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    WARHOL PER SEMPRE – IL GENIO DEL POP STA PER SEGNARE UN NUOVO RECORD NELLA STORIA DELL’ARTE: IL SUO “SHOT SAGE BLUE MARILYN” POTREBBE ESSERE VENDUTO ALL’ASTA PER 200 MILIONI DI DOLLARI, DIVENTANDO L’OPERA PIÙ COSTOSA MAI BATTUTA – MA PERCHÉ SI CHIAMA MARILYN “SPARATA”? NELLA BOLGIA DELLA FACTORY UNA DELLE TANTE SCOMBINATE CHIESE ALL’ARTISTA DI POTER “SHOT” MARILYN. WARHOL PENSAVA VOLESSE FARE UNA FOTO E INVECE…


     
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    Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”

     

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    «Michelangelo non veniva da Pittsburgh», canta Lou Reed - nei panni dell'amico Andy Warhol - in Small Town , ma il sogno impossibile del figlio miope e timidissimo di un minatore slovacco della Pennsylvania si è realizzato: nelle case d'asta della nostra epoca i Warhol sono il termometro dello stato di salute del mercato (al momento della morte, nel 1987, lasciò 8 mila tra tele e sculture), e proprio un Warhol sembra destinato, tra poco più di un mese, a stabilire un nuovo record per l'arte del Novecento. Duecento milioni di dollari (182 milioni di euro) è la previsione della casa d'aste per la serigrafia di circa 1 metro per 1 metro «Shot Sage Blue Marilyn» (letteralmente «Marilyn sparata, azzurro salvia») del 1964.

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    Il record a un'asta per un'opera del ventesimo secolo - panorama vasto, da Monet a Basquiat - attualmente appartiene a Picasso («Les Femmes d'Alger», versione O: lo sceicco qatariota Al Thani l'ha acquistato nel 2015 per 179,4 milioni di dollari, 163,3 milioni di euro) ma la Marilyn di Warhol potrebbe superarlo con facilità da Christie' s a maggio. A quel punto l'unico quadro più costoso di un Warhol sarebbe il discusso «Salvator Mundi» attribuito a Leonardo e venduto nel 2017 per 450,3 milioni di dollari, 410 milioni di euro).

     

    andy warhol andy warhol

    «Shot Marilyn» Le «Shot Marilyn» di Warhol, le «Marilyn sparate», sono quattro e questa è la più importante. Si chiamano così perché nella bolgia della Factory una delle tante scombinate che bazzicavano il grande studio sulla 47esima strada a New York vide quei grandi ritratti di appoggiati a una parete, accatastati uno davanti all'altro, e chiese all'artista se poteva «shoot» Marilyn. «Shoot» può significare «fare una fotografia» o «sparare». Warhol pensava ovviamente che la donna, Dorothy Podber, intendesse «shoot» nella prima accezione, e disse sì, ma lei estrasse un revolver e sparò in fronte a Marilyn (fu bandita a vita dalla Factory).

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    Il curioso caso delle «Marilyn sparate» è passato definitivamente alla storia nel 1968, quando un'altra frequentatrice della Factory, Valerie Solanas, sparò non a un quadro ma a Warhol, sopravvissuto per miracolo. E così le quattro «Shot Marilyn» - la «azzurro salvia» è la più famosa, le altre hanno lo sfondo rosso, arancione, e blu - sono tra le opere più importanti del catalogo warholiano, studiate e discusse come il suo Elvis, la sua Jackie Kennedy, Mao, la carta da parati con le mucche e le lattine di zuppa Campbell.

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    La forza del genio Ma perché Warhol continua a parlare di noi, del nostro presente, con tanta forza? Non che in vita non fosse famoso, ovviamente, ma le sue quotazioni sono letteralmente esplose nell'ultimo ventennio. Quand'era vivo la sua opera più costosa si fermò a due milioni di dollari, con i quali oggi si potrebbe comprare giusto qualche sua Polaroid. Ma perché ogni volta che un Warhol importante finisce all'asta supera il suo record precedente («Silver car crash: Double disaster» è stato venduto nel 2013 per 105 milioni di dollari, 95,6 milioni di euro)? Marilyn, come in moltissimi altri casi di ritratti warholiani, non posò per lui: l'immagine è stata rielaborata da una foto promozionale di Niagara , il film che la lanciò nel 1953, e trasformata in quadro soltanto dopo la morte della diva nel 1962 dal «Michelangelo di Pittsburgh».

     

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    Un simbolo Alex Rotter, direttore di Christie' s per l'arte del XX e XXI secolo, ha spiegato alla presentazione dell'asta che «questo dipinto simboleggia tutto ciò che è importante per noi del ventesimo secolo: si può vedere tutta la sua bellezza, e la sua tragedia, su quel viso... Marilyn vista da Andy Warhol rappresenta lo zenith della pop art e la promessa del sogno americano che racchiude ottimismo, fragilità, celebrità. È un'icona che trascende il genere del ritratto americano, e si colloca al centro dell'arte e della cultura del ventesimo secolo. È nella stessa categoria della "Nascita di Venere" di Botticelli, della "Gioconda" di Leonardo e Les Demoiselles d'Avignon" di Picasso. La Marilyn di Warhol è indubbiamente uno dei più grandi dipinti di tutti i tempi. È un'opportunità unica per presentare questo capolavoro al pubblico attraverso un'asta. Ogni volta che un dipinto come questo arriva sul mercato, cambia il mercato, e non solo per Warhol».

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