Angelo Guglielmi per la Stampa
GINEVRA BOMPIANI
Mela zeta è il tasto del computer che ti consente con un clic di riandare (ripercorrere ) il tuo passato. E' un tasto che non esiste altrimenti ci salverebbe da tanto autobiografismo sconcio Che ha l' attrattiva del pettegolezzo e non della testimonianza. Quel tasto lo ha inventato furbescamente Ginevra Bompiani consentendole di rievocare solo quegli eventi interessanti oltre per chi li ha vissuti anche per un lettore.
Quegli eventi sono gli incontri, qualche volta fugaci altra più duraturi (ma sempre intensi), che Ginevra nella sua vita (di ieri) incrociò e visse con alcuni importanti personaggi della cultura novecentesca . Deleuze, Manganelli, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Iingeborg Bachmann, José Bergamin, e, allora solo adolescente, Calvino e Pasolini e ancora la maestosa vecchia di Srebrenica.
Nella mia testa Ginevra fa parte di una compagnia di giro di intellettuali raffinati (io ebbi con loro in tempi molto passati un inconcludente contatto) incuriositi dalla conoscenza e impegnati a scoprirla viaggiando per il mondo. Una compagnia mi figuravo di origine settecentesca più che datata oggi (quando siamo così dispersi e disperati).
GINEVRA BOMPIANI
Le rievocazioni di Ginevra sono di preziosa tessitura e godibile lettura tanto da dolersi che non siano più numerose. Quegli incontri sono per Ginevra occasione di gioia esistenziale (e pure fisica) attivata dalla straordinarietà dei personaggi incontrati di cui a incantarla è l' aspetto (per primo) di generosa umanità.
Esemplare è l' incontro parigino con Gilles Deleuze in una cena in casa dell' amico Manganaro in cui tra il filosofo francese già malato e Ginevra si crea una affettuosa complicità di pensiero (non si è parlato che dell' amicizia) che ha il punto più alto al momento degli arrivederci quando Deleuze chiesto di tornare a casa sul pianerottolo ha un mancamento e vien fatto sedere su una sedia con Ginevra e gli altri intorno come a abbracciarlo con un silenzio sospeso finché non arriva l' ascensore e lui sparisce nella gabbia.
E molti altri sono gli elogi dell' eloquenza del silenzio (della non necessità di comprendere le parole) il più clamoroso in un' altra delle avventure di Ginevra. Che durante l' oscena guerra dei Balcani decide di organizzare e accompagnare (attraverso un paesaggio di case bucherellate e campi bruciati) un viaggio di viveri da distribuire alle donne di Srebrenica in fuga sulle montagne dopo la strage di tutti gli uomini (di tutti i mariti) compiuta dalle soldataglie serbe.
GINEVRA BOMPIANI COVER
In una delle tante distribuzioni (forse nell' ultima) «ecco scendere per la scarpata una vecchia vestita con suprema, solitaria eleganza»; avvicinandosi al coro silenzioso (in cui ciascuno attende la parte che gli spetta) «si mette a raccontare la sua odissea» (figlio e marito uccisi con altri quindicimila uomini e buttati nelle fosse). «Tutto questo lo dice in una lingua che non capisco, che nessuno traduce, ritta d' avanti a me, piange e racconta. Il coro intorno tace. E vedo come il mito nasce in una lingua straniera».
E aggiunge «Dice Margaret Mead. Finché non ne sei sprovvista non ti rendi conto di quanto una lingua disturbi la comunicazione». E nessuno lo sa meglio di Manganelli (pur provvistissimo di parole) che nei suoi incontri con Ginevra convinto che le parole sono sempre bugiarde preferisce l' imbarazzo di guardarsi in faccia senza dirsi niente.
DELEUZE
E il non usare le parole torna nell' incontro con Ingeborg Backmann che ha preparato per gli importanti ospiti attesi (tra gli altri Adorno e Gershom Sholem) un tavolo di buoni cibi ma lascia che a tarda ore lascino la casa affamati perché (per non rompere l' incanto della vicinanza)non ha mai detto loro di servirsene. Ma non mancano gli incontri in cui vince l' abbondanza delle parole con «Elsa», Anna Maria Ortese, Sonia Orwell.
Il più chiassoso è quello con Josè Berrgamin. Qui Ginevra scegliendo la postura della pura ammirazione dovendo esprimerla in parole si lascia alle volte sfuggire toni di devozione che appartengono al facile poeticismo. Ma forse non vi era altra strada per risolvere quell' incontro. In chiusura di libro Ginevra si chiede se quegli incontri li ha vinti o mancati ma si convince piuttosto che è mancata a se stessa. Dimentica che i saggi dicono che la vita è sempre una partita persa.
GINEVRA BOMPIANI