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    LA STORIA AL SERVIZIO DEI FOLLI – IL DELIRANTE MANIFESTO DI BRENTON TARRANT, IL TERRORISTA BIANCO DELLA STRAGE IN NUOVA ZELANDA: “THE GREAT REPLACEMEN” SONO 74 PAGINE DI  BATTAGLIA SOLITARIA CONTRO “L’INVASIONE” IN CUI EMERGE LA CONFUSIONE IDEOLOGICA DELL'ATTENTATORE CHE STILA UN IMPROBABILE PANTHEON A CUI SI È ISPIRATO PER IL SUO FOLLE GESTO: PAZZI CRIMINALI COME ALEXANDRE BISSONNETTE VENGONO ACCOSTATI A MARCANTONIO COLONNA E…


     
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    Francesco Giubilei per "Il Messaggero"

     

    il manifesto di brenton tarrant il manifesto di brenton tarrant

    IL FOCUS Luca Traini accostato a Marcantonio Bragadin, comandante veneziano della fortezza di Famagosta a Cipro assediata nel 1570 dai turchi e ucciso il 17 agosto 1571 dopo essersi rifiutato di convertirsi all' islam, Anders Breivik, autore della strage di Utoya in Norvergia nel 2011, paragonato a Sebastiano Venier, il doge veneziano protagonista della battaglia di Lepanto in cui la Lega Santa sconfisse i turchi; sono alcuni dei riferimenti citati da Brenton Tarrant nel suo manifesto The Great Replacement (il titolo è ripreso dalle teorie dello scrittore francese Renaud Camus) con cui ha rivendicato l' attacco compiuto nelle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda.

     

    Un testo di settantaquattro pagine strutturato con domande e risposte da cui emerge tutta la confusione ideologica dell' attentatore che stila un improbabile pantheon a cui si è ispirato per il suo folle gesto.

     

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    L'attualità si mescola con la storia con il risultato grottesco ed inquietante di mettere sullo stesso piano folli criminali come Alexandre Bissonnette, responsabile dell' attacco a una moschea di Quebec City in Canada che nel 2017 causò la morte di sei persone, con personalità come Marcantonio Colonna, comandante nel XVI secolo della flotta della Lega Santa costituita per bloccare l' espansionismo dei Turchi nel Mediterraneo.

     

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    Tarrant è suggestionato dall' idea della «guerra santa», della «battaglia contro gli infedeli» e il suo manifesto è un continuo richiamo ad azioni belliche tra cui la battaglia del passo di Shipka in Bulgaria nel 1877 tra l' impero russo e quello ottomano e la battaglia di Vienna in cui nel 1683 le forze cristiane sconfissero gli ottomani durante l' assedio alla capitale austriaca.

     

    DA POITIERS A FUNDINA Le figure dei grandi condottieri cristiani affascinano il ventottenne australiano come Carlo Martello che nella Battaglia di Poitiers nel 732 sconfisse Abd al-Rahaman sancendo la fine dell' espansione musulmana verso l' Europa o Novak Vujosevic che ebbe un ruolo determinante nella battaglia di Fundina nel 1876 in Montenegro in cui, ancora una volta, si fronteggiavano cristiani e ottomani.

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    Dietro l' attentato c' è una forte simbologia e una visione faziosa della storia, per giustificare il proprio gesto Tarrant utilizza alcune parole chiave scritte in inchiostro bianco sui caricatori delle armi tra cui il riferimento alla prima Crociata e alla figura del condottiero Gastone IV di Béarn insieme alla città inglese di Rotherham in cui negli anni 80 avvennero oltre mille casi di abusi sessuali sui minori compiuti da persone di origine pachistana.

     

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    Il mondo cristiano si mescola al suprematismo bianco (antitetico ai principi della religione cristiana), Tarrant si definisce «white man», uomo bianco, parla di un «white genocide» scrivendolo in maiuscolo per catturare l' attenzione degli ipotetici lettori di un testo che sarebbe stato bollato come la farneticazione di un folle intriso di teorie xenofobe se non fosse alla base di un drammatico disegno che è costato la vita a quarantanove persone.

     

    Nel suo manifesto tira in ballo anche Donald Trump definendolo il «simbolo della rinnovata identità bianca» e dice di essere stato influenzato da Candace Owens, attivista afroamericana filo Trump.

     

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    L'EUROPA L' attentatore guarda all' Europa come un riferimento per le sue idee e afferma di aver compiuto la strage per vendicarsi delle «centinaia di migliaia di morti causati da invasori stranieri nelle terre europee nel corso della storia» e «delle migliaia di vite europee perse per attacchi terroristici» eppure sceglie di compiere il suo attacco in Nuova Zelanda con la volontà di dimostrare che anche le nazioni nelle zone più remote del mondo non sono estranee all'«immigrazione di massa».

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