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    “LE BANCHE ITALIANE SONO UN PROBLEMA PER L’UE” - L’ECONOMISTA REINHART: “RISCHIANO DI CONDIZIONARE L’INTERA AREA EURO. SERVE L’INTERVENTO DEL FONDO SALVA STATI. IN QUESTE CONDIZIONI L’ITALIA NON PUO’ USCIRE DALLA CRISI: DEVE RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO. MA TUTTO QUESTO HA UN COSTO, ANZITUTTO FISCALE...”


     
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    Carmen Reinhart Carmen Reinhart

    Alessandro Barbera per “la Stampa”

     

    Carmen Reinhart attende l'intervista in un angolo della sala affollata di vip del World Economic Forum. Con Janet Yellen è l' economista donna più nota al mondo, eppure nel via vai di consiglieri, accompagnatori e addetti stampa si confonde fra tanti. Veste una giacca bianca leopardata, simile a quelle di Theresa May, ma a differenza della premier inglese è convinta che «nel lungo periodo» la Brexit farà danni. Sulle prospettive dell' Italia e dell' Europa è ancor più pessimista: «Quello delle banche italiane ormai è il problema numero uno dell' Italia, e rischia di condizionare l' intera area euro».

     

    La Commissione europea chiede all'Italia una correzione da 3,4 miliardi mentre il governo si appresta a spenderne venti per salvare alcune banche. Cosa ne pensa?

    «Ormai da un po' di tempo mi sono convinta che l'Italia dovrebbe prendere in considerazione una ristrutturazione del suo debito, a partire da quello privato. La storia delle crisi bancarie ci insegna che in queste condizioni l'Italia non può uscire dalle secche della bassa crescita».

    il palazzo della commissione europea a bruxelles il palazzo della commissione europea a bruxelles

     

    Che intende dire? Rischiamo un nuovo 2011?

    «Finché i bilanci delle banche italiane non saranno stati effettivamente ripuliti, finché non saranno in grado di tornare a sostenere in maniera aggressiva l' economia, il Pil non riprenderà a salire abbastanza e ogni altro tentativo sarà vano».

     

    Cosa la rende così pessimista?

    «Le ristrutturazioni bancarie degli ultimi vent'anni hanno funzionato perché hanno effettivamente rimesso in piedi il sistema. Non penso solo a quanto fatto negli Stati Uniti nel 2009, ma quel che è accaduto in anni precedenti in Svezia o Norvegia. In Italia questo non è mai avvenuto».

    CARMEN REINHART CARMEN REINHART

     

    L'Italia avrebbe potuto fare ciò che lei propose nel 2012, quando l' Europa intervenne a sostegno della Spagna, ma il governo di allora decise di non accettare quell'aiuto per ragioni politiche. Fu un errore?

    «I problemi risalgono al 2009. Avreste dovuto intervenire prima, siete in grave ritardo. La Banca centrale europea finora vi ha dato una mano, il piano di acquisti di titoli pubblici ha dato una spinta all'economia europea, ma non è stato sufficiente. Lo dimostra la storia del Giappone: la politica monetaria da sola non basta».

    banca centrale europea banca centrale europea

     

    La tesi di molti è che si tratti di una soluzione impraticabile in Italia.

    «Conosco le difficoltà politiche. So che non sono ricette buone per creditori ed elettori. So per esempio che non si potrà fare nulla fino alle elezioni tedesche dell'autunno. Ma ci sono molti modi per ristrutturare un debito. Casi di successo, come in Irlanda, altri andati meno bene, come in Portogallo. Le soluzioni tecniche ci sono».

     

    Ripulire i bilanci delle banche significa aumentare il debito pubblico, che in Italia è già alto.

    Padoan Padoan

    «Lo capisco: tutto questo ha un costo, anzitutto fiscale. Ma ormai sono convinta sia l'unico modo per ristabilire la fiducia degli investitori ed evitare l'uscita di capitali che emerge dai numeri. Meglio avere un debito ufficiale più alto che pagare sui mercati le conseguenze di quello implicito legato alle sofferenze bancarie».

     

    Per fare questa operazione l'unica opzione praticabile è chiedere l'intervento del Fondo salva-Stati, l'Esm.

    «Precisamente».

     

    theresa may theresa may

    E se invece di fare tutto questo il governo insistesse in una strategia aggressiva di riduzione della spesa? Non esiste una soluzione che eviti un aumento dei costi per il contribuente?

    «Ipotizziamo che l'Italia riduca il suo deficit medio annuale all'uno per cento. Cosa cambierebbe? Nulla».

     

    E come la mettiamo con le regole europee?

    «Capisco. L'Europa potrebbe far finta di niente ancora per qualche anno, ma a quale prezzo?».

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