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    I PARADOSSI DELL’ANTICORRUZIONE – DUE NOMINE BLOCCATE DA CANTONE NELLA SANITÀ, NEL LAZIO E IN CALABRIA, HANNO PORTATO A ESITI OPPOSTI: ZINGARETTI ASSOLTO E OLIVERIO SOSPESO – L’ASSURDO? L’ULTIMA PAROLA NON SPETTA A UN FUNZIONARIO DELL’ANTICORRUZIONE, MA A UN DIRIGENTE DELLA REGIONE


     
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    raffaele cantone raffaele cantone

    Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera

    Dal pasticciato regionalismo che (ancora) affligge l’Italia, affiora l’ennesima incongruenza. L’anticorruzione, si sa, è uguale per tutti, ma per qualcuno sembra esserlo un po’… meno. 


    In ballo ci sono due nomine contestate, nella sanità laziale e in quella calabrese, e due risultati assai diversi, a seconda che il rilievo venga mosso a Roma o a Catanzaro.

     

    Dunque non si può non rallegrarsi del fatto che il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, eviti i tre mesi di sospensione (col congelamento dei poteri di nomina) che gli sarebbero stati inflitti all’esito dei vari passaggi burocratici dall’Autorità anticorruzione, l’Anac, presieduta da Raffaele Cantone: perché di certo la pena avrebbe colpito la piena funzionalità di un’istituzione tuttora fondamentale per la vita di tanti cittadini.

    renzi cantone renzi cantone

     

    Tuttavia, non si può che restare perplessi di fronte alla disparità del trattamento riservato a Mario Oliverio, il presidente della Calabria, per un caso non molto diverso e una pena analoga. E non si può che avanzare qualche riserva su una normativa che attribuisce la decisione finale sul controllato a un controllore sottoposto per gerarchia al controllato medesimo.

     
    Un passo indietro. A febbraio Zingaretti nomina Giovanni Agresti commissario dell’Ipab di Gaeta. Agresti è già amministratore di due cliniche finanziate dalla Regione, il che lo renderebbe incompatibile con la carica ai sensi della Severino, la legge che regola la trasparenza nella pubblica amministrazione: nella sua autocertificazione cita le società private ma omette di segnalarle come causa di «inconferibilità». Scoppia il bubbone, e Agresti si dimette. Zingaretti ne dichiara nulla la nomina. Il che non gli eviterebbe di incorrere nella sospensione, come da delibera Anac del 23 settembre. La stessa pena, in sostanza, che Oliverio s’era visto infliggere per avere nominato all’Asp di Reggio Calabria un commissario in condizioni di incompatibilità. 

    nicola zingaretti nicola zingaretti


    Ma qui arriviamo a uno snodo fondamentale nella definizione del procedimento. L’Anac nazionale deve passare la palla, per le conclusioni, a una figura regionale, il «Responsabile per la prevenzione della corruzione» che non è, si badi, un funzionario dell’Anac stesso, ma «un dirigente della Regione», come l’Autorità presieduta da Cantone specificherà in una nota alquanto affilata.

     

    Senza voler dubitare della professionalità o della buona fede di nessuno, il paradosso che un burocrate si trovi a dire l’ultima parola sul destino del governatore da cui dipende, appare, in effetti, abbastanza vistoso. 

    Nicola Zingaretti e Ignazio Marino Nicola Zingaretti e Ignazio Marino


    Nel Lazio questo delicato compito tocca a Giuditta Del Borrello. La delibera con cui l’Anac mette Zingaretti sotto osservazione a settembre sembra piuttosto stringente. Ma Del Borrello ne rovescia gli esiti (senza peraltro comunicare alcunché a Cantone): la colpa è tutta e solo di Agresti che ha «prodotto una dichiarazione mendace».

    MARIO OLIVERIO MARIO OLIVERIO

     

    Zingaretti, ingannato dall’astuto manager, non ha responsabilità alcuna, «benché il legislatore sembri avere costruito come automatica la sanzione inibitoria» (cioè i tre mesi di sospensione). Ne deriva il «tana libera tutti» e, a corollario, la possibilità che basti quindi un’autocertificazione per sollevare l’ente pubblico da qualsiasi fardello di accertamento ulteriore: un effetto collaterale inquietante. 

     

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