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    MI ILLUMINO DI GNOCCA – PANZA: L’AMOR FOU DEL QUASI 80ENNE UNGARETTI PER BRUNA, L’ITALO-BRASILIANA CHE AVEVA 52 ANNI MENO DI LUI – “AMO PER L' ULTIMA VOLTA, E COME NON HO MAI AMATO, CON DISPERAZIONE. SEI IL MIO SOGNO DELLA FINE, ASSURDO, STUPENDO, ORRENDO...” – IN UN GIARDINO DI SAN PAOLO I 2 SI STRINGONO, LEI SI PUNGE IL DITO CON UNA ROSA. SE CI SIA STATO POI DEL SESSO NON E’ CERTO. FORSE…


     
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    Pierluigi Panza per Liberi Tutti – Corriere della Sera

     

    La passione non ha età e anche nonno Ungaretti aveva un «ardente segreto»: buttare occhio e penna sulle bianche carni di Bianco Bruna.

     

    Già colpito al cuore per l' assegnazione del Nobel a Quasimodo e non a lui, nell' estate del 1966 il quasi ottuagenario è in Brasile per una serie di conferenze. A San Paolo si è recato a rivedere la tomba del figlio Antonietto, scomparso nel 1939 a nove anni. E qui, alla fine di una conferenza, gli si avvicina una giovane originaria delle Langhe di nome Bruna. Si è trasferita lì con il padre, un importatore di spumanti. Vuole sottoporgli i propri versi. Lui, 52 anni in più, la vede, guarda lei più che i versi e immagina di stringerla a sé, «flessuosa al pari di una giovane pianta».

     

    Ci siamo: il giorno fatale è il 26 agosto. Se ci sia sesso non è certo, forse no, ma come evocherà il mese dopo in «svelti settenari» quel giorno, in un triste giardino, i due si stringono. Lei si punge il dito con una rosa: rosa-sangue- amore... siamo al climax. L' episodio indurrebbe a riferimenti crepuscolari; ma il poeta, in successive lettere, tira in ballo Santa Teresa d' Avila. Tornando in Italia, il 14 settembre dal transatlantico Giulio Cesare, Ungaretti invia a Bruna un telegramma: «Grazie alla bella ragazza che scrive (sic) poesie semplici et belle et in tutto est poesia semplice et bella il nonno Ungaretti».

    ungaretti ungaretti

     

    Altro che nonno! Con la penna facile che si ritrova, i due iniziano una storia di soverchianti missive ora raccolte da Silvio Ramat in Lettere a Bruna, (Mondadori, pp.658, euro 21). All' inizio «Ungà» è cotto in tipico amor fou; straborda: «Certo, Bruna, che t' amo, e con quale smisurata demenza... Amo per l' ultima volta, e come non ho mai amato, con disperazione. Sei il mio sogno della fine, assurdo, stupendo, orrendo...». A ottobre già prevede di scrivere un libro (anonimo) insieme con titolo Un amore segreto: «Conterrà - scrive - cose tue e mie. Pochissime copie, di lusso».

     

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    Ungà saccheggia per lei le profumerie a Parigi, visita Israele e la rimpinza di lettere con riferimenti Vetero Testamentari e varie decollazioni del Battista, accantona «pezzi unici» da consegnarle quando verrà in Italia. Più che d' immenso, s' illumina di Bruna: «Per me, stella cara / Che mai non finirai d' illuminare, / Un tempo ti è concesso troppo breve» (Grottaferrata, il 22 febbraio 1967). Il nonnetto chiede di sposarlo: «Caro amore mio, l' atto, l' atto, l' atto che vorrei suggellasse il nostro amore non è un delitto, è semplicemente un matrimonio in regola».

     

    L' amore è struggente; lei non cerca altri uomini.

    Nelle lettere un costante sfondo di paesaggi, città, storie pittori: Vermeer, Turner, Blake...soggiorni a Londra con Allen Ginsberg e Ted Hughes. Ma in Italia, prima di Bruna, arriva suo fratello Marco per studiare al Politecnico di Torino. Bene: fanno amicizia e vanno in giro. Lui vive di amuleti che richiamano Bruna alla sua mente: l' elefantino d' avorio finito nelle tasche del pigiama (testimone del «seme dell' amore»), il fiorellino rosso che conserva dentro una busta. Per il resto dice di votare la Dc: lui, già fascista, è diventato un «cristiano di sinistra». Roma, 6 luglio 1967: «Piccolina mia, come stai? Presto però ti rivedrò, ti rivedrò corpo e anima, e non solo sogno e anima. Qualche volta fai qualche errorino di grammatica, e uno delle tue lettere del 30, 31, non l' avevi mai fatto prima. Come Ti è successo di farlo?

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    Il Tuo Ungà. Lei, infatti, arriva in Italia nel gennaio del fatidico '68 anticipata da giornaliere lettere che sembrano WhatsApp sovraccariche di «mi ami», «mi ami ancora», programmi, cronoprogrammi, «ti aspetto» Dal 28 gennaio a fine marzo visiteranno Roma, Germania, Svizzera e molte città italiane, da Canelli a Pompei.

     

    Per tutto il '68 Ungà continua a scrivere alla "Piccolina"; ma per lui è scoccato l' ottantesimo compleanno: fatica e malanni si fanno sentire. Sente a portata di mano anche l' agognato Nobel: rien à faire. Nel '69 le poesie a Bruna prendono il posto delle lettere. «Cercata in me ti ho a lungo / Non ti trovavo mai». Affiora la malinconia poiché, come in tutti questi amori transoceanici, transcronologici, transculturali poesia e vita stanno prendendo il sopravvento sull' amore. L' ultima lettera è del 14 aprile e finisce come sempre con «Ti amo. Ti bacio. Il Tuo Ungà». Per il Natale '69 Bruna riceverà una copia di Il Dolore nella stessa edizione di lusso donata a Papa Paolo VI. Dedica: «Per Bruna indimenticabile / Buon Natale / Buon Anno / Ungà». Nella seconda pagina dopo il frontespizio: «L' amore mio per te / arde sempre sotto la cenere / Ungà». Anche lui stava per diventare cenere (primo giugno 1970).

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