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    “JACOBS NON È STATO GESTITO IN MANIERA ADEGUATA. È STATA TRADITA LA NOSTRA FIDUCIA” – PAOLO CAMOSSI, ALLENATORE DI MARCELL JACOBS, PUNTA IL DITO CONTRO LA FEDERAZIONE ITALIANA DI ATLETICA, DOPO LE POLEMICHE PER IL RITIRO DEL CORRIDORE DALLA STAFFETTA EUROPEA – “SE LA DIREZIONE TECNICA GLI DICE ‘SENZA DI TE NON ANDIAMO IN FINALE’ LUI CI PROVA, NON SA DIRE DI NO A UNA RICHIESTA DEL GENERE. HANNO APPROFITTATO DEL FATTO CHE LUI È GENEROSO”


     
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    Giulia Zonca per www.lastampa.it

     

    jacobs jacobs

    La 4x100 mancata diventa la staffetta infinita. Una riunione collettiva (piuttosto agitata) e molti confronti dopo l’ennesimo stop di Marcell Jacobs, le tensioni non si sono sciolte. Il presidente Mei parla di «errori evidenti con il senno di poi, sarebbe stato meglio schierarlo solo in finale», ma sul perché non sia successo c’è ancora molta confusione.

     

    Paolo Camossi, il tecnico del campione olimpico, non condivide la ricostruzione che è circolata: «È stato chiesto a Marcell di correre senza pianificare altre possibilità, approfittando del fatto che lui è generoso, si spende per la squadra e su questa cosa si è giocato».

     

    Non voleva correre?

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    «Se la direzione tecnica gli dice “senza di te non andiamo in finale” lui ci prova, non sa dire di no a una richiesta del genere».

     

    L’errore è stato chiederglielo?

    «È mancata una tutela perché i medici, dopo la risonanza fatta mercoledì, hanno consigliato tra le 24 e le 36 ore di riposo. Mi fa sorridere sentir dire “lo abbiamo fermato prima che si facesse male”. Lui si è molto arrabbiato perché ha sentito un dolore: non è stato bloccato in via precauzionale come sostengono. Semplicemente bisognava rispettare i tempi dettati dai medici».

     

    L’armonia dell’Italia vincente si rompe.

    «Mi dispiace, la squadra sta andando non bene, di più. Non vorrei che queste parole rovinassero l’atmosfera, ma non possiamo neanche stare a guardare. Non è rispettoso per lui, per quello che ha fatto».

     

    Che cosa vi aspettavate?

    «Che gli dicessero: “tranquillo, entri in finale, se non ci andiamo pazienza, hai già vinto il titolo, portato in alto l’Italia, dato emozioni”. Chiedergli altro è stato un grosso azzardo».

     

    Si poteva evitare?

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    «Io avevo chiesto una riunione con il sottoscritto, la direzione tecnica e lo staff sanitario, dopo i 200 metri, per calcolare tutte le possibili combinazioni e a valutare con serenità, prendendoci tutto il tempo perché la squadra la puoi dare alle 8 di mattina».

     

    L’incontro c’è stato?

    «No. Siamo andati al campo il mattino dopo come è stato chiesto. Ed è stato un mio errore, dovevo impormi però io non avrei questo ruolo, non conto nulla per la staffetta. A Tokyo ero già partito quando hanno corso. In nazionale c’è un settore tecnico e un responsabile di settore. C’era la possibilità di dire me lo gioco in finale, ma evidentemente la richiesta di quelle 36 ore non è stata percepita o è sembrata eccessiva».

     

    Il dt La Torre ha detto che vi siete già ritrovati sul campo a parlare tranquillamente.

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    «Io vivo di fiducia e ne do tanta, è la seconda volta che viene tradita e ci vorrà un po’ per chiarirsi. Non serve essere amici, si possono avere idee contrastanti ma obiettivi primari chiari»

     

    Quale è il suo?

    «Faccio tutto quello che è possibile per far correre forte Marcell. Quello che mi muove è vedere quel ragazzo che corre sciolto sorridente e che arriva davanti a tutti»

     

    La federazione ha ammesso degli errori.

    «È vero che dagli errori si impara, ma ogni sbaglio ha un peso e qui parliamo del campione dei 100 metri. Mi dispiace ma il campione olimpico non è stato gestito in modo adeguato. Non avrei voluto alzare polemiche, ma certe ricostruzioni non sono corrette per Marcell, per quanto si spende per la squadra, per quanta passione e anima ci mette e soprattutto perché sul collo porta l’ennesimo titolo».

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    Di Mulo responsabile della 4x100 che cosa le ha detto?

    «Aveva detto a Marcell e pure a me, che lo avrebbe utilizzato solo per la finale. Cosa che non è successa».

     

    Ha parlato con il presidente?

    «Lo devo ringraziare, ci è stato vicino. Ha cercato di bilanciare le posizioni differenti, non sapeva nulla delle scelte che hanno portato alla selezione di Marcell in batteria. Ha sempre detto che non ama interferire».

     

    Come sta ora Jacobs?

    «È un po’ provato. Anche se è sereno perché abbiamo fatto un’analisi e alla fine abbiamo vinto tutte le gare tranne una in cui si è stirato un adduttore. Ha vinto l’oro in una gara difficilissima come i 60 metri ai Mondiali indoor e un Europeo. Abbiamo imparato a gestire certe situazioni e stiamo già modificando il programma per prevenire infortuni grazie anche alla struttura sanitaria della federazione».

     

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    Adesso che succede?

    «Domani faremo un’altra risonanza, vedremo l’entità del danno al polpaccio sinistro. Ha avvertito la fitta quando ha fatto la prova del cambio con Patta nella parte di curva».

     

    La stagione finisce qui?

    «Vediamo, se è un po’ più che affaticato o c’è una piccola lesioncina. Nella prima ipotesi abbiamo perso dei giorni. Abbiamo passato mesi a rincorrere, dispiace perché qui è arrivato a posto, si sarebbe potuto evitare questo stop».

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