Estratto dell’articolo di Paolo Varetto per “La Stampa”
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Il Piemonte chiude a gay e coppie omogenitoriali nella revisione del suo regolamento sull'affido dei minori. Per il Comune di Torino, con l'assessore ai Diritti di Sinistra ecologista Jacopo Rosatelli, «il governo di Alberto Cirio sembra voler porsi allo stesso livello della Russia di Putin e dell'Ungheria di Orbán. La posta in gioco è molto alta: la dignità delle persone».
Ma l'assessora regionale alla Famiglia, la leghista Chiara Caucino, rivendica la decisione, garantendo il rispetto delle direttive già indicate dallo Stato: «Parliamo di bambine e di bambini che vengono da situazioni di alta fragilità affettiva. Riteniamo che il modello migliore per loro sia quello rappresentato da una mamma e da un papà. Io ho tanti amici gay per i quali mi batterò sempre, e che sono perfettamente d'accordo con me. Se poi ci saranno aperture nazionali sul tema le adotteremo».
due donne con un bambino
Sono poco più di 12.800 i minori dati in affido ogni anno in Italia, secondo i dati forniti dal ministero delle Politiche sociali: il 40% di loro ha meno di dieci anni, tutti sono stati allontanati dal loro contesto familiare per situazioni di disagio fisico, psicologico o economico tali da pregiudicare il loro percorso di crescita. E se i single sono meno del 15%, solo nel 5% dei casi il nucleo affidatario è rappresentato da coppie omosessuali: a Torino, ad esempio, sono sette in totale, su 290 procedure.
chiara caucino 3
La differenza con l'adozione è che il percorso non è definitivo, ma dovrebbe durare al massimo 24 mesi. «Nella revisione della delibera regionale che sta circolando dalla fine della scorsa settimana - denuncia Rosatelli - la Regione Piemonte neppure cita gay e famiglie omogenitoriali tra le figure che possono proporsi per l'affidamento dei minori. La legge non lo vieta e il Comune di Torino lo fa da molti anni.
È un'offesa gravissima alla dignità dell'intera comunità Lgbtq+». Quindi sì a "coniugi uniti in matrimonio, coppie conviventi, singoli, senza limiti di età o preclusioni rispetto a nazionalità, etnia, religione". Ma nessun riferimento a lesbiche, gay, bisessuali o transgender.
«È vero - ammette l'assessora Caucino - ma non ci poniamo al di fuori della legge dello Stato, pur rivendicando di non voler aprire a quelle realtà in relazione all'affido». Il distinguo diventa ancora più netto nel capitolo dedicato alle famiglie affidatarie "allargate", ovvero quelle che possono ospitare da uno fino a 5 bambini. La specificazione è netta: "Deve essere gestita da un maschio e da una femmina", si legge nella bozza di revisione che La Stampa ha letto in anticipo.
coppia omosessuale con figlia
«Ma neppure qui cambiamo nulla rispetto al passato, ribadiamo solo la nostra visione» garantisce l'assessora. «Ma quella specifica è superata dalla realtà e dalla storia. È per questo che la Regione chiude alle realtà arcobaleno» ribatte Rosatelli. […] Eppure la nuova delibera non chiude a single o vedovi: «Ma quelle sono situazioni che un bambino può incontrare nella sua vita. È ben diverso da una coppia di due uomini o due donne. Non è quello il meccanismo di affidamento che vogliamo promuovere, e su questo hanno anche convenuto le associazioni e i servizi sociali che hanno partecipato al tavolo». […]
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