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    NON SI BUTTA VIA NIENTE: L’ARTE E’ UN RICICLO INFINITO - ALLA FONDAZIONE PRADA DI MILANO LA NUOVA MOSTRA IDEATA DA SALVATORE SETTIS: UNA RIFLESSIONE SUL RIUTILIZZO DI OPERE DEL PASSATO - NELLA CISTERNA È RICOSTRUITO IL COLOSSO DI COSTANTINO, I CUI FRAMMENTI ORIGINALI SONO SCHIERATI NEL CORTILE DEL PALAZZO DEI CONSERVATORI IN CAMPIDOGLIO – PANZA: “MI CHIEDO COSA FARÀ IL DIRETTORE DEI CAPITOLINI CLAUDIO PARISI PRESICCE PER EVITARE L'EFFETTO GARDALAND QUANDO PORTERÀ A ROMA QUESTO COLOSSO…"


     
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    Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera”

    MOSTRA RECYCLING BEAUTY MOSTRA RECYCLING BEAUTY

     

    Il riciclo dei materiali del passato per adattarli a un nuovo uso o un nuovo senso è una prassi sociale e politica contemporanea, ma di certo non nuova. Anzi, trasportare, riadattare e trasformare l'Antico, a partire da quanto fecero i romani con le opere della Grecia conquistata, seguì tre dimensioni temporali: il reimpiego dei pezzi con valore memorativo, l'utilizzo nel presente come atto fondativo (questo regola anche la definizione di identità e di comunità) e la conservazione predittiva in vista di un utilizzo futuro.

     

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    La mostra «Recycling Beauty» esposta da oggi alla Fondazione Prada, con la cura di Salvatore Settis (con Anna Anguissola e Denise La Monica), racconta con una sessantina di opere scultoree dal IV secolo a.C. a circa il XVII secolo d.C. questa storia, nota agli specialisti ma assai meno agli appassionati di arte e cultura in quanto l'Idealismo e Croce hanno finito per orientare la comprensione dell'arte nel perimetro di autore-originale-opera. In realtà, la creazione e fruizione delle opere di pratiche artistiche, specie classiche, è qualcosa di molto più articolato e trasformativo, come già le esposizioni del 2015 «Serial Classic» e «Portable Classic», con le quali Prada inaugurò i suoi spazi di Milano e Venezia, hanno dimostrato.

     

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    Riciclare la bellezza, moltiplicarla, persino manipolarla trasformando una divinità pagana in un santo cristiano è la manifestazione più evidente che quella bellezza materiale ha raggiunto il proprio scopo in quanto ha continuato a generare significati di generazione in generazione e nessuno ha voluto separarsi da essa.

     

    Non oso pensare i costi dei prestiti di queste opere che possono superare il peso della tonnellata, come il celebre «Leone che azzanna un cavallo» (IV secolo a.C.) dei Musei Capitolini, gruppo scultoreo che nel Medioevo fu collocato sul Campidoglio come allegoria del Buon governo. Entrando nel Podium della Fondazione Prada, attratti dalle statue che ci osservano poiché rivolte verso l'esterno della vetrata, si resta così frastornati dallo spuntare di questi marmorei funghi da far tornare d'attualità il celebre motto «Roma quanta fuit, ipsa ruina docet», inciso sul frontespizio del «Terzo libro dell'architettura» di Sebastiano Serlio, in piena rinascita dell'antico.

     

    Qui l'allestimento è dell'architetto Rem Koolhaas ed è finalizzato a trasmettere l'idea che il materiale archeologico sia sempre in transito, come pronto a ripartire per un nuovo riciclaggio. Così, le divinità pagane, anche le loro copie barocche come il «Moro Borghese» e «La Zingarella» ricomposte da Nicolas Cordier, e i vasi antichi, come la «Tazza Farnese» che già nell'Antichità e nel Medioevo viaggiò tra Egitto, Roma, Persia e Bisanzio, sono lasciate appoggiate sui loro imballaggi.

     

    salvatore settis (5) salvatore settis (5)

     Alcuni busti e sarcofagi sono finiti su scrivanie per ufficio al posto dello schermo dei pc. Genialmente dissacrante mettere la testa di un Paride al posto del «pacchetto Office» - come a dire: l'Antichità è tra noi, «sono il nuovo vicino di scrivania» - sebbene l'allestimento risulti freddo nelle cromie e in alcuni supporti. Le didascalie spiegano il riciclaggio che ha interessato il pezzo esposto, mentre il catalogo entra più nel merito di storie trasformative che sono un romanzo.

     

    Nella cisterna è ricostruito il Colosso di Costantino, i cui frammenti originali sono schierati nel cortile del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio: testa, dito, piede Talmente iconica da non poterci fare un selfie per le sue dimensioni (alto undici metri, in scala 1:1), è stata realizzata con l'immancabile Adam Lowe di Factum Foundation. Mi chiedo cosa farà il direttore dei Capitolini Claudio Parisi Presicce per evitare l'effetto Gardaland quando porterà a Roma questo colosso, che fu realizzato nel IV secolo già come rielaborazione di una statua più antica, probabilmente di Giove. E per avere una idea di quella di Giove dovremmo osservare la statua della divinità riproposta nell'ultimo quarto del I secolo a.C. oggi conservata all'Ermitage. Un riciclaggio infinito, insomma.

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