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    L’ASTA NON BASTA - FINISCE CON UN FLOP LA PRIMA ASTA MESSA A PUNTO DAL GOVERNO PER CONVINCERE GLI OPERATORI A RIEMPIRE GLI STOCCAGGI DI GAS, FONDAMENTALI IN VISTA DEL PROSSIMO INVERNO E DELLA PROGRESSIVA INDIPENDENZA DAL METANO RUSSO - L’UE CI CHIEDE DI RAGGIUNGERE IL 90%, MA L’ITALIA AL MOMENTO È FERMA AL 38% (MENO DELL’ANNO SCORSO, QUANDO PUTIN NON AVEVA ANCORA INVASO L’UCRAINA)


     
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    Roberta Amoruso per “il Messaggero”

     

    ROBERTO CINGOLANI ROBERTO CINGOLANI

    Niente da fare. La prima asta per ingranare la marcia sugli stoccaggi di gas con il nuovo sistema di bonus («il contratto per differenze a due vie») è stata un flop. Il doppio sistema di incentivi offerto dal governo agli operatori per riempire gli stoccaggi di gas, così cruciali per mettere al sicuro il prossimo inverno, non ha funzionato.

     

    O almeno per ora non ha convinto il meccanismo che, oltre a offrire un premio di 5 euro per ogni megawattora di gas, permette in alternativa l'utilizzo di una copertura pubblica. Si tratta di una sorta di garanzia messa sul tavolo dallo Stato per condividere il rischio con chi compra oggi il gas dall'estero e lo mette a riserva ai prezzi attuali, cinque volte quelli di un anno fa.

    DRAGHI PUTIN GAS DRAGHI PUTIN GAS

     

    Allora, 12 miliardi di metri cubi di metano costavano circa 3 miliardi, ora ne costerebbero 12. Chi compra oggi per vendere il prossimo inverno rischia grosso.

     

    I NODI

    Questo è il motivo per cui sono andata praticamente deserte tutte le aste di marzo, senza incentivi. Ad aprile, ci ha pensato Snam a iniettare tutto il gas che in genere snocciola in 180 giorni, come sollecitato dal Decreto del primo aprile.

     

    Tanto che le riserve sono salite da poco meno del 30% al 38% di ieri (per circa 3,6 miliardi di metri cubi), arrivando di fatto a quel 40% annunciato dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

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    Ma la strada è ancora molto lunga per arrivare al 90% chiesto dall'Ue per ottobre e indispensabile per affrontare l'inverno, a patto che non scattino stop del gas russo fino a novembre, come sottolineato dallo stesso Cingolani. Tra l'altro l'anno scorso di questi tempi, le riserve erano già vicine al 45% e questo non ha nemmeno impedito sempre l'anno scorso di affrontare l'inverno alle spalle con un deficit del 25%, seppure confortante rispetto ad altri Paesi messi peggio, come la Germania.

     

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    Entrando nei dettagli, l'asta Stogit di ieri ha visto prenotare capacità soltanto per 6,5 milioni di metri cubi contro i 4,4 miliardi offerti. Gli operatori stanno ancora studiando i nuovi meccanismi, la convenienza, e in particolare i prezzi di riferimento del contratti per differenza, dicono sul mercato. E poi ci sono le aste settimanali, molto più frequenti di prima. Lo sprint potrebbe sempre arrivare dai prossimi appuntamenti,

     

    GLI OBIETTIVI

    È certo, però, che questo passo desta una certa preoccupazione, mentre non è ancora chiaro come e quando l'Europa scioglierà il nodo legale sui pagamenti del gas russo in rubli, seppure con doppio conto, come chiesto da Putin. Uno strappo a maggio su questo fronte, con tanto di rischio stop da Mosca, è qualcosa che l'Italia non si può permettere.

    ROBERTO CINGOLANI ROBERTO CINGOLANI

     

    Lo ha detto anche Cingolani. Figuriamoci quanto può salire l'asticella del rischio se non riusciamo nemmeno a tenere il passo degli altri anni sugli stoccaggi, in un momento in cui dovremmo accelerare al massimo.

    L'obiettivo, dichiarato dal ministro, è mettere a riserva circa 1,5 miliardi di metri cubi di gas al mese. E in qualche modo aiuterà anche la norma inserita sempre nel Decreto del primo aprile, che invita caldamente gli operatori a stoccare il gas, che consente a chi ha metan, ma non ha prenotato capacità sufficiente per stoccarlo, di considerare comunque una fetta di quel metano come se fosse implicitamente iniettato, quindi prenotato.

     

    Anche perché come dimostrano gli ultimi dati sugli afflussi di gas dalla Russia in Italia e in Europa passando dalla rotta Ucraina, sono addirittura esplose le importazioni a maggio. Lo dicono i dati del gestore di rete ucraina UaTso.

     

    I GASDOTTI VERSO L EUROPA I GASDOTTI VERSO L EUROPA

    Merito della convenienza degli operatori a ritirare ora quel gas, sulla base delle condizioni di contratto con prezzi indicizzati a quelli po' più miti sul mercato ad aprile (si fa riferimento al mese precedente), rispetto ai picchi, invece registrati dai prezzi a marzo, a inizio guerra. Insomma, quando conviene usare le condizioni dei contratti, perché il prezzo del gas del mese precedente espresso dal Ttf è più basso del prezzo spot, gli operatori ritirano di più.

     

    È successo lo stesso a marzo scorso. Secondo gli ultimi dati del Mise, le importazioni complessive di gas dell'Italia sono cresciute di oltre l'8% rispetto al 2021. E questo anche grazie al maggior contributo di ingresso da Tarvisio, la rotta ucraina e Melendugno, la rotta del Tap.

     

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    A febbraio, invece, la crescita delle importazioni è invece arrivata a sfiorare il 17%, con un'impennata degli afflussi da Mazara del Vallo, il punto di ingresso del gas dall'Algeria, e un crollo da Tarvisio (-18%). Far arrivare il gas in quantità, ma lasciare al palo gli stoccaggio, perché ancora considerati rischiosi, sarebbe un paradosso. Speriamo che non serva un obbligo agli stoccaggi con tanto di sanzione per i principali importatori di gas, Eni, Enel ed Edison, come invocato nei giorni scorsi alla Camera da Davide Crippa, capogruppo M5S.

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