Niccolò Carratelli per “la Stampa”
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La reticenza degli anziani di fronte alla quarta dose di vaccino. La registrano i medici di famiglia, preoccupati per la riuscita di questa ulteriore fase della campagna vaccinale, che coinvolge gli over 80, i fragili tra i 60 e i 79 anni e gli ospiti delle Rsa. «L'aumento delle reinfezioni sta determinando una certa perdita di fiducia rispetto alla vaccinazione - spiega il segretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti -, il nostro compito è far capire che il vaccino mette comunque al riparo dalla malattia grave, anche perché con il calo di protezione non è detto che non si possano presentare delle reinfezioni anche da variante Delta, con maggiori complicazioni polmonari, più gravi soprattutto se a carico dei più anziani».
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A tal proposito, ieri è stato registrato un nuovo aumento dei ricoveri di pazienti Covid in terapia intensiva (ora sono 465) e nei reparti ordinari (più di 10 mila). Sull'esitazione rispetto al nuovo richiamo, secondo Scotti pesa anche il fatto che «la fine dello stato di emergenza è stata equivocata e interpretata come la fine della pandemia».
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Da una parte, quindi, la necessità di rimotivare i cittadini rispetto all'ulteriore richiamo, dall'altra l'esigenza di chiarire gli aspetti logistici. In particolare, dove la somministrazione potrà essere effettuata dal momento che, in varie aziende sanitarie, i medici di base potrebbero non dare il loro supporto per la mancata previsione del contributo economico relativo alle vaccinazioni.
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«Il nostro coinvolgimento dipende dalle aziende sanitarie e dalla condivisione del meccanismo di finanziamento, che, al momento, non pare ci sia - avverte Scotti -. Dopo la fine dell'emergenza, infatti, non tutte le aziende sanitarie stanno confermando il contributo previsto di circa sei euro a iniezione».
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IL FLOP DI NOVAVAX
Escludere i medici di famiglia, però, può rendere ancora più difficile l'operazione quarta dose, perché «per gli anziani risulta complesso raggiungere i centri vaccinali, mentre sarebbe fondamentale mantenere il medico di base come punto di riferimento».
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Di certo, le quarte dosi non saranno somministrate nemmeno nelle farmacie, che già nella prima fase della campagna vaccinale non avevano effettuato le inoculazioni a soggetti fragili e over 80. Ma «se dovesse esserci una necessità siamo sempre disponibili a rispondere alle esigenze delle istituzioni per trovare delle soluzioni», assicura Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma. Ci si appresta a partire, dunque, con qualche incognita e una certa stanchezza di fondo.
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Che, peraltro, riguarda tutta la campagna vaccinale, con un complessivo rallentamento nelle ultime settimane e un ormai conclamato flop del vaccino Novavax. Si sperava che potesse servire a recuperare una quota di dubbiosi e paurosi, ma non è andata così: dal 28 febbraio, cioè da quando è disponibile, è stato somministrato solo a 36.102 italiani, pari a una media di 860 dosi al giorno, a fronte di un totale di oltre 1 milione di dosi consegnate alle Regioni.