ior - citta del vaticano
1 – LO IOR, IMPUTATI PROCESSO RESTITUISCANO SOLDI SOTTRATTI
(ANSA) - Al termine della prima delle udienze del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato dedicata alle richieste delle parti civili, l'avvocato Roberto Lipari, che assiste lo Ior, ha chiesto "la condanna degli imputati e l'accertamento delle loro responsabilità penali" e la loro "condanna alla restituzione di quanto illecitamente sottratto".
"Il soggetto offeso dalle condotte degli imputati è in primo luogo il Santo Padre" essendo stata vanificata la destinazione al Papa dei 700 milioni di euro erogati negli anni dall'Istituto per le finalità del Pontefice e accantonati dalla Segreteria di Stato. Per quanto riguarda il danno subito in proprio dallo Ior, il legale ha inoltre chiesto la liquidazione equitativa del danno morale (plurimo) e di quello reputazionale, quest'ultimo stimato da una perizia in 287.494 euro.
giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio
"Sono state distratte somme destinate al Santo Padre per impiegarle in investimenti speculativi - ha denunciato l'avvocato Lipari nelle sue conclusioni -, quindi occorre restituire i fondi al vincolo che avevano e rimetterli nella piena disponibilità del Pontefice per le necessità della Chiesa". "Questi fondi siano depositati presso lo Ior", ha inoltre chiesto il legale.
"In questo processo abbiamo visto tentativi di arricchimento personale, progetti di estrazione petrolifera in Angola, abbiamo visto il ricorso a strumenti finanziari nei quali l'amministratore di beni ecclesiastici perdeva ogni possibilità di controllo e l'impiego del denaro della Chiesa senza alcun controllo e accuratezza - ha elencato il difensore della parte civile Ior nelle sue quattro ore di arringa -, tutto in gestito in modo autoreferenziale da un monsignore esperto in diritto canonico e un commercialista privo di qualsiasi esperienza in investimenti finanziari. Abbiamo visto l'impiego di soldi senza due diligence, abbiamo visto ricatti estorsivi, abbiamo visto interni solidarizzare con gli estorsori, abbiamo visto ingenti risorse economiche gestite senza tenere conto dei vincoli imposti dai donanti".
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Lipari ha ricordato che lo Ior - la cui denuncia al promotore di giustizia, insieme a quella del revisore generale, fece partire l'inchiesta sulla compravendita del palazzo di Londra - si è costituito parte civile per tutti i capi d'imputazione e per tutti gli imputati. Si è quindi soffermato sui vari reati, come il peculato, che "ha offeso il sacrificio di chi ha fornito le offerte alla Chiesa".
Peculato, tra l'altro, che ha riguardato non solo le offerte dei fedeli, ma anche gli utili messi a disposizione ogni anno dallo Ior e accantonati dalla Segreteria di Stato per la disponibilità del Papa e della Santa Sede. "Non era solo l'Obolo di San Pietro, che non dura - ha spiegato -: quindi o i fondi dello Ior o i lasciti posti a riserva. Questi sono i fondi intaccati dal card. Becciu e da Fabrizio Tirabassi per indebitarsi".
A proposito del palazzo di Londra, il legale ha parlato di un "investimento incompatibile col diritto canonico". "Quell'investimento nel fondo Athena di Raffaele Mincione non era in linea col profilo dell'investitore - ha sottolineato -. Non solo quello ipotizzato nel petrolio, ma non lo era anche investire in un fondo chiuso in cui tutto il potere è in mano al gestore. La Segreteria di Stato non poteva fare un investimento speculativo, non era un investitore qualificato". Lipari ha anche contestato l'aver ipotizzato l'investimento petrolifero in Angola, considerando "i danni all'ambiente, il fatto che fosse un Paese accusato di mancato rispetto dei diritti umani, e anche i presunti rapporti tra la Falcon Oil e un trafficante d'armi francese, Pierre Falcone".
SEDE DELLO IOR IN VATICANO
Sulla corruzione, Lipari si è soffermato sui rapporti tra Mincione ed Enrico Crasso. Sulla truffa, l'ha ricondotta alla "manipolazione del valore dell'immobile, aumentati di 101 milioni di sterline nell'arco di un anno e mezzo" (ha ricordato due perizie stilate lo stesso giorno in cui c'era una differenza di prezzo di 49 milioni di sterline).
"Perché la Segreteria di Stato doveva pagare 230 milioni, quando Mincione ce l'aveva in bilancio a 208 milioni?", ha chiesto. Infine ha parlato dell'estorsione, relativa alla trattativa con Gianluigi Torzi perché uscisse dalla proprietà, con in questo caso anche il ruolo dell'allora vertice dell'Aif, il presidente René Bruhlart e il direttore Tommaso Di Ruzza, accusati di abuso d'ufficio, "che non hanno solo violato la legge, ma hanno asservito il loro ruolo, ha asservito la funzione pubblica dell'Aif per un fine non lecito". E in definitiva "hanno portato al ridicolo il sistema finanziario vaticano", ha affermato l'avvocato Lipari.
2 – VATICANO, LA RICHIESTA A BECCIU E AI BROKER: «DANNO D'IMMAGINE PER 138 MILIONI»
Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per https://roma.corriere.it/
angelo becciu papa francesco
C’è una perizia che quantifica il danno di immagine subìto dal Vaticano nella compravendita fallimentare del Palazzo di Sloan Avenue a Londra: un affare-patacca che ha fatto sperperare almeno un centinaio di milioni di euro dell’Obolo di San Pietro, destinato ai poveri. Per ripristinare la reputazione della segreteria di Stato serviranno 138,145 milioni.
Cifra che la relazione tecnica desume da un calcolo medio dei costi da sostenere con una «campagna reputazionale mirata a riabilitare l’onore intaccato dai reati commessi dagli esponenti dell’istituzione». Costi quantificati in una forchetta fra 98,473 milioni di euro e un massimo di 177, 818. I 138 milioni sono, per gli analisti, la giusta mediazione.
Il Vaticano ne chiede conto a monsignor Angelo Becciu, ex prefetto della Congregazione delle cause dei Santi che, all’epoca, era sostituto per gli Affari Generali della segreteria di Stato. E che ora, dopo la richiesta di condanna da parte del promotore vaticano Alessandro Diddi per abuso d’ufficio, peculato e subornazione di testimone, rischia 7 anni e 3 mesi di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, la multa di 10.329 euro e la confisca di 14 milioni di euro.
stabile di sloane avenue londra
Ma anche ai broker, ai prelati e ai mediatori con lui imputati: monsignor Mauro Carlino, René Brülhart, Enrico Crasso, Tommaso Di Ruzza, Cecilia Marogna, Raffaele Mincione, Nicola Squillace, Fabrizio Tirabassi, Gianluigi Torzi.
Oggi l’avvocato di parte civile, Paola Severino, chiederà per conto della Santa Sede il risarcimento di quel danno di immagine che nella consulenza viene analizzato nel dettaglio «su 50mila contenuti stampa, web e audio video, usciti tra il 1 ottobre 2019 e il 13 Aprile 2023 e la pianificazione di linea di intervento per contrastarli».
GIANLUIGI TORZI PAPA BERGOGLIO
[...] l’accusa indica due personaggi che in una chat del 3 dicembre 2018, finita agli atti del processo, ironizzano sull’inganno subito dal Vaticano. «Mi sto domandando, ma questa operazione come c... l’ho pensata???». «Ahahaha e chi c... lo sa!!! Probabilmente hai avuto un’ispirazione ...DIVINA».
A parlare sono Gianluigi Torzi titolare della società Gutt S.A. sospettato di aver tirato un «pacco» alla Segreteria di Stato «cedendo 4mila azioni dell’immobile e tenendone per sé le 1000 che avevano diritto di voto nel consiglio di amministrazione della società che aveva la proprietà dell’immobile londinese».
GIANLUIGI TORZI
E di aver approfittato della situazione «esponendo a forti rischi l’investimento al punto che il nuovo sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, Monsignor Edgar Pena Parra, per seguire l’input di Papa Francesco di voltare pagina al più presto e ricominciare da capo fu costretto a sborsare altri 15 milioni per la restituzione del Palazzo». L’interlocutore è l’avvocato Squillace che al monsignore era stato presentato come legale di parte della Segreteria di Stato, dal successore di Becciu e suo predecessore Perlasca. Salvo però scoprire che quell’avvocato lavorava in realtà per Torzi, tramite lo studio Libonati-Jaeger.
stabile di sloane avenue londra
Un’altra chat conferma il legame tra Torzi e Mincione. Il 20 settembre 2018 alle 7.26 Torzi scrive Mincione: «Qualunque sia l’esito e lo sforzo che questa avventura ancora richiederà ti volevo ringraziare. Le avventure fatte con questo spirito sono divertenti e vanno nella profondità delle persone che molte volte in questo lavoro non riusciamo a percepire!» E Mincione replica: «È con queste avventure che si cimentino (sic) le amicizie e io ti considero già un grande amico». Il 29 novembre la «avventura» per i due volge al bello. Torzi invia a Mincione la prova del pagamento ricevuto di 40 milioni di sterline. Mincione esulta: «Sti c...». Torzi gli fa eco: «Boooooom, ahahaha». L’altro soggiunge: «Non sembrano pochi». E giù altre risate con Torzi che rincara: «Oh, so veri. Ahahahaha».
GIANLUIGI TORZI
RAFFAELE MINCIONE giovanni angelo becciu