Emiliano Guanella per “la Stampa”
CORONAVIRUS IN ARGENTINA
Nonostante la "quarantena più lunga del mondo", le restrizioni durano da 31 settimane, l'Argentina è il Paese dove oggi il coronavirus viaggia più veloce in America Latina. Ieri è stata superata la soglia psicologica del milione di contagiati (su 45 milioni di abitanti), da un mese si registra una media di 10.000 nuovi casi e 400 decessi al giorno. Un disastro sanitario a cui si aggiunge una situazione economica a dir poco catastrofica. Nel primo semestre dell'anno un lavoratore formale ogni cinque ha perso il suo impiego e la povertà avanza; il 41% degli argentini vive al di sotto della soglia si sussistenza, nelle grandi periferie urbane sei bambini su dieci non riescono ad alimentarsi come dovrebbero.
CORONAVIRUS IN ARGENTINA
La chiusura delle scuole ha peggiorato la situazione, visto che per milioni di alunni il pranzo o la merenda in aula è l'unico pasto caldo della giornata. Da metà marzo il presidente peronista Alberto Fernandez sostiene la necessità del lockdown, pur sapendo delle conseguenze sul tessuto economico. «Una fabbrica o un negozio può riaprire - ha ripetuto - una vita persa non torna più». Il problema è che ora stanno succedendo le due cose; sempre più gente muore di Covid mentre gli ospedali pubblici sono collassati e sono fallite 24.000 piccole e medie imprese, tante quante furono cessate nei quattro anni di governo dell'ex presidente Macri.
alberto fernandez christina kirchner
La popolarità del presidente, eletto meno di un anno fa, è in picchiata. Qualche critica è arrivata anche dal comitato di dieci virologi, sei uomini e cinque donne, che aiuta il governo. Tra di loro c'è Pedro Cahn, uno dei massimi esperti mondiali di HIV. «Noi diamo dei consigli, ma non prendiamo decisioni politiche. La quarantena è necessaria, ma non basta. Il governo avrebbe dovuto essere più efficiente nella tracciabilità dei contagi e nell'isolamento dei focolai».
Il virus all'inizio è stato debole e circoscritto a Buenos Aires e alla sua enorme periferia, dove vive il 40% della popolazione, oggi è ovunque. A 215 giorni dai primi decreti di chiusura si inizia a permettere i viaggi da una regione all'altra, mentre le frontiere aeree sono ancora chiuse. Nella capitale la metà dei bar e ristoranti non riaprirà, la "città che non dorme mai" è finita in un desolante letargo.
CORONAVIRUS IN ARGENTINA
Diverse imprese multinazionali, come la compagnia aerea Latam o la società tedesca Basf, hanno chiuso le loro filiali. A nessuno conviene investire nella moneta locale, il pesos, svalutato del 50% rispetto al dollaro in sei mesi. La fuga di capitali, un classico nei momenti di crisi, è altissima e a poco servono le restrizioni ai movimenti bancari imposti dal governo. Alcuni imprenditori si sono trasferiti nel vicino Uruguay, attratti dai benefici fiscali concessi dal governo locale.
martin guzman 1
Crescono intanto le occupazioni di terre e case in disuso da parte di movimenti di disoccupati organizzati. A Guernica, nell'hinterland di Buenos Aires, tremila famiglie si sono installate in un terreno abbandonato e ora chiedono che lo Stato gli dia allacci alla luce e all'acqua per costruire una nuova "villa miseria". Il governatore Axel Kicilof, pupillo della vicepresidente Cristina Kirchner, chiude volentieri un occhio, ma l'opinione pubblica non è d'accordo; secondo un recente sondaggio più della metà degli stessi elettori peronisti crede che la polizia debba intervenire per sgomberare le aree occupate.