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    E CHE CAUCASO! - L'ATTACCO DELL'ISIS-K IN DAGHESTAN, IN CUI SONO MORTE 20 PERSONE, DIMOSTRA CHE PUTIN NON È RIUSCITO A RISOLVERE IL PROBLEMA ISLAMISTA: "MAD-VLAD" E L'OCCIDENTE NON LO AMMETTARANNO MAI, MA È IL NOSTRO NEMICO COMUNE -  QUIRICO: "PUTIN RESISTE ED ESISTE SOLO SE VINCE. DOPO ESSERE STATO IL TRAMPOLINO DELLA SUA ASCESA, IL CAUCASO DIVENTA LA SUA SPINA NEL FIANCO" - GIOVANI, BENESTANTI E FIGLI DI POLITICI: CHI ERANO I TERRORISTI CHE HANNO COMPIUTO LA STRAGE ATTACCANDO UNA CHIESA E UNA SINAGOGA


     
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    1.GIOVANI, BENESTANTI E FIGLI DI POLITICI ECCO I TERRORISTI DEI RAID IN DAGHESTAN

    Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “La Repubblica”

     

    terroristi attaccano una sinagoga e una chiesa in daghestan 1 terroristi attaccano una sinagoga e una chiesa in daghestan 1

    Della storica sinagoga Kele-Numaz di Derbent, la città più antica di Russia, sono rimaste soltanto le nude pareti di calcestruzzo e le putrelle annerite, poi solo cenere. Nella vicina Chiesa dell’Intercessione della Beata Vergine Maria c’è ancora una macchia di sangue sul parquet là dove è stato sgozzato l’arciprete ortodosso 66enne, padre Nikolaj Kotelnikov, che prestava servizio da oltre 40 anni.

     

    E a Makachkala proiettili hanno forato le mura della Cattedrale dell’Assunzione e una Molotov ha annerito le pareti del tempio ebraico. All’indomani del duplice attentato che ha provocato 20 morti, di cui 15 poliziotti, e almeno 46 feriti nella domenica della Santa Trinità, la Pentecoste ortodossa, il Daghestan si sveglia nel lutto. L’operazione «antiterrorismo» si è conclusa e cinque attentatori sono stati «liquidati», assicura il Comitato antiterrorismo russo. […]

    terroristi attaccano una sinagoga e una chiesa in daghestan 5 terroristi attaccano una sinagoga e una chiesa in daghestan 5

     

    È da qui che, in assenza di una rivendicazione, partono le indagini. Le autorità hanno fermato e interrogato Magomed Omarov, capo del distretto Sergokalinskij, nonché funzionario del partito Russia Unita. Un attentatore era suo figlio, il 31enne Osman, e un secondo suo nipote, Abdusamad Amadziev, 32 anni.

     

    Omarov si è difeso: ha ammesso di sapere che il figlio Osman fosse wahhabita, ma ha detto di averlo allontanato dalla famiglia. Non è bastato. Il partito lo ha espulso e il governatore del Daghestan Sergej Melikov lo ha destituito da capo distrettuale.

     

    Il terzo attentatore, invece, era un noto combattente di arti marziali locali, Gadzhimurad Kagirov, 28 anni. Il quarto, il 36enne Ali Zakarigaev, lavorava presso la compagnia del gas locale ed era un funzionario del partito Russia Giusta. Non è chiaro se il quinto attentatore fosse Adil Omarov, altro figlio di Magomed, o il 42enne Dalgat Daudov. Stando al governatore Melikov, gli attentatori sarebbero stati sei e non cinque.

     

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    Quel che è certo è che, come ha notato Melikov, «gli autori non erano poveri che hanno persino accettato di farsi saltare in aria per motivi di denaro, ma piuttosto ricchi». È il segno che il jihadismo locale si è oramai infiltrato nello spazio pubblico e non irretisce più soltanto i giovani degli strati più poveri della popolazione.

     

    Incastonata tra le acque del Mar Caspio e i monti del Caucaso, la Repubblica del Daghestan è la più multietnica e musulmana della Federazione russa: conta oltre 30 etnie, 13 lingue locali e circa il 95% della popolazione musulmano. Ma è anche la più povera con un tasso di disoccupazione ufficiale del 12,8% ed è tra le tre peggiori regioni per istruzione scolastica. Questo contesto e le due guerre separatiste nella vicina Cecenia hanno radicalizzato molti musulmani, in particolare d’ispirazione salafita, corrente ultraconservatrice dell’Islam. […]

    gli attentatori in daghestan gli attentatori in daghestan

     

    Il capoluogo Makachkala e la città costiera Derbent, teatro degli attacchi, sono due esempi di convivenza multietnica e multireligiosa con una comunità ebraica che qui risale al V secolo. Non a caso padre Nikolaj, ucciso a Derbent, era raffigurato in città insieme a un imam e a un rabbino in una statua chiamata “Confraternita delle religioni”.

     

    Chiunque cifosse dietro al duplice attentato, colpendo chiese ortodosse e sinagoghe voleva colpire questo modello di pacifica convivenza. Melikov ha provato ad alludere a un legame con l’Ucraina: «La guerra sta arrivando anche nelle nostre case. L’abbiamo sentita, ma oggi la affrontiamo». […]

     

    2.INCUBO JIHAD

    Estratto dell’articolo di Domenico Quirico per "La Stampa"

     

    L UOMO CHE SUSSURRAVA AI NAVALNY - MEME BY EMILIANO CARLI L UOMO CHE SUSSURRAVA AI NAVALNY - MEME BY EMILIANO CARLI

    […] I soldati e i poliziotti occhieggiano, e come un rito ogni tanto portano via i "sospetti". I wahabiti, come li chiamo qui. Ma le prediche degli imam più arrabbiati circolano e sono diffuse come reliquie: Allah non ha bisogno di poltroni ma di guerrieri, è una prova che ci manda dio!

     

    I wahabiti che i servizi russi hanno censito registrandone il Dna e la voce si dice siano decine di migliaia e in continua crescita. Nella moschea di Derbent non pregano più né nostalgici dell'islam guerriero né fedeli più tiepidi. È stata incendiata una decina di anni fa. L'imam era stato arrestato come terrorista.

     

    Proprio qui il 29 dicembre del 2015, sotto i bastioni di una fortezza millenaria, lo Stato islamico ha rivendicato il primo attentato in Daghestan: un morto e una decina di feriti. Ci sono città come Khassavieurt a una ottantina di chilometri dalla capitale dove negli anni caldi del califfato in Siria migliaia di persone scendevano in strada per ribellarsi alla crociata anti-islamica di Putin che aiutava l'eretico sciita Bashar Assad e bombardava i veri credenti.

     

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    […] Daghestan: solo l'ennesimo focolaio tenuto in vita dal Califfato globale, combinando febbri fredde di biografie diverse, fanatismi e localismi e un'unica causa. Perché i servizi di sicurezza russi sono riusciti a sgominare l'emirato del Caucaso che faceva capo ad Al Qaeda ma hanno perso la battaglia con gli uomini dell'Isis. Poche settimane dopo la uccisione del primo emiro del Dagestan Aliaskhab Kebetov nel 2015, nasceva la Provincia islamica del Caucaso che giurava fedeltà al califfo di Mosul e al suo nuovo emiro "legittimo" Aselderov.

     

    Il Caucaso, sì, contiene troppe cose, troppe anche per la matematica risoluta e liquidatoria di Putin: il fuoco di prometeo e l'acqua del Diluvio, le amazzoni che amarono Alessandro, un luogo dove l'umanità si trasforma, si rigenera e si reincarna dopo la prova feroce della sofferenza. Per i russi terra di poesia, di miti, di feroci battaglie, loro abituati all'obbedienza e al rispetto cieco dell'Autorità hanno sempre incontrato la ambigua fascinazione dei montanari fieramente liberi disposti a morire per questo, valli e giogaie dove il saluto del "buon giorno" si traduce "Sii libero!"'.  […]

     

    I ricordi non si stendono, scorrono a brani. E come potevano non arrivar loro, i wahabiti dell Isis, funzionari zelanti del disordine con il loro fanatismo testardo, dogmatico e meticoloso? Hanno umiliato i servizi di Putin con il massacro del Crocus City Hall a Mosca e ieri con ogni probabilità hanno colpito di nuovo: perché quella è la loro firma, raid scenografici e spettacolari, commando che sparano nelle strade, attaccano uffici di polizia, chiese e sinagoghe, sgozzano un prete noto per i buoni rapporti con i musulmani.

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    Il Caucaso è una spina di Putin, dopo esser stato il trampolino per la sua ascesa con la pacificazione della Cecenia con il ferro e il fuoco. Tassello di quell'ex spazio sovietico che è uno dei pilastri della idea neo imperiale: dove furono la Russia zarista e l'Urss lì è terra da liberare, omologare, controllare. Curiosamente è lo stesso precetto, in chiave teologica, che muove gli uomini del jihad: le terre dove è risuonato il nome di Allah devono ritornare nelle frontiere dei credenti.

     

    Nel riflesso automatico, quasi ossessivo, con cui Mosca reagisce agli attentati jhadisti, perfino prima che ci sia una rivendicazione esplicita, accusando misteriose forze straniere e servizi occidentali, c'è propaganda interna legata alla guerra in Ucraina ma soprattutto il tentativo di negare che il problema islamista non è stato risolto. Putin resiste ed esiste solo se vince: sarebbe grave dover ammettere che il suo primo successo nel Caucaso sulla via della ricostruzione della potenza russa era un falso.

    folla inferocita all aeroporto di makhachkala 7 folla inferocita all aeroporto di makhachkala 7 vladimir putin una carezza in un pugno meme by emiliano carli il giornalone la stampa vladimir putin una carezza in un pugno meme by emiliano carli il giornalone la stampa VLADIMIR PUTIN - AMBASCIATORE DI CATONGA - MEME BY EMILIANO CARLI VLADIMIR PUTIN - AMBASCIATORE DI CATONGA - MEME BY EMILIANO CARLI JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN MEME JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN MEME PUTIN COME VOLDEMORT MEME PUTIN COME VOLDEMORT MEME terroristi attaccano una sinagoga e una chiesa in daghestan 6 terroristi attaccano una sinagoga e una chiesa in daghestan 6

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