vecchio ceto politico fino alla vittoria elettorale del centrodestra berlusconiano, passando attraverso l’attacco della mafia al cuore dello Stato, con le stragi di Capaci e via D’Amelio.
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Sulla scorta del materiale inedito proveniente dagli Archivi di Washington, questo libro ricostruisce il biennio 1992-94, aggiungendo un tassello fondamentale al
mosaico interpretativo sulla fine della «prima Repubblica».
IL FACCIA A FACCIA CIAMPI-CLINTON
Estratto del libro di Andrea Spiri - THE END 1992-1994 - LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA NEGLI ARCHIVI SEGRETI AMERICANI - BALDINI+CASTOLDI)
Dall’America è arrivato a Roma il nuovo ambasciatore Reginald Bartholomew,
un veterano del Foreign Service, un diplomatico di grande esperienza reduce da
missioni nelle aree del mondo più incandescenti, dal Libano alla Bosnia. È il segnale
che l’amministrazione Usa guarda con occhi attenti al «dossier Italia», forse teme
l’eccessivo indebolimento di un alleato strategico che nel mondo di ieri presidiava la
frontiera Est della Nato e oggi dovrebbe continuare a svolgere la sua funzione nel
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Mediterraneo.
Il faccia a faccia tra Bill Clinton e Carlo Azeglio Ciampi arriva perciò al momento giusto, è l’occasione per chiedere rassicurazioni, fornire ragguagli, sgombrare il campo da ogni eventuale dubbio.
Il presidente degli Stati Uniti e il capo del governo italiano si ritrovano a colloquio alla Casa Bianca il 17 settembre del ’93, l’ultimo incontro ufficiale tra i due è avvenuto di recente, al vertice del G-7 di luglio a Tokyo, e in quella circostanza Clinton ha espresso apprezzamento per l’ex governatore
della Banca d’Italia, con il quale va maturando «una straordinaria sintonia».
A Washington, adesso, c’è più tempo per approfondire i dossier: Ciampi si
accomoda nello Studio Ovale, dove lo attendono anche il vicepresidente Al Gore, il
segretario di Stato Warren Christopher, l’ambasciatore Bartholomew, il consigliere per
la Sicurezza nazionale Anthony Lake che, di lì a poco, darà respiro concettuale alla
dottrina del Democratic Enlargement, muovendo dall’assunto che occorra rafforzare il
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binomio democrazia/economia di mercato, dilatandone l’area di legittimità e influenza.
Un Memorandum of Conversation della Casa Bianca, recuperato tra le carte
declassificate del Dipartimento di Stato, svela i contenuti del colloquio:
Prime Minister Ciampi: L’Italia sta vivendo un importante momento di ripresa,
anche se dobbiamo ancora affrontare sfide cruciali. Il Parlamento ha approvato
una nuova legge elettorale. Tanto gli italiani quanto gli stranieri stanno
riacquistando fiducia nella nostra economia.
L’emissione di nuovi bond
testimonia il rinnovato credito nelle prospettive economiche del Paese.
The President [Clinton, N.d.A.]: Tutto ciò è impressionante.
Prime Minister Ciampi: Dobbiamo gestire con attenzione il quadro economico e
creare fiducia nei mercati. Le elezioni politiche si terranno in primavera. È
difficile dire quale sarà il risultato. Ci sarà una certa frammentazione, ma il
nuovo governo potrebbe non essere molto diverso da quello attuale.
The President: Quando ci siamo incontrati a Tokyo, sono rimasto colpito da
quello che Lei sta facendo. Il mondo ha bisogno di un’Italia stabile e forte. Lei
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dovrebbe essere orgoglioso dei risultati che avete raggiunto.
Prime Minister Ciampi: Le riforme economiche devono andare avanti. Abbiamo
messo mano alla legge di bilancio per l’autunno senza discussioni preliminari
con i partiti politici, e questo rappresenta una novità per l’Italia. Dobbiamo
ridurre i tassi di interesse e il deficit, tagliando la spesa e aumentando al
contempo le tasse. Occorre anche migliorare l’efficienza del governo.
The President: In quali settori avete operato tagli al bilancio?
Prime Minister Ciampi: Ci siamo concentrati su pensioni e assistenza sanitaria.
The President: Tutti i Paesi avanzati hanno sistemi con scarso controllo sui costi
sanitari e pensionistici.
Prime Minister Ciampi: Il mio programma è molto simile al Suo.
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The Vice President [Al Gore, N.d.A.]: I nostri Paesi hanno anche burocrazie
centralizzate obsolete.
Prime Minister Ciampi: Il governo centrale dovrebbe fornire una direzione alle
politiche, ma delegarne la responsabilità per l’attuazione. È importante mantenere il controllo sulla spesa pubblica. In passato, il Parlamento italiano non disponeva di un buon sistema per la definizione del bilancio.
The President: Siamo entusiasti dei cambiamenti che stanno avvenendo in Italia, e felici di constatare che ve ne sia il sostegno pubblico. Lei è riuscito a garantire stabilità.
Come si evince da questo primo scambio, il presidente Ciampi ha voluto
articolare un’operazione-fiducia, insistendo sui propositi che hanno fatto da bussola
alle scelte del governo nei mesi iniziali e che dovranno consentire al sistema-Italia di
ritrovare anzitutto un equilibrio economico, orientandosi verso la crescita e la ripresa:
gli indicatori sono ancora da Paese malato, ma fanno segnare linee di tendenza
incoraggianti.
Le delegazioni passano quindi in rassegna le tematiche di politica
internazionale, focalizzando la loro attenzione sui dossier caldi della Bosnia e della
Somalia. Ciampi si dice «scioccato dall’irrazionalità degli eventi» che si succedono nel
quadrante balcanico, ma riceve gli elogi per l’impegno dell’Italia che ha fornito «pieno
supporto alle operazioni navali e aeree» delle Nazioni Unite lungo la costa orientale
adriatica, oltre a un «importante contributo in termini umanitari». Nel Corno d’Africa
la situazione è altrettanto difficile, il colloquio nello Studio Ovale risente
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dell’incertezza sugli sviluppi dell’operazione Restore Hope.
A giudizio del presidente Clinton, «il punto è trovare una soluzione politica che riesca a interrompere la spirale di violenza in Somalia e consentire alle forze dell’Onu di andarsene senza però inviare un segnale sbagliato». Per l’Italia – ribatte Ciampi – è fondamentale «modificare l’approccio politico alla questione», insistere sul fatto che «la via diplomatica ha più vantaggi delle soluzioni di forza»; vogliamo dare una mano, chiosa l’inquilino di Palazzo Chigi, «ma il nostro Parlamento si oppone».
Il resoconto stenografico illumina anche la parte finale dell’incontro, dedicata alle riflessioni sul ruolo della Nato nel mondo post Guerra fredda e sulla necessità di mantenere aperti i canali del dialogo con Mosca, sostenendo gli sforzi di Boris Eltsin:
La delegazione italiana che accompagna Ciampi è formata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Maccanico, dall’ambasciatore a Washington Boris Biancheri e dal direttore generale per gli Affari politici del ministero degli Esteri Ferdinando Salleo.
Secretary Christopher: Stiamo valutando un possibile allargamento del perimetro Nato, il ragionamento investe anche i criteri per l'adesione. L'alleanza deve spingersi verso Est.
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Prime Minister Ciampi: Quello che conta nel lungo termine è la comunanza di valori che incarna la Nato. Le condizioni che ne hanno favorito la nascita non ci
sono più, ma la Nato esiste ancora. E deve adattarsi ai tempi nuovi. I rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa sono fondamentali per entrambi, abbiamo in comune
la cultura e i valori. Ma è difficile sapere cosa sarà l’Europa tra dieci anni. Crescerà naturalmente l’influenza della Germania, la geografia politica sarà
molto diversa. L’Alleanza atlantica può rafforzarsi, andando ben oltre le questioni militari.
The President: Giungere a un accordo in seno alla Nato per l’intervento in Bosnia può rappresentare un precedente importante e facilitare il processo di pace. Gli
Stati Uniti non possono dare l’impressione di un ritiro dall’Europa, non mi è
piaciuto il messaggio che è venuto fuori con le divergenze tra europei e americani sulla Bosnia.
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La Nato guarda verso Est, e questo ci aiuterà a spiegare l’importanza dell’Organizzazione ai nostri elettorati nazionali. Credo che gli Stati Uniti debbano assumere un ruolo guida, ma vogliamo confrontarci con gli alleati e lavorare insieme per costruire una posizione comune. Le difficoltà
economiche stanno facendo emergere in America una prospettiva votata
all’isolazionismo, secondo la quale dovremmo mantenerci lontani dalla Bosnia,
dalla Somalia […]. Le dure lezioni degli anni Venti e Trenta, però, ci sono
servite. Altri ancora, negli Stati Uniti, sostengono che ci si debba muovere da
soli, mettere in campo azioni unilaterali. Ma questo danneggerebbe la Nato,
l’Onu e le altre istituzioni. La grande sfida che ho di fronte è quella di far
comprendere alla nostra gente e al Congresso di Washington l’importanza
dell’impegno americano nel mondo. Vogliamo assumere un ruolo guida,
cooperando con gli altri. Parlerò al mondo, così come parlo agli americani.
Secretary Christopher: Bisogna gestire l’allargamento della Nato senza isolare
la Russia.
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The President: Così come abbiamo dovuto fare attenzione sull’intervento in
Bosnia per non creare problemi con Mosca.
Prime Minister Ciampi: Concordo, l’allargamento della Nato non deve
rappresentare una minaccia per la Russia.
The President: Siamo preoccupati per le prove che deve affrontare Eltsin. Il
primo ministro russo è stato qui, prenderemo nuove iniziative sullo spazio,
sull’ambiente, sul disarmo atomico. Noi dobbiamo sostenere la spinta
riformatrice.
Prime Minister Ciampi: Dobbiamo dare supporto economico in alcuni ambiti
specifici, il commercio con l’estero è assolutamente necessario.
The Vice President: Ci stiamo concentrando sul settore energetico, il primo
ministro sta cercando di rimettere in piedi la riforma.
The President: Se tutti i Paesi si concentrassero sul settore energetico, ne
otterrebbero grandi profitti. Il problema è superare gli ostacoli politici in Russia
Meeting with Prime Minister Carlo Ciampi of Italy, The White House, Washington DC, 17 September 1993,
Unclassified U.S. Department of State, Case No. M-2017-11993, Doc. No. C06569986.
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