Michele Farina per il “Corriere della Sera”
SCIOPERO DEI CALCIATORI IN ARGENTINA
Neanche un fischio del Papa, tifoso del San Lorenzo, avrebbe potuto dare inizio alla partita. Anzi: c' è chi assicura che i calciatori in sciopero abbiano la silenziosa benedizione del «mister Bergoglio», molto attento alle questioni del lavoro. E così, gli undici della «Gloriosa» non sono scesi in campo contro il Belgrano di Córdoba venerdì sera. Stadi vuoti in tutta l' Argentina. Il campionato, il cui inizio era già stato rinviato di un mese, non è cominciato neanche questo week-end.
Palloni fermi: lo sciopero coinvolge 200 squadre. Calciatori contro le società «irresponsabili» e contro il governo. Il motivo? Non ricevono lo stipendio da mesi. Specie nelle serie minori. «Devo decidere se comprare una felpa a mia figlia o darle da mangiare» ha raccontato un giocatore a Matías Caruzzo, difensore del San Lorenzo.
SCIOPERO DEI CALCIATORI IN ARGENTINA
Colpite anche squadre come i Newell' s Old Boys, dove mosse i primi tocchi Lionel Messi. I club più blasonati, Boca Junior e River in testa, minacciano di ingaggiare i dilettanti al posto delle star. Come se nella nostra Serie A giocassero gli amatori del calcetto.
Interessante. Ma poco probabile: chi andrebbe allo stadio?
STATUA DI LEO MESSI A BUENOS AIRES
Se il fútbol argentino è al collasso, l'intero Paese teme un' altra retrocessione (lo spettro del default 2001): nel 2016 l' economia ha perso quasi il 2%, l' inflazione viaggia al 35%, la disoccupazione al 10%. Domani, primo giorno dell' anno scolastico, gli insegnanti non vanno in classe e mettono in piazza le loro frustrate rivendicazioni salariali. Il giorno dopo, c' è la prima grande manifestazione dei sindacati da quando Mauricio Macri è salito al potere nel 2015 (prima di darsi alla politica guidava proprio il Boca).
LEO MESSI IN ARGENTINA COLOMBIA
Per il presidente post-peronisti ci mancava solo l' astinenza da calcio, che in Argentina è il «fertilizante estatal» (definizione del giornalista Dante Panzeri) . Il presidente non ha rinnovato l' accordo firmato nel 2009 dall' ex capo di Stato Cristina Kirchner, con cui lo Stato si impegnava a versare 11 miliardi di pesos (circa 700 milioni di euro) per i diritti tv in 7 anni.
Soldi che servivano alle società per tenere in piedi la baracca e in campo i giocatori. Giovedì sera, per scongiurare lo sciopero degli scarpini, il governo era intervenuto con un assegno di 22 milioni di euro, a mo' di compensazione per l' intesa non rinnovata. Niente da fare: «Non si gioca finché non ci danno tutti gli stipendi mancanti», ha tuonato Sergio Marchi a capo dell' Associazione Calciatori. Che, non fidandosi delle società, pretendono che gli arretrati arrivino diretti al sindacato, senza passare dalle casse (vuote) dei club dove rischiano di perdersi.
MAURICIO MACRI
Per il governo non ci voleva: scuole chiuse, stadi vuoti. Come ha detto al giornale Pagina/12 un sindacalista dei camionisti: «Se non c' è il pallone, di cosa parla la gente? Della crisi». Certo, c' è il calcio d' oltremare. Ma Messi e Higuaín, per gli argentini, giocano sempre fuori casa.