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    L’ALLENATORE PIÙ PAZZO DEL MONDO - LA LEZIONE DI CALCIO DEL “LOCO” BIELSA, EX CT DI ARGENTINA E CILE: HA IMPIEGATO 7 ORE PER CONVINCERE GUARDIOLA A FARE IL TECNICO E 90 MINUTI PER STREGARE GLI ALLENATORI ITALIANI


     
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    Francesco Persili per “Dagospia”

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    Ha impiegato 7 ore per convincere Guardiola a fare l’allenatore e 90 minuti per stregare i tecnici italiani alla cerimonia di consegna della Panchina d’Oro. Marcelo Bielsa è un personaggio fuori dal comune. Non per niente lo chiamano “Loco”, pazzo.

     

    A Coverciano è arrivato in macchina da Marsiglia per una “lectio magistralis” ai “mister” del calcio italiano. In prima fila la mamma e la moglie che ha fatto arrivare - naturalmente a sue spese - dall’Argentina. Il dress-code? Il solito: tuta e maglietta. Il look che non piace ad Allegri (assente) ma che lo caratterizza da sempre. Su una lavagna, frecce, schemi, movimenti: il risultato di anni di studio matto e disperatissimo del pallone.

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    Ha visto, vivisezionato e catalogato 50mila partite e codificato 28 moduli di gioco. Studia calcio, respira calcio, Bielsa. Fin da quando saliva su un albero ai tempi del Newell’s Old Boys con i suoi fogli per seguire gli allenamenti. Ha scoperto Batistuta, che poi lo tradì preferendogli il River Plate e poi ha condotto l’Albiceleste di Tevez e Mascherano alla conquista dell’oro olimpico nel 2004.

     

    Nipote di uno dei padri del diritto amministrativo argentino, il tecnico che ha riportato il Marsiglia al vertice della Ligue 1 ha conquistato i francesi a livello tattico (fa giocare il Marsiglia col 3-3-3-1) e col suo stile anticonformista: segue la partita seduto su una ghiacciaia bevendo caffè, non rilascia interviste da 20 anni ma se durante le conferenze c’è da attaccare squadra e presidente, non si tira indietro.

     

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    Bielsa passa per rivoluzionario. A ben guardare i caratteri del ribelle ce li ha impressi sulla carta d’identità - è nato a Rosario, la stessa città di “Che Guevara, Messi e Menotti - e nel dna familiare: il fratello, torturato durante il regime militare di Videla e costretto all’esilio in Spagna, è stato ministro degli Esteri del governo di Nestor Kirchner e fu anche sul punto di accettare la nomina di ambasciatore di Argentina a Parigi.

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    Lui è arrivato in Francia dopo una lunga navigazione calcistica tra Argentina, Cile, Spagna. Tra i suoi ammiratori non ci sono solo Simeone («Allenatore straordinario, quando uno è stato in squadra con lui diventa più bravo»), Crespo e Tevez ma anche Cantona («É geniale come Mourinho») e la presidenta cilena Michelle Bachelet. Vidal, Sanchez, Medel, Isla sono diventati giocatori veri grazie a lui. Il gioco del suo Cile è riuscito a strappare parole di elogio perfino all’ipercritico Johan Cruijff.

     

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    Il segreto del suo calcio? Il movimento. Correre e smarcarsi. Massacra i giocatori a colpi di doppie sedute, li pesa prima di ogni allenamento. Un ginnasiarca. Compila col suo staff i giudizi su ciascun calciatore. Numeri, pagelle. Gioca chi ha il voto più alto. Il calcio come scienza, applicazione, ossessione. Basta vedere il video motivazionale che ha fatto il giro del web, quello in cui prende da parte il ventenne Mendy e lo catechizza: «Essere il migliore, ti toglie felicità, devi essere pronto».

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    Al calcio “Don Marcelo” ha sacrificato tutto: feste, divertimento, affetti e famiglia. I risultati danno ragione. Ha riportato l’Athtletic in una finale di coppa europea dopo 35 anni. Al termine della partita vinta a Old Trafford contro il Manchester United, Guardiola ha detto: «Bielsa è il miglior allenatore del mondo». Grazie a lui Javi Martinez è diventato un top player del calcio europeo e il club basco ha incassato 40 milioni di euro dal Bayern. Ha lanciato anche Herrera, pagato quest’estate 36 mln di € dal Manchester Utd.  

     

    A Marsiglia, con la stessa squadra che la scorsa stagione arrivò sesta a 29 punti dal Psg, è in corsa quest’anno per vincere il titolo. La città è in ebollizione ma lui non si lascia condizionare e continua a vivere a modo suo. Lo hanno visto festeggiare una vittoria dell’OM al McDonald’s, da solo, davanti al suo computer. Il calcio dà, il calcio toglie. Ma l’importante è non tradire la parola data.

     

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    Javier Zanetti e Moratti lo avrebbero voluto all’Inter ma lui fu costretto a rifiutare: aveva dato la sua parola d’onore all’Athletic Bilbao. Anche la Roma lo ha cercato prima di prendere Garcia. Ma il calcio italiano è nel destino di Bielsa. Chi meglio del Loco può aggiungere altra follia al campionato più pazzo del mondo?

     

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