Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
joe biden bibi netanyahu
[…] Questa guerra Israele-Hamas è un test geopolitico cruciale per Biden, che si ritrova a gestire il rapporto complicato con Netanyahu (che in passato ha criticato vedendo nella sua riforma del sistema giudiziario una minaccia alla democrazia), ad aiutare l’Ucraina e a fronteggiare nel 2024 i repubblicani che ora descrivono la sua politica estera come fallimentare.
attacchi di israele a gaza
Crolla un pezzo di impalcatura della strategia della Casa Bianca, perché l’esplosione del conflitto paralizza la normalizzazione in Medio Oriente che doveva permettere di concentrarsi su Russia e Ucraina, Cina e Asia. Una settimana fa, Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale, aveva detto: «Il Medio Oriente è più tranquillo ora di quanto non sia stato per decenni», frase che ora gli viene rinfacciata dalla destra, anche se aveva sottolineato: «Per ora. Tutto può cambiare». E le cose sono cambiate. Ma una «lunga guerra» come quella paventata da Netanyahu non è nell’interesse americano.
attacchi di israele a gaza
Blinken ha affermato che «non sarebbe una sorpresa» se «il peggior attacco dalla guerra di Yom Kippur» fosse in parte motivato dal desiderio di impedire la normalizzazione tra Israele e l’Arabia saudita. Ha detto di non avere prove che l’Iran sia direttamente dietro l’attacco pur sottolineando i legami che ha con Hamas. Il vice-consigliere per la sicurezza nazionale Jon Finer ha dichiarato che gli sforzi per la normalizzazione dovrebbero continuare. Ma non piace a Israele un comunicato in cui Riad afferma di avere avvertito che «l’occupazione e la privazione dei diritti dei palestinesi» avrebbero fatto esplodere la situazione.
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Ora Trump e i repubblicani accusano Biden di aver aiutato l’Iran (e dunque Hamas) scongelando $6 miliardi per il rilascio di 5 prigionieri. La Casa Bianca ribatte che non sono fondi Usa, ma proventi del petrolio iraniano, sbloccati solo per scopi umanitari.
Per ora le munizioni inviate a Israele erano nelle scorte o sono state pagate con risorse già approvate. Il Pentagono sminuisce il rischio che ciò comprometta gli aiuti a Kiev: usano sistemi d’arma diversi. Non è d’aiuto l’assenza di uno speaker della Camera né il fatto che il Senato non abbia ancora approvato la nomina dell’ambasciatore Usa in Israele.
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