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“L’ARISTON È UN TEATRO DI PROVINCIA, CON LE POLTRONE DI VELLUTO ROSSO IMPREGNATO” – CARLO ANTONELLI: “IL TEATRO-CINEMA DI SANREMO DA SECOLI È SOTTOPOSTO AD UNA REALE MAGIA OTTICA E SCENOTECNICA CHE L’HA RESO IN PARTE NAVICELLA SPAZIALE (CON ALIENS COMPRESI) E IN PARTE LUNA PARK. E’ UNA STORIA TROPPO LUNGA, CHE INCLUDE ANCHE UN DEBOLUCCIO DANTE FERRETTI DEL 2006. MA LA RECENTE STAGIONE D’ORO È QUELLA DELLO STRAORDINARIO GAETANO CASTELLI, RIUSCITO PER DECENNI A SIGLARE CAPOLAVORI DAL GUSTO INEFFABILE. QUEST’ANNO LA RUMBA È CAMBIATA: LA SCENOGRAFIA LA FIRMA RICCARDO BOCCHINI CHE...” - VIDEO
Carlo Antonelli per Dagospia
Nella complessa (o meglio, complessificata) geografia del Comune di Sanremo, il Festival rappresenta non solo l’occasione per rifilare branzini abbattuti in ogni modo e pigato altrettanto abbattuto (diciamo) ad una popolazione di centinaia di stipendiati Rai che inizia ad affollare gli appartamenti locali, ad affitto brevissimo e a peso d’oro, fin dai primi giorni dell’anno nuovo.
Cui si unisce mano a mano il pendolarismo delle prove da parte di artisti manager e discografici (letale se in treno, a causa dell’impossibile linea tra Genova e Ventimiglia, oltretutto spesso vessata dal maltempo). Ad un certo punto, circa una settimana prima dell’inizio della faccenda, la panna inizia a montare. Traffico, mamme e nonne kamikaze sotto le ruote delle para-berline, parecchio cash nelle casse degli hotel di lusso (che obbligano a comprare una settimana intera, anche se vuoi stare una notte).
Va ricordato che Sanremo non presenta solo la struttura classica del tipico paesino rivierasco, ma si espande in modo modernistico in una serie di quartieri anni cinquanta sessanta, quelli che fecero scrivere a Italo Calvino uno dei suoi primi lavori, “La Speculazione Edilizia”. Qui stanno capolavori di stile internazionale mal compresi da impresari troppo concentrati dalla competizione per capirli: la piscina dell’Hotel Royal e il Monastero del Carmelo (entrambi di Giò Ponti) e la bellissima Marina di Caponero disegnata da Daneri.
Il lungomare è comunque sfigurato (un classico ligure) dalla ferrovia e genera la leggendaria Via Matteotti dove sta il sonnambolico Casino’ e giu’ in fondo il Teatro-Cinema Ariston, con le lettere di plastica sotto la scritta (davano “Oceania 2 “ fino a 20 giorni fa). Una tenerezza infinita. Da Via Matteotti spunta Piazza Colombo, la piu’ ampia del luogo. La parallela di Via Matteotti è Via Roma, dove non ci sta niente se non il retro del teatro e teatro (appunto) delle peggiori performance delle nonne e nipoti kamikaze di cui si diceva prima.
L’Ariston è un teatro di provincia, con le poltrone di velluto rosso impregnato e da secoli è sottoposto ad una reale magia ottica e scenotecnica che l’ha reso in parte navicella spaziale (con Aliens compresi) e in parte luna park. E’ una storia troppo lunga, che include anche un deboluccio Dante Ferretti del 2006, ma la recente stagione d’oro è quella dello straordinario Gaetano Castelli che riuscito per decenni a siglare capolavori dal gusto ineffabile. Quest’anno la rumba è cambiata: la scenografia la firma Riccardo Bocchini (che dichiara: “ci sono una serie di motorizzazioni che riguardano soprattutto i lampadari scenotecnici”, anche se in fondo..).
Ma l’Ariston non è un progettazione storica solitaria.
Lo accompagnano quattro luoghi temporanei.
Il primo è la strutturetta del PrimaFestival, una sorta di stand da sagra di paese, dalle dimensioni ridotte, dove stanno schiacciati due conduttori con collegamenti e cosette registrate nel backstage.
Cosa piu’ importante, si fa per dire, è il corridoio quasi matrimoniale di archi luminosi—l’Eni Red Carpet- che arriva fino a Piazza Colombo dove s’erge il Suzuki Stage, un palco (anche come si deve) per fare esibire con una sola canzone di fronte ad un pubblico agglutinato (ed eccitato da professionisti) alcuni artisti appartamenti all’edizione dell’anno scorso o revenant del passato (a volte in ottima forma, come Raf la prima sera).
Di fronte al teatro invece, se si percorre la stradina andando dritti, si trova una piazzetta dove la Rai ha allestito una seconda baracca di plastica, il “Dopofestival”, un bizzarro teatrino delle marionette animato con buona verve nonostante la stanchezza da Alessandro Cattelan e che scatta in onda dopo l’una di notte, impreziosito dalla presenza esilarante della pugliesissima esperta di moda Anna Dello Russo. Malcapitati appena carambolati fuori dalla gara si sottopongono ad una gogna al freddo (vedi Marcella Bella imbacuccata l’altro ieri) e vengono trascinati in giri di conversazioni intorno al nulla fin troppo ammirevoli e a gag a volte addirittura riuscite.
Eni e Suzuki sono tra gli sponsor ufficiali del festival (con Tim), ma anche Costa Crociere lo è. Per questo il quarto luogo del festival è galleggiante ma, a differenza degli scorsi anni, non sta ancorato. Si sta muovendo. Questo l’itinerario della pazzesca Costa Toscana (dalle volumetrie irreali, come tutta la categoria): partenza da Savona, da qui a Sanremo due giorni e via a Barcellona, Marsiglia, Civitavecchia (chissà..), poi di nuovo Sanremo fino alla fine.
Ad eccezione di Albertino la prima sera e del previsto Gigi D’Agostino per un San Valentino flottante (e infine una nota band di dance di qualità l’ultima sera) si tratta di una crociera vera e propria, con ufficiali giovanissimi anche venticinquenni ma soprattutto passeggere americane ultraagèe con tanto di toyboy ispanici meravigliosi, dai colli taurini mai visti prima.
Insomma, architettura e design estremo non mancano al Festival: non visti, abbandonati nelle piazze di giorno, su rotte spesso insensate. Pieni di umani transeunti.
gaetano castelli foto di bacco
riccardo bocchini
Marco Lucarelli - Maurizio Pagnussat e Riccardo Bocchini
RICCARDO BOCCHINI
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