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    “L’ARRESTO? PENSAVO DI ESSERE SU ‘SCHERZI A PARTE’” - MICHELE PADOVANO, EX ATTACCANTE DELLA JUVENTUS, RACCONTA L’ODISSEA GIUDIZIARIA, DURATA 17 ANNI - FU ACCUSATO DI ESSERE UN NARCOS: “MI HANNO TRATTATO COME FOSSI L’ESCOBAR ITALIANO. A CUNEO MI MISERO IN ISOLAMENTO PER 10 GIORNI. POI VENNI TRASFERITO A BERGAMO PER 3 MESI. FISICAMENTE FU DEVASTANTE. DOPO L’ASSOLUZIONE HO PIANTO. NON PORTO RANCORE. TRA I MIEI EX COMPAGNI L’UNICO A STARMI VICINO E’ STATO…” - IL MONDIALE 2006 VISSUTO IN UNA CELLA...


     
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    Estratto dell'articolo di Marco Spiridigliozzi per “il Giornale”

     

    michele padovano michele padovano

    Lo scorso 31 gennaio, la Corte d’Appello di Torino ha assolto l’ex calciatore Michele Padovano dall’accusa di aver finanziato un traffico di stupefacenti nel 2006, chiudendo una parentesi lunga 17 anni, durante i quali si è battuto con determinazione al fine di dimostrare la sua innocenza.

     

    (…)

     

    Cosa ricorda di quel 10 maggio del 2006, il giorno in cui venne arrestato?

    «Ricordo le modalità davvero assurde con cui venni condotto in questura, come se fossi l’Escobar italiano. E dopo le impronte digitali venni immediatamente trasferito nel carcere di Cuneo. In isolamento. Ricordo bene che quando venni prelevato da casa e condotto in questura, pensai che fosse tutto uno scherzo. O almeno lo sperai fortemente».

     

    In che senso?

    «Erano gli anni in cui Scherzi a parte aveva preso di mira i calciatori. Allora pensai ad uno scherzo architettato ben bene, ma una volta entrato in questura e prese le impronte, capii che era tutto vero. Giuro che sperai tanto che si trattasse di uno scherzo».

     

    Cosa le accadde a livello fisico?

    padovano vialli padovano vialli

    «È stata durissima. A Cuneo mi misero in isolamento per 10 giorni. Senza doccia, in condizioni terribili. In seguito, acquisita l’ordinanza, iniziai a leggerla attentamente. Anzi la studiai a memoria e più la studiavo, più mi rendevo conto dell’errore sulla mia figura.

    Dopo quei 10 giorni atroci di Cuneo, venni trasferito a Bergamo per 3 mesi.

    Fisicamente fu devastante».

     

    E mentalmente?

    «La mia fortuna sono state la consapevolezza di essere innocente e la forza del mio carattere. Sono un combattente, non ho mai mollato in campo e non potevo certo mollare in quel momento. Come detto, studiai attentamente l’ordinanza del mio arresto, e decisi che dovevo combattere fino alla fine per dimostrare la mia innocenza e non ho chiesto il rito abbreviato, che mi avrebbe garantito sconti di pena, io volevo l’assoluzione piena perché ero innocente».

     

    Dopo 200 giorni circa di carcere, tornò a casa.

    «Ogni giorno i carabinieri venivano 2-3 volte. Chissà, pensavano volessi scappare! E dopo 9 mesi di domiciliari, altri 5 mesi con l’obbligo di firma».

     

    Quindi tutto l’iter processuale.

    MICHELE PADOVANO ALESSANDRO DEL PIERO MICHELE PADOVANO ALESSANDRO DEL PIERO

    «Nel 2011 la sentenza di primo grado fu 8 anni e 8 mesi, in appello 6 anni e 8 mesi. Ma credo che la mossa fondamentale sia stata cambiare i miei avvocati. E con Michele Galasso e Giacomo Francini è iniziato un viaggio tutto nuovo che è terminato poche settimane fa con l’assoluzione».

     

    Cosa ha provato nel leggere la sentenza di assoluzione?

    «Sono un combattente, ma faccio fatica ad esternare determinate emozioni, soprattutto quando sono così forti. Ho pianto, ma ho provato anche una gioia immensa. Parliamo di diciassette annidi vita, durante i quali sono accadute tantissime cose. Mio padre non c’è più...».

     

    In tutti questi anni come ha gestito la sua figura di marito e di padre?

    «Devo tutto a mia moglie Adriana. È lei che ha reso possibile che io continuassi ad essere marito e padre di Denis. La famiglia è tutto nella vita».

     

    E dal mondo del pallone chi ricorda al suo fianco?

    «Non porto rancore ma cito solo due persone che mi sono state realmente vicine: Gianluca Presicci e purtroppo un amico e collega che non c’è più...».

     

    Gianluca Vialli.

    MICHELE PADOVANO MICHELE PADOVANO

    «Esatto. Luca telefonava sempre a mia moglie quando ero in carcere. Eravamo amici, molto amici. La mia scelta di andare a Londra al Crystal Palace fu determinata dal fatto che lui era lì. Con lui se n’è andato un pezzo di me».

     

    MICHELE PADOVANO MICHELE PADOVANO lo sceicco e padovano foto mezzelani gmt lo sceicco e padovano foto mezzelani gmt MICHELE PADOVANO MICHELE PADOVANO

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