DAGONOTA
MACRON MERKEL
I sondaggi sul referendum tedesco fanno tremare la Merkel e gongolare il toy boy di Brigitte. Come in un sistema di vasi comunicanti, a fronte di un progressivo e graduale indebolimento di Angela Merkel, Macron alza la cresta e punta (senza farne mistero) alla leadership europea.
donald trump emmanuel macron
Il punto di caduta, però, è uno solo: oltre al chiaro interesse per i fatti economici (e di potere), il Capo dell’Eliseo è un enigma per il pianeta diplomatico. Il timore delle cancellerie è che possa rivelarsi un “Trump in millesimi”. E se dall’altra parte dell’Atlantico, quello vuol fare Grande l’America, da questa parte Macron vuole rilanciare la "grandeur" della Francia. A spese degli altri europei.
tajani merkel
I sondaggi sul referendum fra gli iscritti all’Spd sono funerei per le larghe intese in Germania: i voti verranno raccolti entro il 2 marzo e scrutinati il 3; a 24 ore dalle elezioni in Italia. I “si” sarebbero appena il 51%. E la Merkel è consapevole della fase di offuscamento della propria immagine a livello continentale, al punto di aver fatto sapere a Berlusconi che se davvero i centrodestra dovesse vincere le elezioni, e realmente vorrebbe portare Antonio Tajani a Palazzo Chigi, lei non sarebbe in grado di far eleggere un altro italiano alla presidenza dell’Europarlamento: non riuscirebbe ad imporlo.
macron villeroy de galhau
Angelona sa bene che la sua debolezza interna è sotto gli occhi di tutti. E già vede Macron come un avvoltoio pronto a volare sul suo cadavere, politico s’intende. Magari a partire proprio dalla scelta del prossimo presidente della Bce. Il candidato francese è il presidente della banca centrake di Parigi, quel Villeroy de Galhau con solide amicizie in Italia sia economiche sia politiche.
fabio gallia
Quelle economiche scoccate quando Bnp Paribas si pappò Bnl: al punto da aver messo il suo figlioccio Fabio Gallia come ad di Cassa depositi e prestiti (ma ora sloggia); quelle politiche, conseguenti e favorite da Franco Bassanini. E Villeroy potrebbe spuntarla sul “falco” della Bundesbank, Weidmann, magari proprio con il sostegno italiano…
Digressioni nazionali a parte, l’offensiva di Macron non si limita alle istituzioni europee. Ha in mente di gettare scompiglio anche nel Regno Unito. A Parigi raccontano che avrebbe in mente di esportare dall’altra parte della Manica il suo movimento “En Marche”. Avrebbe anche fatto anche un accordo preventivo con George Soros, pronto a finanziare l’iniziativa politica. L’obiettivo è di mettere insieme i conservatori europeisti contrari alla Brexit ed i riformisti Labour. Con un unico obiettivo: mettere i bastoni al processo di uscita di Londra dall’Unione europea.
macron soros
E qualche segnale s’è già visto, a giudicare dalle voci su un tentativo della Cozza di Ferro di rendere indefinito l’orizzonte temporale della Brexit. Theresa May, però, rischia di lasciare Downing Street in tempi brevi. E’ per evitare quest’ipotesi che per tre giorni chiude mezzo governo nel suo cottage di campagna. L’intenzione è trovare un elemento di sintesi fra il Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond (contrario alla Brexit) e Boris Johnson, leader dei “fuori dall’Unione”. Se non ci riesce, uno dei due sarà costretto alle dimissioni. Ed a quel punto, la sua permanenza a Downing Street vacilla.
theresa may e macron 5
Tony Blair, intuendo l’atmosfera, ha sondato gli amici più cari per verificare se il Regno Unito ha ancora bisogno di lui. Peter Mandelson lo ha sconsigliato vivamente: l’immagine dell’ex primo ministro ormai è sfregiata a livello globale. Se rimettesse il naso nella politica inglese andrebbe dritto contro un flop. L’Europa ha bisogno di un “piacione” (magari affarista) alla volta. E quel ruolo è ormai occupato da Macron.
theresa may e macron theresa may theresa may e macron 6
boris johnson 9 tony e wendi a cena philip hammond