VIDEO: LA REPLICA DI GIANNINI ALL’AMBASCIATORE RUSSO RAZOV
Massimo Giannini per www.lastampa.it
MASSIMO GIANNINI
Solo nel mondo alla rovescia di Vladimir Putin può accadere che un suo ambasciatore denunci per istigazione a delinquere un giornale italiano, responsabile solo di raccontare la guerra che Santa Madre Russia sta conducendo in Ucraina.
Una guerra sporca, che il Cremlino chiama “operazione militare speciale”, e che invece sta mietendo migliaia di vittime, sta distruggendo città, sta bombardando ospedali, scuole, teatri, palazzi. Com’era accaduto a Grozny e ad Aleppo. Sergey Razov accusa pubblicamente La Stampa, in una pseudo conferenza stampa improvvisa davanti alla Procura di Roma. Di cosa siamo colpevoli? Ricostruiamo i fatti.
sergey razov a piazzale clodio 3
Nei giorni scorsi siamo stati attaccati perché abbiamo pubblicato in prima pagina una foto che ritraeva una strage nel Donbass. Titolo: “La carneficina”. Senza ulteriori specifiche, né sul luogo esatto della strage né sui responsabili della medesima (ne avevamo scritto in una pagina intera il giorno prima, raccontando che russi e ucraini si rinfacciavano l’eccidio).
adolf hitler vladimir putin josip stalin - murales
Quell’immagine-simbolo aveva un solo scopo: descrivere gli orrori della guerra. Chiunque li avesse perpetrati. Già in quell’occasione l'ambasciata russa, col supporto della solita ondata di fango digitale cavalcata dai putinisti da tastiera, ci aveva accusato di disinformazione. In modo del tutto falso e strumentale.
Martedì scorso abbiamo invece pubblicato uno splendido articolo del nostro grande inviato di guerra, Domenico Quirico, che ha smontato un’idea molto diffusa nelle cancellerie occidentali: ormai l’unico modo per fermare la guerra sarebbe uccidere Putin. Quirico articolava la “teoria”, inquadrandola nei precedenti storici.
MASSIMO GIANNINI
La conclusione dell’articolo era chiarissima: chi segue questa corrente di pensiero si sbaglia e si illude. L’assassinio del Tiranno, oltre a essere immorale, sarebbe ancora più pericoloso. Potrebbe innescare processi incontrollabili in Russia. E addirittura peggiorare ulteriormente le cose.
soldati ucraini
Bastava leggere l’articolo, per rendersi conto che la tesi di Quirico è che questo apparente “rimedio” sarebbe peggiore del male. Ma l’ambasciatore Razov, con tutta evidenza, finge di non averlo letto. E per questo denuncia La Stampa per apologia di reato e istigazione a delinquere. Come se noi esortassimo non si sa bene chi ad assassinare il presidente della Federazione Russa. Cioè l’esatto contrario di quello che abbiamo scritto.
l anna politkovskaia libert medium
A questa clamorosa manipolazione della realtà, che rivela una visione del mondo e un’insidia che ci riguarda tutti, rispondiamo in modo fermo e sereno. Non accettiamo critiche di “disinformazione” da un Paese che fa strage della verità e della civiltà. Non prendiamo lezioni da un Paese nel quale viene assassinata una giornalista scomoda come Anna Politkovskaja, vengono chiusi giornali e radio sgraditi al Cremlino, vengono silenziati social network.
sergey razov a piazzale clodio 1
Nel quale vengono arrestati e condannati senza alcun motivo plausibile ex oligarchi come Khodorkovsky e dissidenti politici come Navalny. Nel quale vengono fatti avvelenare all’estero ex agenti dei servizi segreti come Livtinenko e Skrypall. Nel quale si viene arrestati e imprigionati solo per aver pronunciato la parola guerra, e viene repressa in modo violento qualunque forma di resistenza al regime.
Questa è la Russia di Putin, oggi. E a questa Russia, attraverso il suo ambasciatore, vogliamo dire che le sue querele non ci spaventano. Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà. Dai nostri lettori, ma anche da buona parte della classe politica.
vladimir putin volodymyr zelensky
Ne siamo felici, e ringraziamo tutti, da Enrico Letta a Giuseppe Conte, da Luigi Di Maio alle ministre Carfagna e Gelmini. Ma in particolare siamo grati al presidente del Consiglio Mario Draghi, che in conferenza a Bruxelles non ha solo espresso tutta la sua “sentita solidarietà” verso La Stampa e i suoi giornalisti.
anna politkovskaia giornalista e nata a new york nel ed e stata assassi
Ma ha anche dato una lezione di democrazia a Razov, spiegando che «lui è l’ambasciatore di un Paese in cui non c’è libertà di stampa, mentre in Italia c’è ed è garantita dalla Costituzione». «Da noi si sta meglio», ha concluso il premier. Ed ha perfettamente ragione. Per questo, oggi, siamo sereni su quello che facciamo, su quello che pensiamo e su quello che scriviamo, perché siamo un giornale libero in un Paese libero.
Anna Politkovskaja, nel suo ultimo saggio appena ripubblicato da Adelphi, scriveva questo di Putin: «Diventato presidente, figlio del più nefasto tra i servizi segreti del Paese, non ha saputo estirpare il tenente colonnello del Kgb che vive in lui e pertanto insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della libertà... Non vogliamo più essere schiavi, vogliamo essere liberi, lo pretendiamo perché amiamo la libertà tanto quanto voi…».
guerra ucraina
Anna pagò con la vita il suo coraggio. Noi, come lei, continuiamo ad amare la libertà. E continueremo a difenderla, nonostante tutte le minacce e tutte le intimidazioni. Perché, per quanto imperfetta, vogliamo tenerci ben stretta la nostra democrazia. E sappiamo di stare dalla parte giusta della Storia.
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carro armato russo abbandonato difesa di odessa kharkiv 25 marzo 2022 carro armato russo distrutto. palazzi distrutti a kharkiv veicolo russo abbandonato vignette anna politkovskaia