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    L’ASSALTO ALLA CGIL ERA STATO PIANIFICATO - LA RIVENDICAZIONE DEL NO VAX FRANZONI: “ABBIAMO DECISO IN OTTO” – DAL PALCO DI PIAZZA DEL POPOLO AVEVA ARRINGATO LA FOLLA: “SEGUITE GIULIANO CASTELLINO, POI CAPIRETE” NELLA NUOVA INCHIESTA DELLA PROCURA LE PROVE CHE L’ASSALTO ERA STATO DECISO GIORNI PRIMA – ALTRE 5 MISURE CAUTELARI PER FORZA NUOVA, C’E’ ANCHE NICOLA FRANZONI…


     
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    Sara Menafra per open.online

     

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    No, l’assalto alla Cgil il pomeriggio del 9 ottobre scorso non è stato momento di follia di una manifestazione no vax inaspettatamente numerosa i cui promotori si sarebbero fatti prendere la mano.

     

    Che l’obiettivo dovesse essere il sindacato, gli organizzatori della manifestazione, tra i quali i leader del movimento neofascista Forza Nuova, l’avevano deciso da tempo perché individuavano proprio nel sindacato uno dei maggiori responsabili dell’approvazione del decreto che ha istituito il Green pass durante la pandemia da Covid. Mentre il processo ai capi di Forza nuova, Giuliano Castellino e Roberto Fiore, è ancora in corso, la procura di Roma ha chiesto e ottenuto cinque nuove “misure” per l’assalto alla sede nazionale della Cgil avvenuto il 9 ottobre scorso, durante una delle manifestazioni del movimento No vax e no green pass.

     

    nicola franzoni giuliano castellino nicola franzoni giuliano castellino

    La decisione riguarda in particolare Nicola Franzoni, l’unico per il quale è stato chiesto ed ottenuto il carcere, e altre quattro persone tra i quali l’ultrà juventino Claudio Toia, tutti accusati di devastazione e saccheggio aggravato e resistenza a pubblico ufficiale aggravata. Franzoni, però, risponde anche di istigazione a disobbedire alle leggi e violazione del divieto di tornare nel comune di Roma. Sua del resto era stata l’incitazione alla piazza del Popolo particolarmente gremita, quel pomeriggio 9 ottobre: «Siamo a Roma e l’abbiamo presa, la piazza deve seguire Giuliano Castellino, l’obiettivo lo capirete».

     

    Il progetto di assaltare la Cgil

    Proprio sul fatto che l’assalto alla Cgil non sia stato l’azione estemporanea dei manifestanti – che senza molto pensarci si erano diretti in corteo per liberare piazza del Popolo (come sostengono le difese di Fiore e Castellino) – punta molto l’ordinanza del gip Annalisa Marzano.

     

    Come scrive la giudice:

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    Coloro che avevano organizzato l’evento del 9.10.2021 in realtà avevano anche concordato di recarsi verso la sede del sindacato. Sicché, la scelta di dirigersi verso la sede della CGIL non maturava sull’onda emotiva della sorprendente e inaspettata adesione all’iniziativa, quanto piuttosto discendeva dal progetto pianificato da un numero ristretto di persone che Franzoni Nicola sui social indicava in numero di otto persone.

     

    Non solo. Dagli accertamenti si apprendeva che due degli otto ideatori, promotori e organizzatori della manifestazione, Castellino Giuliano e Testa Pamela, erano coloro che avevano proposto di dirottare le forze dell’ordine verso la sede della CGIL al fine di favorire la marcia verso i palazzi delle Istituzioni.

     

    In realtà, spiega ancora il gip, a dare i dettagli della strategia, specificando chi e quando ha deciso che la manifestazione del 9 ottobre dovesse finire con l’aggressione alla Cgil è lo stesso Franzoni e non in intercettazioni telefoniche ma in una diretta Facebook che l’esponente no vax tiene subito dopo i fatti del 9 ottobre. Nella diretta, dialogando coi suoi sostenitori, Franzoni è esplicito.

     

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    E racconta nel dettaglio che la decisione era stata presa giorni prima e che la scelta di chiedere solo piazza del Popolo era stata fatta con l’idea che sarebbe stato più semplice ottenere l’ok della questura: «La strategia per andare a occupare la CGIL, la stabiliamo in otto, si va ad occupare la CGIL, chi non è di squadra non può far parte del gruppo cazzo, io ho ubbidito a degli ordini», dice, includendosi nel gruppo di chi ha deciso. E ripete: «Lo abbiamo stabilito all’una, invece c’erano due scemi “Montecitorio Montecitorio”, se noi facevamo un diversivo e andavamo prima alla CGIL e tornavamo, lo prendevamo Montecitorio, ma ci sono i due scemi che vogliono comandare che rovinano tutto. Dovevamo dire e fare quello che ha detto Giuliano». Insomma, anche la sera del 9 Franzoni non sembra per nulla pentito: «Occupare la Cgil l’abbiamo occupata, abbiamo sfondato tutto».

     

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    Ribadisce il concetto anche giorni dopo, mettendo sempre sui social una foto che lo ritrae in mezzo ai manifestanti, insieme a Fiore e Castellino: «Per quei poveri dementi che dicono che non ho diretto il corteo verso la Cgil». E giorni dopo, un altro profilo di suoi sostenitori lo immortala mentre spiega la strategia, a un gruppo di manifestanti che gli avevano chiesto indicazioni sul da farsi: «Dobbiamo occupare un palazzo simbolo della lotta dei lavoratori e bloccare il green pass. Occupiamo la Cgil è una mossa politica». Poi in realtà prende le distanze: «Ragazzi io avrei fatto un altra cosa, non posso decidere per tutti».

     

    La mobilitazione della piazza

    Se la strategia prima della manifestazione del 9 ottobre non era chiara – tanto che le difese di Fiore e Castellino sostengono un’altra versione – più difficile da smentire sarà il ruolo di agitatore della piazza che Franzoni ha quel giorno dal palco. Come spiegano le informative della Digos, riassunte nell’ordinanza di custodia cautelare, dice almeno due volte che una volta finiti i comizi, i manifestanti dovranno seguire il leader di Forza nuova Roma, Giuliano Castellino. «La piazza segua Castellino – ripete Franzoni – l’obiettivo lo capirete. Siamo a Roma e l’abbiamo presa».

     

     

    giuliano castellino e roberto fiore assalto alla cgil giuliano castellino e roberto fiore assalto alla cgil

    Anche se non è chiaro se Franzoni sia effettivamente entrato nella sede della Cgil, il giudice scrive che gli elementi nei suoi confronti non potrebbero essere più chiari. Per gli altri quattro, che non potranno lasciare la città di residenza, sono state soprattutto le telecamere interne alla Cgil a fornire le prove necessarie e immortalarli mentre si introducono negli uffici e li devastano. Il giudice scrive anche che, sebbene oggi il green pass sia prossimo alla quasi totale abolizione, il rischio che gli indagati compiano ancora violenze è ancora attuale. Non solo per i limiti legati alla pandemia, ma per i nuovi pericoli di tensioni sociali legati all’attuale crisi economica.

     

     

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