Dal “Fatto quotidiano”
kouachi coulibaly
Gli attentati compiuti a Parigi il mese scorso erano stati coordinati. Lo scrive Le Monde, citando – a conferma di quella che ormai appariva quasi come una certezza – gli elementi emersi durante l’inchiesta avviata in Francia e di cui il quotidiano è venuto a conoscenza: alle 10.19 del 7 gennaio, un’ora prima dell’attacco alla sede di Charlie Hebdo, a partire dal domicilio di Cherif Kouachi a Gennevilliers, Hauts-de-Seine, era stato inviato un breve sms. Il messaggio era stato immediatamente ricevuto da uno dei tredici numeri telefonici con cui Amedy Coulibaly trafficava da qualche mese.
cherif kouachi 2
Mai finora si era potuta stabilire la prova di una formale concertazione tra i responsabili degli attacchi alla sede del settimanale satirico e a quella dell’Hyper Cacher della Porte de Vincennes, il 7 e il 9 gennaio, sottolinea il quotidiano francese. Ora però gli inquirenti ne hanno la certezza. Il messaggio rivelatore era partito da una linea attivata – sostengono gli inquirenti – al solo scopo di consentire ai tre uomini di comunicare nelle ultime 24 ore precedenti gli attacchi.
cherif kouachi rap video 2005
Le indagini effettuate su questa linea hanno anche convinto gli investigatori francesi che Cherif Kouachi e Amedy Coulibaly si siano incontrati nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, alla vigilia degli attacchi, tra la mezzanotte e l’una del mattino, quando cioè Cherif Kouachi ha detto alla moglie che doveva uscire di casa. La mattina del 7 gennaio, Said Kouachi, il maggiore dei due fratelli, è arrivato da Reims (Marne), dove viveva, con il Tgv delle 8:31. Per altro una gastroenterite di cui ha sofferto nelle ore precedenti l’attentato ha messo in forse fino all’ultimo l’operazione criminale.
i fratelli kouachi fuggono indisturbati dopo la strage a charlie hebdo 4
Ma poi Said ha deciso di raggiungere comunque in metropolitana la casa del fratello. I due si sono chiusi nel salotto. Quindi sono usciti verso le 10. Chérif, già vestito di nero, ha indossato un soprabito grigio con cappuccio, secondo quanto poi riferito dai suoi. Un’ora dopo, i due si sono presentati armati fino ai denti nella sede di Charlie Hebdo.
said e cherif kouachi da ragazzi
La colossale inchiesta della polizia sugli attentati, ricostruisce poi Le Monde, dimostra che i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly sono stati estremamente minuziosi nei preparativi dei loro attacchi. Il telefono a partire dal quale è stato inviato l’sms doveva consentire unicamente di fissare gli ultimi dettagli delle operazioni.
i fratelli kouachi fuggono indisturbati dopo la strage a charlie hebdo 2
La linea è servita solo a pochissimi contatti: in tutto sei sms, l’ultimo alle 10.19 del 7 mattina. Dal canto suo Amedy Coulibaly ha attaccato l’Hyper Cacher dopo una ricerca su internet in cui aveva individuato diversi esercizi commerciali tenuti da ebrei, e ne aveva verificato gli orari di apertura.
E non è finita. La Francia dà la caccia a “quattrocento obiettivi”, individuati come potenziali terroristi dai servizi segreti e sospettati di far parte di “cellule dormienti, affiliati o collegati a organizzazioni del genere di al Qaeda, che possono colpire come i fratelli Kouachi”. Lo afferma il ministro dell’Interno transalpino, Bernard Cazeneuve, in un’intervista all’Associated Press.
i fratelli kouachi fuggono indisturbati dopo la strage a charlie hebdo 3
“Il passaggio più difficile della sorveglianza – spiega Cazeneuve – è capire quando un soggetto radicalizzato sta per decidere di passare all’azione. Quando ci sono terroristi che mantengono un basso profilo per anni e all’improvviso decidono di agire o per obbedire a un ordine di un’organizzazione terrorista più ampia come al Qaeda o di propria iniziativa, bisogna essere in grado di monitorarli a lungo termine”.
i fratelli kouachi fuggono indisturbati dopo la strage a charlie hebdo 1
Sistemi di controllo del comportamento sul web dei soggetti a rischio possono aiutare: “Il 90% di quelli che commettono atti terroristici lo fanno dopo aver regolarmente consultato siti o blog che incitano al terrorismo”, dice il ministro, che si recherà domani negli Stati Uniti per incontrare rappresentanti delle grandi aziende del web, come Facebook, Twitter, Apple e Google, e chiedere il loro aiuto nella caccia agli estremisti.