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Estratto dell'articolo di Serena Tibaldi per “la Repubblica”
In questo momento su Tiktok, nei reel di Instagram o attraverso i video caricati su Youtube, centinaia di ragazze e ragazzi della GenZ, molti nemmeno maggiorenni, sono impegnati in una #SheinHaul. L'hashtag identifica i filmati in cui viene esibito il bottino degli acquisti fatti sull'e-store di abbigliamento cinese Shein, in una gara a chi compra di più, a chi prova di più, a chi ha le braccia più cariche di capi. E pazienza se qualcosa non piace, lo si può rimandare indietro gratuitamente. Anzi, spiegano eccitati molti di loro, di solito Shein rimborsa l'acquisto senza chiedere la restituzione, perché gli costa meno del trasporto […].
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Quella del colosso cinese non è fast fashion, ma ultra-fast fashion: il termine è stato coniato appositamente per spiegare tempistiche e tecniche con cui il suo fondatore, il misterioso Chris Xu - un esperto di big data e seo - dal 2013 a oggi ha trasformato un brand di abiti da sposa in una macchina gigantesca, tarandola sul mercato occidentale. Shein non ha ufficio stile, ma un software che scandaglia social media e ricerche online per stabilire di giorno in giorno cosa far produrre dalla gigantesca rete di piccoli e piccolissimi laboratori, molto veloci e totalmente indifferenti alle regole di sicurezza sul lavoro.
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Sono sparsi per Guangzhou, la metropoli dove sorge il quartier generale del marchio. Le quantità prodotte di ogni capo sono sempre ridotte: se le vendite vanno bene se ne producono altre partite. Il ricambio della merce in vendita è vertiginoso, sette mila nuovi prodotti ogni giorno, per un'offerta che va dalla modest fashion ai pezzi più sexy (sui social media si fa molta ironia sugli indumenti più azzardati), passando per le taglie curvy e arrivando alle collaborazioni con Hello Kitty o alle mise da fate dei boschi.
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E poi c'è la questione dei prezzi, bassissimi perfino per gli standard del low cost. Anche tagliando sulla qualità dei materiali e riducendo all'osso le spese di produzione, non si capisce come siano possibili margini di guadagno: la risposta degli esperti è che una simile scelta ha senso solo se si parla di volumi di vendita davvero enormi. Che è esattamente quello che succede: nel 2018 Shein era il quarantasettesimo marchio più venduto negli Usa, due anni dopo la sua app è stata la più scaricata, superando anche Amazon, e ora siamo a 100 miliardi di valutazione. […]
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