Federico Geremicca per "la Stampa"
sergio mattarella con mario draghi e ugo zampetti sulla lancia flaminia
La dinamica e gli effetti ricordano in maniera impressionante quelli di uno tsunami: prima l'eruzione (o la scossa), che in questo caso possiamo datare con certezza al tardo pomeriggio di sabato 29 gennaio; poi, a intervalli irregolari e talvolta imprevedibili, le onde di marea che - a giorni di distanza dall'evento - continuano a travolgere uomini, partiti e coalizioni che incontrano sul loro luttuoso percorso.
sergio mattarella e mario draghi
E così, una settimana dopo l'esplosione, la cittadella politica è trasformata in rovine e macerie rese fumanti dai risentimenti e dalla rabbia. E a scatenare tanta distruzione è ancora lui, paradossalmente: Sergio Mattarella.
matteo salvini giorgia meloni meme by carli
L'eruzione che fu determinata dalla sua prima elezione (febbraio 2015), causò un danno di cui si ha ancora memoria: la rottura del cosiddetto Patto del Nazareno, cioè dell'imprevedibile asse di ferro tra Renzi e Berlusconi. Eppure, niente a che vedere con il violento terremoto che sta determinando la rielezione...
giorgia meloni non e' l'arena
Infatti, se un attimo dopo la conferma al Quirinale di Sergio Mattarella il centrodestra «si è sciolto come neve al sole» (Salvini) e se la Federazione cui ora pensa sarebbe «una Federazione Titanic» (Meloni), non è che sull'altra sponda i danni siano poi così minori.
Una delle due gambe portanti del "campo largo" che sogna Letta, ora è spezzata in due: e non è detto che sia finita qui. In ogni caso, con il Movimento Cinquestelle scompaginato e sull'orlo di una scissione, pensare ad una coalizione sembra impresa davvero ardua.
giuseppe conte e luigi di maio con la card per il reddito di cittadinanza 1
Il lascito politico della grande battaglia consumata ai piedi del colle del Quirinale è dunque sotto gli occhi di tutti: le coalizioni di centrodestra e centrosinistra di fatto non esistono più; e anche il Movimento, tra qualche settimana, potrebbe esser diventato qualcosa di più piccolo e assai diverso da prima.
Leader e partiti in ordine sparso, insomma. E piccole grandi manovre, come il tentativo di resuscitare una qualche alleanza di centro.
enrico letta giuseppe conte matteo salvini matteo renzi meme by carlo
Con una evidente tentazione: ritagliarsi un abito nuovo e più conforme alla situazione. E cioè una legge elettorale che li liberi dalla necessità di stare assieme a ogni costo.
Tornare ad un sistema di impronta proporzionale, non sembra un grande affare: significherebbe, infatti, occuparsi dei sintomi piuttosto che delle cause della "malattia".
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
Ma ciò nonostante, si può scommettere che nei prossimi mesi la discussione sarà proprio proporzionale sì-proporzionale no.
Certo, non è il maggiore dei problemi causato da uno tsunami che non sembra, per altro, aver esaurito la propria violenza: ma sottovalutare le tensioni che potrebbe determinare, sarebbe un errore. Il rischio più grande, naturalmente (e se ne è già avuta un'anteprima in consiglio dei ministri) è che la prossima onda di marea possa investire proprio Palazzo Chigi ed il governo.
mattarella meme le bimbe di sergio mattarella 4
La Lega ha già cominciato a inanellare distinguo, e presto toccherà ai Cinquestelle. Pensare di andare avanti cosi per un anno e più, non è immaginabile.
A meno che i partiti non decidano (e riescano) a concordare una nuova agenda delle cose da fare. Dovrebbe trattarsi, naturalmente, di una agenda che non si sovrapponga a quella di governo, creando confusione e nuove possibili tensioni.
Non tutto, per altro, può esser ricondotto all'azione e alla responsabilità dell'esecutivo: soprattutto nel momento in cui si sollecita giustamente (lo ha fatto anche Mattarella) un ruolo più centrale del Parlamento.
La riforma del funzionamento delle Camere, l'ipotesi di una nuova legge elettorale e perfino una riflessione sulle modalità di elezione del capo dello Stato, sono temi centrali e materia prettamente parlamentare.
luigi di maio mario draghi
Continuare a non occuparsene - dopo quanto si è visto in queste settimane - sarebbe incomprensibile, oltre che assai rischioso.
Quando si insediò il governo guidato da Mario Draghi (il 13 febbraio 2021, praticamente un anno fa) molti osservatori ipotizzarono che i partiti potessero cogliere l'occasione per riformare se stessi, ricucire i rapporti con un elettorato sempre meno partecipe e lavorare alle riforme indispensabili per rilanciare il Paese e lo stesso sistema politico.
sergio mattarella giuliano amato
È trascorso un anno e nulla di quel che si sperava è accaduto. Anzi. Oggi si profila un altro anno di possibile lavoro proprio sulle stesse questioni (aggravate dal tempo sprecato).
È l'auspicio, in fondo, espresso dal nuovo-vecchio Presidente nel suo discorso alle Camere. Tocca ai partiti decidere se provarci o se continuare a litigare: sport antico, ma - come dimostra la crescente astensione dalle urne - sempre meno apprezzato dagli italiani...
giuliano amato mario draghi sergio mattarella MATTEO SALVINI MEME mattarella draghi enrico letta e giuseppe conte 1 sergio mattarella sulla lancia flaminia con mario draghi e ugo zampetti