Autobus Atm uccide Cristina Conforti 3
Se lo sarà chiesto centinaia di volte perché stava tenendo in mano quel telefono invece di guidare. E si sarà domandato se l'avesse posato un attimo prima cosa sarebbe accaduto e se la sua vittima si sarebbe salvata. Ha patteggiato un anno e sei mesi l'autista dell'Atm, la società che gestisce il trasporto pubblico a Milano e la pena gli è stata sospesa.
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Il suo caso aveva fatto grande scalpore quando si era sparsa la notizia che era al telefono, distratto da chat a luci rosse, quando a Cinisello Balsamo il 49enne aveva ucciso la 53enne Cristina Conforti. La donna, dipendente di Bresso, piccolo comune in provincia di Milano, era stata travolta da quel mezzo della linea 727, che gli era piombato addosso come una montagna.
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Si trovava lì in via Gorki, la strada che costeggia il Parco Nord e porta all'ospedale Bassini e non si è più rialzata. L'allarme è scattato subito e i soccorsi erano stati tempestivi. Sul posto erano intervenuti i sanitari del 112 con un'ambulanza e un'automedica ma per lei non c'era stato nulla da fare e i sanitari non avevano potuto fare altro che constatarne la morte di Cristina poco dopo le 15.30.
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La disperazione della famiglia era stata immensa, al pari dello sdegno quando si era saputo che l'autista, invece di guardare la strada e tenere le mani sul volante, stava scrivendo su Messager, il servizio di messaggistica collegato a WhatsApp. E una perizia sul telefonino aveva stabilito che si trattava di una chat a luci rosse. Ora sconterebbe un anno e messo se la sua pena non fosse stata sospesa.
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Il giudice gli ha però sospeso la patente per due anni. L'uomo ha anche offerto una cifra a titolo di risarcimento a favore della sorella della vittima. Quella chat erotica andava avanti da circa mezz' ora. «L'autista - si leggeva nella richiesta di rinvio a giudizio - non prestava adeguata attenzione alla guida, essendo impegnato in conversazioni scritte via Facebook, tanto da urtare con lo pneumatico il cordolo in cemento del marciapiede, non accorgendosi della presenza del pedone, così colpendola con il cristallo del parabrezza e proiettandola alla base dell'autobus per poi investirla e trascinarla fino alla fine della corsa, causandone il decesso».
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