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    L’ULTIMO REGALINO DELLA MERKEL ALL’EUROPA - L’AZIENDA DI STATO RUSSA GAZPROM HA ANNUNCIATO IL COMPLETAMENTO DEL GASDOTTO “NORD STREAM 2”, CHE ENTRERÀ IN FUNZIONE ENTRO LA FINE DELL’ANNO. È UNA DELLE PIÙ GRANDI VITTORIE GEOPOLITICHE DI PUTIN DEGLI ULTIMI ANNI, CHE AVRÀ MOLTE CONSEGUENZE ANCHE PER L’ITALIA - L’UE COME AL SOLITO HA DOVUTO CHINARE IL CAPO AGLI INTERESSI TEDESCHI. ALLA FINE HA DECISO LA MERKEL. E PURE SCHRODER, PASSATO DALLA CANCELLERIA TEDESCA AL CONSORZIO CHE HA COSTRUITO IL GASDOTTO…


     
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    Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it

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    L’annuncio ufficiale è arrivato in forma anodina e per nulla trionfalistica da parte di Gazprom: “Il secondo e ultimo troncone del Nord Stream 2, il gasdotto che porterà il gas russo in Germania, è stato ultimato. Entrerà in funzione entro la fine dell’anno”.

     

    Ma è innegabile che il completamento del gasdotto che collega Russia e Germania sia una delle più grandi vittorie geopolitiche del sistema di Putin. Una vittoria che sarà gravida di conseguenze, anche in Italia.

     

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    Uno degli ingegneri che lavorarono all’altro gasdotto, Blue Stream – quello che attraverso il mar Nero, in partnership con l’italiana Eni – spiega a La Stampa che “gli effetti di questa operazione nel Nord si faranno sentire in prospettiva anche sulle forniture italiane, perché adesso Gazprom può irradiare con estrema facilità non solo nell’area baltica, ma anche in tutte le diramazioni secondarie fino alla Polonia e alla Germania meridionale.

     

    nord stream 2 nord stream 2

    Indubbiamente si rafforza la posizione russa in tutta Europa, non solo in Germania, non solo per l’aver costruito l’infrastruttura, ma soprattutto come fornitore”. Traducendo un po’ brutalmente: ora l’Europa dipende in maniera assai più pesante da Mosca.

     

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    Secondo i dati più recenti, la Germania, prima del Nord Stream 2, importava dalla Russia 42,7 miliardi di metri cubi. Le previsioni del solo Nord Stream 2 sono di trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas, che arriveranno a Greifswald, nella Germania nord orientale, partendo da Ust Luga, 160 chilometri a sud ovest di San Pietroburgo.

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    Duecentomila tubi connessi tra loro che attraverseranno il Baltico per 1224 chilometri. L’Italia, per capirci, importa dalla Russia circa il 40% del fabbisogno nazionale di gas, ossia 18,3 miliardi di metri cubi di gas.

     

    Il resto ci arriva dall'Algeria, il 25, e dalla Libia, al 6%. Il recente avvio del Tap, contestatissimo per lungo tempo dal M5S, il partito più filorusso d’Italia per lungo tempo, tuttora al potere, dovrebbe portare 10 miliardi di metri cubi all’anno in Italia, e in origine poteva diminuire un po’ la dipendenza dell’Italia da Mosca. Ragion per cui, almeno all’inizio, i russi non lo amavano, ma questa sarebbe un’altra storia.

    NORD STREAM NORD STREAM

     

    Il primo paese a essere indebolito del Nord Stream 2 è ovviamente l’Ucraina, che viene adesso quasi totalmente bypassata nelle forniture del gas in Europa. E anche la Polonia certamente ne ricava un danno. Quando, in agosto, Angela Merkel ha visto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, gli ha ripetuto la rassicurazione (e un po’ esortazione) che la Russia «non deve usare il Nord Stream 2 come un’arma».

     

    GERHARD SCHRODER CON IL WURSTEL GERHARD SCHRODER CON IL WURSTEL

    Il fatto è che è stata proprio la Cancelliera a dare il via libera finale all’opera, nonostante la forte battaglia iniziale di Joe Biden contro il gasdotto (a suon di sanzioni americane contro le imprese coinvolte e le navi posatubi nell’ultimo tratto del Baltico tedesco).

     

    In questo modo, non c’è dubbio, Merkel ha fatto pendere l’ago della bilancia europea dalla parte di Putin (sia pure offrendo compensazioni all’Ucraina e garanzie che la Nato interverrà in difesa di Kiev, se ce ne sarà bisogno). Lascito politico impegnativo e ingombrante, per Merkel. Il presidente ucraino non era apparso assai rassicurato, quando ha ripetuto «consideriamo questo progetto esclusivamente attraverso il prisma della sicurezza e lo consideriamo una pericolosa arma geopolitica del Cremlino».

    Gasdotto nord stream Gasdotto nord stream

     

    L’Alto Rappresentante dell’Ue per la politica energetica Josep Borrell spiega che il Nord Stream 2 «non è un progetto dell’Ue, è un progetto della Germania». Ma a conti fatti ha deciso Merkel, e del resto è tutta l’Europa che ricava un lucrosissimo affare coi russi, e naturalmente da oggi ne sarà, dove più, dove meno, condizionata.

     

    Per capirci, Gazprom comunica quali sono le joint venture nate nell’operazione Nord Stream 2: OMV AG è il principale partner di Gazprom, in Austria. Nel 2018 le due aziende hanno firmato un Memorandum di cooperazione strategica. Se l’area germanica è lo sbocco a nord del gasdotto, l’area austriaca è principale partner industriale.

     

    E non solo: nel giugno 2018 è stato firmato un accordo per estendere fino al 2040 il contratto tra Gazprom Export e OMV Gas Marketing & Trading GmbH per le forniture di gas russo all'Austria. L’anno prima, “Nord Stream 2 AG” aveva firmato accordi con ENGIE (Francia), OMV (Austria), Royal Dutch Shell (Olanda), Uniper (Dusseldorf) e Wintershall (Kassel) per fornire finanziamenti per il 50% del costo totale del progetto.

     

    Mezza Europa aveva già ampiamente collaborato con l’operazione putiniana. Senza contare che i tubi per la prima stringa del gasdotto sono stati prodotti solo al 25 per cento in Russia (da Vyksa Steel Works), e per la gran parte, 75 per cento, in Germania (da Europipe). Il Nord Stream 2 ha tubi prodotti al 25% in Russia (OMK), al 65 in Germania (Europipe), e ci ha aggiunto il 10 per cento del Giappone (Sumitomo). L’Italia è entrata in questa partita solo con una commessa di Saipem, 370 milioni di dollari, in fondo marginale rispetto alla portata enorme dell’operazione.

     

    putin e merkel putin e merkel

    La Francia, che invece ha un boccone ghiottissimo (attraverso Engie), con il segretario di stato francese per gli affari europei, Clement Beaune, aveva chiesto a marzo  «l'abbandono» del Nord Stream 2 dopo l’avvelenamento in Russia di Alexey Navalny, e la fortissima repressione sui suoi sostenitori in protesta.

     

    putin schroeder putin schroeder

    Mario Draghi è apparso invece marciare d’intesa con Merkel: l’Italia non ha fatto grandi problemi all’alleato tedesco. Il che ha consentito a Putin, nel messaggio che ha inviato nel fine settimana scorso a Cernobbio all’apertura del Forum Ambrosetti, di continuare a dipingere Roma con queste parole: «L’Italia è tradizionalmente per noi un partner di grande rilevanza. Siamo interessati a sviluppare ulteriormente questo costruttivo dialogo».

     

    VLADIMIR PUTIN IGOR SECHIN VLADIMIR PUTIN IGOR SECHIN

    Certo un gasdotto è una partita di infrastruttura, ma anche ovviamente di forniture e di politica. E qui si sta mostrando, ci dice una importante fonte russa, quanto sia relativamente facile per Mosca circumnavigare non solo le sanzioni, ma le stesse norme europee che spesso non sono ben congegnate, per usare un eufemismo: Putin potrebbe aggirare le regole Ue su Nord Stream facendo entrare tra i fornitori, oltre Gazprom, anche Rosneft di Igor Sechin.

     

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    Ex spia del KGB (fin dai tempi in cui serviva nell’agenzia proprio Putin, a Dresda), poi di fatto portaborse e assistente di Putin e San Pietroburgo, Sechin – nonostante sia investito dalla prima ondata di sanzioni europee, quella del 2014, contro gli oligarchi russi – viene omaggiato ogni anno al Forum di Verona, dove nella stagione di Lega e M5S trionfanti è anzi stato una autentica stella.

     

    Il ceo di Rosneft ha inviato una lettera a Vladimir Putin chiedendo formalmente che 10 miliardi di metri cubi di gas attraverso Nord Stream 2 siano esportati proprio da Rosneft. Esiste in effetti un regolamento energetico europeo che vieta a un'azienda proprietaria di un gasdotto di rifornirlo per più del 50% con il proprio gas.

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    A fine agosto, un tribunale tedesco ha sentenziato che il consorzio Nord Stream 2 non è esente dalle norme dell'Unione europea, sembrava una sentenza europeista e tesa ad arginare lo strapotere russo, in realtà Gazprom – costretta a riempire 27,5 miliardi di metri cubi con gas di altri produttori – ha aperto una discussione (secondo fonti qualificate de La Stampa) proprio con l’altro gigante russo. Il 2 settembre il ministro dell'Energia russo Aleksandr Novak ha dichiarato a Interfax che il governo aveva ricevuto una richiesta da Rosneft. Una decisione non è stata ancora presa, ma tutto va in quella direzione. Il rubinetto del riscaldamento dell’Europa nelle mani di Putin, Alexej Miller (ceo di Gazprom) e Igor Sechin.

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